Ad Arcore Il leader leghista: dietro queste porcate ci sono sempre gli agenti
Bossi e il premier:
«I Servizi usano
le donne , prima impiegavano le bombe»
Intercettazioni, allarme dei pm antimafia. Alfano al Quirinale per discutere del ddl
ROMA — «I servizi segreti sono una brutta roba». «Dietro a queste porcate ci sono sempre i servizi». «Invece di farsi accompagnare dai servizi, è meglio farsi accompagnare dalla
gente della Lega o dalla polizia come faccio io, i servizi prima usavano le bombe, adesso usano le donne…». È un Bossi senza freni quello che difende il premier Berlusconi dal palco della festa della Brianza ad Arcore. L’inchiesta di Bari e i racconti scandalistici? Bugie, per il capo della Lega, messe in giro dall’interno dei servizi segreti. «Non credo nemmeno a una parola sulla faccenda delle donne. Io non riesco mai ad essere solo neppure quando vado al cesso, figuriamoci lui. Magari avesse tempo per fare quello che si dice. Glielo auguriamo, ma mi sa che è solo una pompata fatta in campagna elettorale dagli altri». Più «pittoresco» che mai Umberto Bossi ha vivacizzato ieri una giornata politica dai temi caldi ma molto seri.
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha incontrato al Quirinale il ministro della Giustizia Angelino Alfano sul ddl intercettazioni e ha sottolineato l’importanza di recuperare in Parlamento un confronto sereno e costruttivo, mentre al Csm i giudici antimafia si sono riuniti con i consiglieri della VI Commissione e hanno espresso le loro «forti preoccupazioni» sulle ripercussioni che questo testo potrebbe avere sulla lotta alla criminalità organizzata. Il punto più dibattuto del ddl resta quello degli «evidenti indizi di colpevolezza»: se mancano non è possibile chiedere le intercettazioni. Al Palazzo dei Marescialli c’erano i procuratori delle principali sedi giudiziarie delle regioni del Sud a più alto tasso di criminalità, e c’era il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso. Dopo la riunione i consiglieri Pepino, Roia e Palombi hanno sottolineato che se «è vero che le restrizioni in materia previste dal ddl intercettazioni non riguardano i reati di mafia, i processi di mafia non nascono mai da una denuncia precisa sul reato mafia: vengono soprattutto dalle indagini su reati comuni come il racket e il traffico di droga», reati per i quali il ddl prevede la necessità degli «evidenti indizi di colpevolezza » per le intercettazioni. Secondo Roia, «ci sarà un arretramento delle indagini». Fuori dalle sedi istituzionali non si sono spente le tensioni sull’ormai famosa cena di maggio alla quale hanno partecipato lo stesso ministro Alfano, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e i due giudici della Corte Costituzionale Luigi Mazzella e Paolo Maria Napolitano. Cena durante la quale si sarebbe parlato del «lodo Alfano».
Il leader dell’Italia dei Valori Antonio Di Pietro ha chiesto l’immediato intervento del presidente della Corte Costituzionale Francesco Amirante, ha nuovamente invitato i due giudici a dimettersi e li ha accusati di «riverenza mista a servilismo» anche per la loro ostinazione nel «non volersi astenere dalla votazione del 6 ottobre prossimo sul lodo Alfano». «È più riprovevole una cena con almeno altre dieci persone — ha replicato durissimo il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto — oppure un pm che accettava prestiti e regali di ogni genere, da una Mercedes a capi di abbigliamento, calzini e mutande?». Ma la cena dei due giudici con Berlusconi e Alfano, dice Pierluigi Castagnetti del Pd, «è un indebolimento della democrazia a cui non possiamo abituarci. Non era una cena con le signore, si parlava di lodo Alfano». «Vita mondana? Quando vado a cena m’informo sempre su chi sarà presente — è stato il commento del presidente dell’Associazione nazionale magistrati Luca Palamara —. Ognuno ha il suo modo di vita. Ognuno risponde di se stesso. Per me è importante lo stile di vita che ha un giudice».
Mariolina Iossa
BOSSI E BURLESQUONI