E il Pdl continua a rubare…

Vi lavorano undici persone. E la guida un consiglio di 34 tra consiglieri e assessori

La Comunità montana senza montagna:

c’è ancora, ha soltanto cambiato il nome

L’ente si trova nella Murgia, in Puglia, a 39 metri sul livello del mare. Doveva essere cancellato, è sempre attivo

SE  MAGNA!!!

Salami-slices

MILANO – La comunità montana più pianeggiante d’Italia è tornata. «Scompare, scompare», assicurava il presidente Arcangelo Rizzi incalzato da Bruno Vespa a Porta a Porta. E invece no. È riapparsa. La «Casta» di Rizzo e Stella partiva proprio da

lì. Da Palagiano, provincia di Taranto, 39 metri sul livello del mare. Un comune che di montuoso non ha nulla ma che faceva e fa parte della Comunità montana Murgia Tarantina. Era diventato il simbolo di tutti gli sprechi della politica.

LA SENTENZA – La Finanziaria del 2008 del governo Prodi ne aveva decretato la fine, insieme ad altri enti inutili. Ora ritorna, grazie ad una sentenza della Corte costituzionale che a fine luglio ha accolto un ricorso del Veneto e della Toscana. Sulla carta la comunità viene sciolta l’8 gennaio 2009. Arriva anche il commissario liquidatore. Sembra proprio la fine dello spreco. Ma i nove comuni non si perdono d’animo. Progettano subito l’Unione dei Comuni della Murgia Tarantina. In pratica lo stesso ente con un altro nome. Anche il presidente è lo stesso: Arcangelo Rizzi, assessore del comune di Laterza ed esponente del locale Pdl. Ma il 24 luglio accade qualcosa di inaspettato. Viene depositata la sentenza della Consulta. Gli effetti, oltre che su Toscana e Veneto, ricadono anche sulla Puglia: la legge regionale che scioglieva gli enti viene dichiarata incostituzionale.

«MAI STATI CHIUSI» - Ma a sentire gli uffici di Mottola, sede dei “montanari” della Murgia tarantina, si ha una piccola sorpresa. «La comunità non è mai stata chiusa. Sono solo invenzioni, sono state scritte un’enorme quantità di falsità», dicono gli impiegati della struttura. Dal 2008 ad oggi tutti i dipendenti sono rimasti al loro posto. Una finanziaria ha soppresso l’istituzione per cui lavorano, è arrivato un commissario, ma loro da lì non si sono mai mossi. I tre amministrativi e gli otto lavoratori socialmente utili hanno continuato a svolgere le loro mansioni. Dal lunedì al venerdi, dalle 8 alle 14. E così anche i 27 consiglieri, i 6 assessori e il presidente non hanno smesso di ricevere il loro stipendio. «Se l’ente continua ad esistere, perché non avremmo dovuto?», chiede Rizzi. Anche se un consigliere d’opposizione racconta che in due anni si saranno riuniti sì e no due o tre volte. «Siamo in piena attività», ribatte il presidente. Ma di preciso in che cosa consiste l’attività della comunità? «E’ troppo complesso da spiegare» secondo Rizzi. Dalla segreteria invitano a visitare il sito per avere informazioni più dettagliate. Peccato che l’account sia stato sospeso.

FINANZIAMENTI BLOCCATI – Nel bilancio però non ci sono solo uscite. A giugno è stata venduta un auto di proprietà della comunità. Base d’asta 2500 euro. «Alla fine ci abbiamo fatto 1.200 euro, era una vecchia Lancia», dice il ragioniere dell’ufficio tecnico. «La comunità così com’è non è una cosa bella», lo riconosce anche il presidente. «Io non ho mai condiviso l’impianto che le è stato dato», continua Rizzi. La colpa pero è tutta della Regione. Il suo intervento legislativo è stato «un papocchio». Se la pensa così perché non si è dimesso? «Sarebbe stato troppo comodo», dice. E intanto rimane lì, al suo posto, in attesa di una «legge di riordino». Dal Ministero dello Sviluppo economico non arrivano più finanziamenti. Gli impiegati spiegano che tutti i possibili interventi sono bloccati. Alcuni Comuni minacciano contenziosi. «Se la situazione non cambia – dice il ragioniere – tenere in vita questo ente è come tenere un cadavere senza seppellirlo».

Antonio Sgobba
(Studente master in giornalismo – Statale di Milano)

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