Il regime da taverna

La rissa con Fitto in Cdm e spunta un secondo papello

di Bianca Di Giovanni

IL GOVERNICCHIO PRONTO A PRECIPITARE

vertigini

I nemici sono tanti, e escono allo scoperto uno a uno. Mario Baldassarri, ex viceministro proprio all’Economia e oggi potente presidente della commissione Finanze al Senato, ammette esplicitamente la paternità del documento finito sulla scrivania di Gianfranco Fini che chiedeva una

diversa politica economica (dunque, un altro ministro?). E non si ferma qui. Pare abbia presentato un emendamento alla finanziaria che riscrive la manovra (valore 37 miliardi), firmato da altri 15 senatori. Una contro-finanziaria con cui Giulio tremonti dovrà fare i conti presto. Per di più ieri si sono diffuse voci non confermate di un secondo documento anti-tremontiano ispirato dal duo Brunetta-Sacconi.

Lo scontro è già partito all’interno del governo. Raccontano i beneinformati che all’ultimo consiglio dei ministri si sarebbe assistito a un inquietante confronto con Raffaele Fitto. «Il ministro Tremonti in un convegno a Bari ha fatto un segno verso di me, indicando le manette ai polsi – avrebbe detto Fitto – A quel punto mi sono chiesto se avrei dovuto dimettermi io, se si sarebbe dovuto dimettere lui, o se avrei dovuto picchiarlo. ho scelto la terza possibilità».

A quel punto il ministro pugliese si sarebbe diretto verso il titolare dell’Economia per passare alle vie di fatto. Un intervento di Silvio Berlusconi avrebbe evitato il peggio. Anzi, in perfetto stile berlusconiano il premier avrebbe ottenuto una stretta di mano di pace. Accolta da tutto il consiglio con un caloroso applauso. Non era il set di «C’è posta per te», era il consiglio dei ministri.

La fonte che lo rivela è qualificata: si spera comunque che si sia sbagliata almeno su qualche dettaglio. Una tentata scazzottata in pieno consiglio dei ministri la dice lunga, comunque, sul clima che si respira attorno al ministro dell’Economia. Tutti quelli che si sono seduti alla scrivania di Quintino Sella sanno benissimo che alla fine si è i più soli nel governo. Ma a questo punto non era mai arrivato nessuno.

La pretesa di blindare la manovra per tre anni, di «imbavagliare» così il Parlamento, si sta rivelando un boomerang per il ministro. Deputati e senatori non ci stanno a fare da portatoti d’acqua al governo, senza poter decidere nulla. In Senato ci proveranno con l’emendamento Baldassarri.

Quel testo prevede deduzioni per le famiglie fino a 5mila euro, taglio dell’Irap sul lavoro, la cedolare secca sugli affitti al 20%. La spesa prevista è di 37 miliardi (quanto la finanziaria-monstre di Tommaso Padoa-Schioppa), da reperire con 20 miliardi di tagli di spesa (in realtà oggi la spesa sfora di 20 miliardi) e 17 di tagli agli aiuti alle imprese. Altro che manovra blindata.

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