Il pagliaccio in tour

°°° Ecco alcuni brevi saggi di come la stampa internazionale considera questo pagliaccio che si vanta (falsamente) di avere oltre la metà degli italiani dalla sua parte:

1) Berlusconi dimentica di nuovo protocollo e buone maniere
Pubblicato sabato 4 aprile 2009 in Belgio

[Le Soir]

Disturbando sabato l’inizio del summit della NATO in Germania con una telefonata, pur se munito di una buona scusa – una chiamata al suo omologo turco, secondo le fonti italiane – Silvio Berlusconi è rimasto fedele alla sua immagine di re delle gaffe protocollari.

Al suo arrivo a Kehl in auto, il Presidente del Consiglio italiano, incollato al cellulare, si è rifiutato di raggiungere il Cancelliere Angela Merkel che lo aspettava sul tappeto rosso, preferendo proseguire la conversazione.

Questo nuovo passo falso “berlusconiano” è stato subito ripreso dalla stampa italiana, che ne ha visti altri.

Giovedì scorso Silvio Berlusconi si era quasi imposto di forza tra Barack Obama e Dmitri Medvedev per comparire tra il presidente americano e quello russo al momento della fotografia ufficiale del G20 a Londra.

Il giorno precedente, la regina d’Inghilterra, apparentemente irritata, s’era girata verso di lui quando aveva urlato alle sue spalle “Mister Obama !” per attirare l’attenzione del nuovo presidente americano. Buckingham Palace aveva successivamente smentito che la sovrana si fosse risentita per questo slancio di familiarità.

Berlusconi adora fare scherzi durante le foto ufficiali: qualche anno fa, una foto che lo ritraeva mentre faceva le corna alle spalle del Ministro spagnolo degli Affari Esteri fece il giro del mondo.

Il fatto che definisca il presidente Obama “giovane, bello e anche abbronzato” o che dia del “Kapo” a un eurodeputato tedesco, viene sempre rivendicato da parte sua come un diritto alla battuta o alla buona parola, anche se tali frasi cadono nel vuoto o rasentano il razzismo, il sessismo, il ridicolo o la volgarità.

Rifiuto d’avere dei comportamenti “politicamente corretti” e mi diverto a “provocare delle reazioni”, ha spiegato.

Gli italiani non ci fanno caso : secondo i sondaggi, più della metà continua oggi a sostenerlo.

[Articolo originale di Agence France-Presse]

2) ¤ Economia salute e ambiente ¤ Giustizia ¤ Personaggi d’Italia ¤ Politica estera ¤ Politica interna ¤ Società cultura e religione

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L’Italia zittì lo scienziato che aveva previsto il terremoto
Pubblicato lunedì 6 aprile 2009 in Inghilterra

[Reuters]

ROMA – Uno scienziato italiano aveva previsto un grande terremoto intorno a L’Aquila settimane prima del disastro che lunedì ha colpito la città, uccidendo più di 90 persone, ma fu denunciato alle autorità con l’accusa di diffondere il panico tra la popolazione.

Il governo lunedì ha ribadito che gli avvertimenti del sismologo Giacchino Giuliani non avevano basi scientifiche.

Le prime scosse nella regione furono avvertite a metà gennaio e sono continuate ad intervalli regolari, causando un allarme crescente nella città medievale a circa 100 chilometri ad est di Roma.

Dopo che Giuliani, dell’Istituto nazionale di Astrofisica, aveva annunciato che stava per arrivare un grande terremoto, dei furgoni con altoparlanti erano circolati per la città un mese fa dicendo ai residenti di lasciare le loro case e scatenando la rabbia del sindaco.

Giuliani, che aveva basato la sua previsione sulle concentrazioni di gas radon nelle aree sismicamente attive, fu denunciato alla polizia per “procurato allarme” e fu costretto a togliere le notizie delle sue scoperte da Internet.

Dopo che i mezzi di comunicazione hanno domandato se il governo ha protetto in modo opportuno la papolazione alla luce di questi avvertimenti, il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi nella conferenza stampa è parso sulla difensiva.

Ha detto che ora è il momento di concentrarsi sui soccorsi e che “possiamo discutere in un secondo momento sulla prevedibilità dei terremoti”.

A L’Aquila, la Protezione Civile italiana aveva indetto il 31 marzo una riunione della Commissione Grandi Rischi, radunando scienziati incaricati di valutare questi rischi, per rassicurare i cittadini.

“Le scosse avvertite dalla popolazione sono parte di una sequenza tipica… (che è) assolutamente normale in un’area sismica come quella che circonda L’Aquila” ha detto la Protezione Civile in un comunicato alla vigilia della riunione. Aggiungeva che l’agenzia non vedeva ragioni di allarme, ma che in ogni caso stava procedendo con “continui monitoraggi ed attenzione”.

Il capo dell’agenzia, Guido Bertolaso, si è riferito a quella riunione nella conferenza congiunta di lunedì con Berlusconi.

La Commissione Grandi Rischi concludeva che non c’era motivo di prevedere un terremoto più intenso delle scosse precedenti, ha affermato. “Non è possibile prevedere un terremoto, secondo il parere della comunità scientifica internazionale”.

Enzo Boschi, il capo dell’Istituto Nazionale di Geofisica, ha detto che il vero problema per l’Italia è la persistente incapacità di prendere precauzioni adeguate nonostante una storia di tragici terremoti. “Ci sono i terremoti, ma poi dimentichiamo e non facciamo niente. Non è nella nostra cultura prendere precauzioni o costruire edifici in modo adeguato nelle aree in cui ci possono esserci forti terremoti” ha detto.

[Articolo originale di Gavin Jones]

3) Silvio Berlusconi riscrive la storia
Pubblicato sabato 28 marzo 2009 in Spagna

[El Pais]

Al congresso fondando il Partito della Libertà il Premier reinterpreta il suo passato

Ieri sera, a Roma, più di 6000 delegati si sono alzati in piedi per applaudire Silvio Berlusconi, il leader e magnate che ha riscritto la storia contemporanea italiana. Il Cavaliere ha annunciato la fondazione del Popolo della Libertà, la fusione del suo partito antipartitico, Forza Italia, con la postfascista Alleanza Nazionale di Gianfranco Fini, ed altre formazioni minori.

In 85 minuti, Berlusconi ha fatto un bilancio storico della sua carriera politica. È stato un discorso lungo, serio, noioso, senza battute né sorprese. Alla fine ha lasciato intravedere (ma questo lo spiegherà domenica) che la Costituzione italiana deve essere cambiata per “accorciare i tempi dell’esecutivo”.

Com’era previsto, ha ringraziato Fini per la collaborazione di questi anni (grande ovazione) e Umberto Bossi, alleato della Lega Nord (timidi applausi), ha reso omaggio al Papa, agli Stati Uniti e, al più acclamato di tutti, Bettino Craxi, il “carissimo amico” che riuscì a far sì che le sue reti televisive creassero un duopolio con la RAI. Quindici anni fa, quando Berlusconi decise di entrare in politica, il Partito Socialista di Craxi, che aveva generosamente finanziato, stava marcendo in un mare di corruzione. Craxi fuggì dal paese e Berlusconi creò Forza Italia, reclutando, come ha ricordato il suo scudiero siciliano Marcello Dell’Utri, tutti i dipendenti di Publitalia per riempire le liste.

Dopo l’era di Mani Pulite, nel 1994 il Cavaliere vinse le elezioni, ma durò solo pochi mesi al Governo. Dopo venne la “traversata del deserto”, decine di processi contro di lui, le sue imprese ed i suoi collaboratori. Berlusconi se l’è sempre cavata, qualche volta assolto, altre volte grazie alla prescrizione, altre per amnistia, altre ancora perché il reato contestatogli aveva smesso di essere tale grazie ad una legge approvata da lui stesso.

Oggi, niente di tutto ciò importa più. Alla maggioranza degli italiani il conflitto di interessi non importa nulla. Il Cavaliere non ha parlato dei suoi trascorsi giudiziari nel suo discorso, salvo per far cenno alla “magistratura comunista”. Padrone di un impero finanziario, mediatico, editoriale, calcistico e cinematografico, Berlusconi si sente immune. Per una ragione. Governa senza opposizione.

[Articolo originale di Miguel Mora]

4) Il principe d’Italia
Pubblicato lunedì 30 marzo 2009 in Danimarca

[Information.dk]

Non c’è granché di nuovo sotto il sole, dopo che ieri Silvio Berlusconi è stato eletto presidente del nuovo partito italiano, Il Popolo della Libertà.

Il premier era l’unico candidato al posto di presidente del nuovo partito, che riunisce 12 partiti e movimenti di destra, ed è stato eletto all’unanimità.

È Berlusconi stesso colui che sceglie i 120 membri della dirigenza del partito ed i candidati alle elezioni parlamentari, regionali ed europee.

Il congresso di fondazione di Roma è stato pensato come una cerimonia con al centro il fattore X di Berlusconi – uno show, che ricorda soprattutto la cultura politica di paesi come Cuba e Corea del Nord.

Nell’arco di 15 anni, cioè la durata della sua carriera politica ad oggi, da outsider Berlusconi è diventato una figura di riferimento, in un partito cui fa riferimento circa il 40% degli elettori italiani.

”Oggi abbiamo l’ambizione di realizzare la nostra rivoluzione liberale, borghese, popolare, moderata ed interclassista,” ha detto Berlusconi venerdì sera al centro congressi Fiera di Roma, dove ha anche sbeffeggiato la sinistra.

”Mentre noi completiamo il mandato, loro in cinque anni sono riusciti a cambiare governo quattro volte e premier tre volte. Stendiamo un velo pietoso sull’ultima esperienza del governo di sinistra (dal 2006 al 2008). È vero, sono stati buttati via due anni, ma almeno tutti hanno potuto constatare che la sinistra non è in grado di governare.”

Silvio Berlusconi ha elencato i valori del nuovo partito: libertà, democrazia, modernità, meritocrazia, giustizia sociale, identità nazionale e costituzione (Berlusconi si è però riferito alla costituzione italiana solo dopo aver nominato il Papa).

Ma nel suo discorso durato 90 minuti non ha trovato nessun motivo valido per nominare uno dei concetti centrali della democrazia: la tripartizione dei poteri.

Non c’è stato un solo riferimento alle istanze di controllo della democrazia, ma solo molte vaghe parole sul decisionismo e sul mandato popolare di Berlusconi. Il concetto di libertà è stato sventolato come un conflitto tra cittadino e stato, come se la politica si dovesse concretizzare nella figura del principe, dopo che Berlusconi abbia completato la sua ”rivoluzione liberale, borghese, popolare, moderata e interclassista”.

Il presidente del consiglio italiano si è spesso lamentato degli organi di controllo, che rendono un governo democraticamente eletto meno efficace della dirigenza di un’organizzazione privata.

”Berlusconi non è che ce l’abbia con la democrazia, è solo che gli sembra una perdita di tempo”, ha detto una volta il regista Nanni Moretti. Durante il congresso si è perciò parlato anche di modifiche alla costituzione italiana che rendano più efficace il processo decisionale.

L’opposizione in Italia è terrorizzata dalla prospettiva di modifiche alla costituzione.

Molti temono che Berlusconi voglia restringere l’autonomia dei magistrati e dei tribunali, indebolire il controllo parlamentare con il potere esecutivo, compromettere lo stato di diritto per via della sua obbedienza al Vaticano e monopolizzare la vita politica con una modifica della legge elettorale.

Un’ovvia conseguenza è perciò che, essendo proprietario di un impero mediatico per cui si può avvalere, tra le altre cose, di tre canali televisivi nazionali, giornali e case editrici, Berlusconi abbia un’incredibile posizione di potere nel contesto europeo.

È quantomeno paradossale che i neofascisti di Alleanza Nazionale, entrati nel partito di Berlusconi, appaiano adesso come i difensori della democrazia.

”Il partito ha un leader, Silvio Berlusconi. Non ci sono discussioni. Ma Berlusconi sa benissimo che un culto della persona non può costituire in nessuna circostanza una leadership forte ed autorevole”, ha detto l’ultimo presidente di Alleanza Nazionale, il presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini.

Prima del congresso, il premier aveva affermato che l’unica funzione dei membri del parlamento era quella di ”fare numero” per approvare leggi ”di cui non sanno nulla”, cosa che aveva obbligato Fini a correggere il leader del suo partito: ”La democrazia parlamentare ha regole e procedure chiare, che tutti devono rispettare, anche il capo del governo. Naturalmente le regole si possono cambiare, ma non irridere.”

È ancora presto per stabilire se la dialettica tra Fini e Berlusconi è l’espressione della reale volontà di combattere il monopolio del potere in Italia, come Berlusconi sta provando a fare, o se si tratta solo di specchietti per le allodole.

Una cosa però è certa: è la democrazia ad essere in gioco nel cuore dell’Europa.

[Articolo originale di Mads Frese]

°°° Devo aggiungere altro? Tutta Europa si rende conto di che pericolo sia per la democrazia questo cialtrone, tranne un 40% di italioti. Ma credo che se si votasse domani, questi non arriverebbero nemmeno al 30%.

bdittatore

bdimissioni1

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