Il governo di Cosa Nostra

L’opposizione contro il piano del governo: faremo l’inferno. L’emendamento

fatto proprio dal Tesoro trasforma il rientro dei capitali in un maxicondono

Scudo, sanato il falso in bilancio

e niente segnalazione di riciclaggio

di ROBERTO PETRINI (Repubblica)

elettori e ministre

ROMA – Colpo di spugna sul falso in bilancio, su una vasta gamma di reati fiscali e tutela garantita dalle norme antiriciclaggio. Inoltre

gli atti, i documenti e le attestazioni delle pratiche relative al rimpatrio di capitali non potranno essere usati come prova nei confronti di chi ha un procedimento penale in corso. Lo scudo fiscale torna, come era previsto nelle bozze circolate prima dell’estate e poi accantonate, un vero e proprio condono generalizzato per chi ha esportato capitali all’estero. Sono queste infatti le modifiche messe a punto dalla maggioranza, con parere favorevole del governo, e condensate nell’emendamento Fleres presentato martedì in tarda serata in Commissione Bilancio del Senato.

Ieri, dopo lunghe riunioni notturne della maggioranza, l’atteggiamento del governo e del ministero dell’Economia non è cambiato: si attende ora la prossima settimana quando martedì riprenderà la discussione del provvedimento e potrebbe riunirsi il consiglio dei ministri per varare la Finanziaria da 4 miliardi e esaminare anche la questione dello scudo fiscale.

“E’ un emendamento inaccettabile”, ha osservato la capogruppo del Pd Anna Finocchiaro. “Faremo l’inferno in aula per evitare che venga approvato: basti pensare che con questo testo le prove, gli atti o i documenti in un procedimento penale per corruzione o per traffico di organi, nonostante siano elementi a disposizione dello Stato, e siano state offerte spontaneamente per far rientrare i capitali, non si possono utilizzare. Si tratta di una questione enorme e ingiustificabile”.

L’emendamento Fleres, infatti rispetto alla versione attuale della norma, impedisce l’utilizzo delle prove ricavate dalle pratiche dello scudo nei procedimenti penali in corso; inoltre allarga l’esclusione della punibilità per chi partecipa allo scudo, oltre che ai due reati fisiologici di omessa e infedele dichiarazione, anche una serie di reati tributari, a tutti i reati di falso e al falso in bilancio. Infine, una seconda versione dell’emendamento, presentata ieri, esclude anche l’obbligo per gli intermediari di segnalare le operazioni sulle quali grava il sospetto di riciclaggio di denaro sporco.

Una serie di modifiche che hanno provocato la rivolta dell’opposizione che con Zanda (Pd) parla di “copertura del malaffare” e che riscuotono le critiche anche del Consiglio dei commercialisti. Benché lo stesso senatore del Pdl, Salvo Fleres, ieri abbia confermato che l’impianto del suo emendamento non cambierà, che non è prevista una riscrittura ma solo una “verifica tecnica”, non è escluso che alcune correzioni vengano avanzate: una di queste consisterebbe nell’impedire l’utilizzo dell’adesione allo scudo come prova solo nei provvedimenti giunti alla soglia del rinvio a giudizio e non nella fase successiva. Per questo ieri la Finocchiaro si è rivolta direttamente a Tremonti: “Disconosca in aula l’emendamento e lo ritiri, o ci opporremo con tutti i mezzi a disposizione”.

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