Uccisi dalla speculazione. Case crollate

Uccisi dalla speculazione. Case crollate
di Marco Bucciantini inviato a L’Aquila

Ancora trema e ancora uccide. La terra è nemica, l’uomo vestito di verde si accovaccia davanti ai genitori dei quattro ragazzi ancora sepolti perché deve fare un discorso difficile, e cerca parole appropriate, delicate. Non può trovarle: «Dobbiamo far crollare – chirurgicamente, aggiunge – la Casa dello studente». È necessario per continuare a scavare. È l’ultima scossa, silenziosa, per questa gente annichilita dalla più atroce delle veglie. Sergio Bisti, direttore dell’emergenza di questo Paese sempre in emergenza, torna verso i suoi uomini e studia come fare. Chirurgicamente. La scossa a ridosso delle otto di sera dà una mano a questa intenzione. Padri, madri, fratelli e sorelle nemmeno sembrano sentirla. Gli altri sì.

ANNI PERDENTI
Costruire il più in fretta possibile tutti i metri quadri possibili. Lo imponeva la crisi economica degli anni settanta. La casa come bene rifugio dall’inflazione. Quella dove vivere, quella dove investire o villeggiare. Le case degli anni settanta adesso vanno giù frettolose come sono spuntate. Al numero 79 di via XX settembre c’è un palazzo tagliato in due con la lama. Tirato su nel 1974. «Era fatto a U – denuncia Marzio Cardini, architetto di Frosinone – ma un lato era più corto. Quando è così, la parte più grande fa da base, solida, e quella più leggera da antenna. Al momento della scossa, tutta l’energia si scarica su questo lato più corto, che oscilla senza scampo». Analisi avvalorata dal colpo d’occhio: la parte lunga è indenne, l’altra è sbriciolata. E si è divorata sette vite. Poi Cardini indica il tetto: «Vede? Sono travi ortogonali. Le tegole vanno poggiate di traverso, per diffondere il peso. Queste sono verticali, in pendenza, e sbilanciano tutto il peso sulla struttura». Quel tetto malfatto ha trascinato giù tre piani. «La messa in sicurezza spetta ai padroni di casa», si difende il comune. Questo spiega anche i crolli delle vecchie case del centro. La sola verifica antisismica costa circa 20 mila euro.

LA COSCIENZA NEL CEMENTO
L’Aquila è stata straziata da almeno tre grandi terremoti negli ultimi due secoli. Non sono bastati per imporre l’uso di materiali resistenti alle scosse. «Fosse successo in California o in Giappone, non avremmo avuto vittime», è l’inaccettabile verità di Franco Barberi, presidente della commissione grande rischi. La Prefettura sembra una rovina dei Fori imperiali: «E’ stata costruita dopo il terremoto del 1703. Lo sapevamo che era a rischio, la monitoravamo da tempo», si rammarica Renato Amorosi, uno dei tecnici che il comune ha messo intorno a un tavolo per ragionare sui danni. Se la scossa letale fosse giunta di giorno, la Prefettura sarebbe diventata la cassa da morto di decine di dipendenti. Metterla in sicurezza sarebbe costato milioni di euro, e quei soldi i comuni non li hanno. Per beffa, arrivano sempre dopo la tragedia: non per programmare ma per rimediare. Altrove i grandi sismi hanno fatto cambiare leggi e usi. Il Cnr ha testato un anno fa in Giappone, una casa antisismica in legno, capace di resistere all’onda d’urto di magnitudo 7,2 della scala Richter, pari al sisma che uccise, nel 1995, oltre seimila persone. Quella casetta la fanno a Trento (Italy).

La Casa dello studente invece è in via XX settembre al numero 46. Sul lato destro, risalendo il centro, è l’unico edificio sventrato. Si è piegato indietro, sul fianco destro. Dal cemento divelto spuntano i ferri lisci. Da quarant’anni non si costruisce più così. Il calcestruzzo armato ha una resa assai migliore se viene rinforzato dal ferro zigrinato, che prende meglio l’impasto di cemento, sabbia, ghiaia. La Casa dello studente è stata edificata negli anni settanta. Ed è stata ristrutturata nel 1998 e nel 2007. Ma non è mai stata messa in sicurezza. Anche l”Ospedale nuovo era impastato al risparmio. La modernità era tutta nella funzionalità dei reparti e non nei criteri di edificazione. La legge impone solo dal 2008 strutture a norma antisismica: un secolo dal terremoto di Messina. Davanti al numero civico 46 i genitori dei ragazzi si passano i biscotti e si dividono dalla stessa cannuccia un succo di frutta alla pera.


°°° NON LASCIAMO LA RICOSTRUZIONE NELLE MANI DI MAFIOLO E DELLA SUA COSCA!!! O IL RIMEDIO SARA’ PEGGIORE DEL MALE…

buccia2

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