Buffoni!

L’allarme dell’intelligence legato all’arresto del libico Game

La decisione finale sul “trasloco” presa dal sottosegretario Gianni Letta
E gli 007 chiedono al premier
di dormire a Palazzo Chigi

di FRANCESCO BEI

Palazzo Chigi

berl1

ROMA – La decisione alla fine l’ha presa Gianni Letta, il sottosegretario che ogni mattina riceve sul suo tavolo le informative dell’intelligence. “Presidente – gli ha detto Letta tre giorni fa, senza aspettare una replica – sarebbe opportuno se, per qualche giorno, ti trasferissi a

palazzo Chigi. È per la tua sicurezza”. Così anche ieri, per il secondo giorno consecutivo, Silvio Berlusconi si è rassegnato a dormire a Palazzo Chigi, in quel palazzo dove finora ha sempre trascorso il tempo minimo necessario per gli incontri istituzionali o le riunioni del Consiglio dei ministri.

Stavolta l’allarme, legato all’arresto dell’attentatore libico Mohamed Game, è sembrato credibile, tanto da consigliare il trasferimento del premier in un luogo non solo più facile da proteggere rispetto a palazzo Grazioli, ma soprattutto che evitasse il tragitto in auto da via del Plebiscito (dove dorme e lavora il Cavaliere) a piazza Colonna, sede del governo. E tuttavia anche la residenza-ufficio del premier a palazzo Grazioli – mille metri quadrati in affitto dal 1995, quando traslocò dal “pied-a-terre” di via dell’Anima – di recente è stata oggetto di una stretta sul piano della sicurezza. Su piazza Grazioli, da qualche settimana, sono infatti state allontanate definitivamente le automobili e l’intero perimetro del parcheggio è ora “blindato” con pesanti fioriere di cemento, decorate con poco ospitali acacie spinose che rendono impossibile persino sedersi. E a ogni angolo è stato piazzato un presidio dei carabinieri.

Il trasloco del Cavaliere a palazzo Chigi segna comunque una piccola rivoluzione nei costumi della “corte”. Basti pensare che l’ultima volta che Berlusconi decise di dormire nell’appartamento presidenziale, al terzo piano del palazzo del governo, risale a sei anni fa, nel 2003, quando i medici lo inchiodarono a letto per un’influenza. Il presidente del Consiglio non ha mai amato trascorrere troppo tempo in quel palazzo, nonostante abbia fatto spendere diversi milioni di euro per ristrutturarne l’appartamento.

La prima volta lo fece rimettere a nuovo nel 1994 (ma se lo godette Lamberto Dini dopo il “ribaltone” di Bossi), quando Vittorio Feltri definì la qualità di quegli arredi ammuffiti dagli anni degna di “una pensione a tre stelle”. L’arredatore di fiducia, Giorgio Pes, descrisse le stanze del presidente come una stamberga: “Mobili di cattiva qualità, ottoni da fiera paesana, stupendi affreschi abbinati a parquet a spina di pesce, lampade di plexiglas. E poi lo smog, la moquette color topo, il sudiciume”.

In alternativa Pes portò pavimenti in marmo, una scrivania dell’800 “da due metri e 40”, specchiere e, su richiesta del committente, “un letto antico, grande”. E di nuovo nel 2001, dopo che vi aveva abitato Romano Prodi, il Cavaliere richiamò l’arredatore di fiducia con il compito di rifargli l’appartamento. Ma quando Prodi ci si trasferì nuovamente nel 2006, la moglie Flavia se ne lamentò (“sembra di dormire in una Prefettura”), rimpiangendo la casa di Bruxelles “arredata con i mobili Ikea”.

A dire il vero è da un po’ di tempo – sicurezza a parte – che il Cavaliere ha perso il gusto di abitare e ricevere a palazzo Grazioli. Così come si sarebbe disamorato del buen retiro sardo a punta Lada. In privato, dopo la vicenda delle escort, delle fotografie scattate nel suo bagno dalle ragazze, delle registrazioni di Patrizia D’Addario, delle incursioni dei paparazzi, ha confessato di sentire le sue residenze “violate”. Meditando di trasferirsi o, nel caso della Certosa, di vendere a qualche miliardario russo o arabo.

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