Berlusconi ricatta Marrazzo

L’analisi. Da Berlusconi a Signorini, tutti i burattinai del caso Marrazzo
Combinato anche un incontro tra l’editore di “Libero” e la titolare dell’agenzia Masi

La macchina del fango partita da Milano

come un manuale di killeraggio politico

di GIUSEPPE D’AVANZO (Repubblica)

MAFIOLO  HA  FATTO  LA  FRITTATA

assassino

Mente dunque Signorini quando, con voce rotta di falso sdegno, protesta (è storia di qualche giorno fa) che “lui e soltanto lui ha deciso di non pubblicare le immagini di Marrazzo”. Sua è la guida della “macchina”. Chi ne decide direzione, percorso e velocità non è Signorini. E’, come

appare chiaro nel secondo atto di questa vicenda, Silvio Berlusconi, il mattatore. Sa del video, lo vede, lo valuta. Misura le convenienze per due settimane (5/19 ottobre). E’ più utile pubblicarlo subito o conservarlo per tempi politicamente più opportuni? Il 19 ottobre, l’imprevisto. Lo informano che i carabinieri sono a caccia di un “video del presidente”. Berlusconi comprende che non può starsene con quelle immagini sul tavolo: il “presidente” non è lui, ma quel disgraziato di Marrazzo. Lo chiama, gli dice che deve comprarselo in fretta, il video. Signorini lo aiuterà, ma – se è vero quel che riferisce lo staff del governatore a Esterino Montino (oggi governatore vicario) – aggiunge: “Rivolgiti a Giampaolo Angelucci, ti libererà dai guai”. Il capo del governo non rinuncia agli utili. Con quella mossa, sa di poter avere in futuro la piena disponibilità del destino di Marrazzo. Per intanto, consegna il governatore, commissario straordinario alla sanità, al maggiore imprenditore regionale della sanità privata. Sempre ci sono anche gli affari, propri e degli amici, nelle manovre del capo del governo. Non è il solo contatto del premier con Marrazzo. Il 21 ottobre, il Cavaliere comunica al governatore che è tutto finito, i carabinieri sono ormai in azione, hanno arrestato i furfanti e stanno perquisendo la redazione di Chi. Esterino Montino, che è lì accanto a lui, vede Marrazzo sbiancare come per un malore. Bisogna ora dire quel che vediamo. Furfanti delle burocrazie della sicurezza incastrano un politico. Le immagini, estorte con la violenza in un appartamento privato, vengono consegnate a un alto funzionario (Signorini) di un sistema editoriale (Mondadori, Mediaset e indirettamente Tosinvest di Angelucci) governato direttamente da un proprietario che è anche presidente del consiglio. E’ una macchina organizzata per seppellire nel fango chiunque osi dissentire.

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L’affaire Marrazzo svela, come meglio non si potrebbe, le pratiche e le tecniche di un potere che, per volontà e per metodo, abusa di se stesso mostrandosi come pura violenza. Nessuno può meravigliarsene. Berlusconi, come gli autentici bugiardi, lascia sempre capire che cosa ha in mente perché – sempre – dice quel che fa e fa quel che dice. Scombussolato dalla “crisi di primavera” quando salta fuori la “commistione tra boudoir e selezione della classe dirigente politica”, arruffato da una minorenne che confessa come e quando “Papi” gli ha promesso o la ribalta dello spettacolo televisivo o un seggio in Parlamento come custode della volontà di quel popolo sovrano evocato in ogni occasione, Berlusconi in luglio riordina le idee e lancia la “campagna di autunno”. Cambia squadra. Vittorio Feltri al Giornale. Belpietro a Libero. Signorini su tutti. Gli avversari, veri o presunti, sono colpiti come birilli. Accade al giudice Mesiano, spiato e calunniato dalle telecamere di Canale5. Accade al direttore dell’Avvenire, Dino Boffo, colpevole di aver dato voce all’imbarazzo delle parrocchie per la vita disonorevole del premier. Accade al presidente della Camera, Gianfranco Fini, minacciato di “uno scandalo a luci rosse” perché responsabile di un civile dissenso politico. Accade a Veronica Lario, moglie ribelle dipinta come un’adultera. È accaduto ora a Marrazzo, ma quanti ora temono che possa accadere anche a loro? Altro che le puzzette al naso di chi ancora ci annoia con lo sproloquio sul gossip. Non parliamo di letto, di pubblico/privato e ormai nemmeno più di trasparenza e fragilità della responsabilità pubblica. Discutiamo di libertà.
http://www.repubblica.it/2009/10/sezioni/cronaca/marrazzo-caso-2/davanzo-31ott/davanzo-31ott.html

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