Altri guai per il puttanaio di berlusconi

I pm su Minetti, Mora e Fede
verso la richiesta di rinvio a giudizio

La decisione è imminente. Poi la parola al gip. Tutti e tre accusati di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, anche minorile. All’origine le rivelazioni di Ruby, controllate e verificate di PIERO COLAPRICO

Minetti, Mora, Fede, i pm  verso la richiesta di rinvio a giudizio

MILANO – Mancano ventiquattro, quarantott’ore, e la procura milanese chiuderà le indagini per Nicole Minetti (l’addestratrice), Emilio Fede (il selezionatore) e Lele Mora (il fornitore), più altri suoi collaboratori di secondo piano. L’accusa per il trio è nota: favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, anche minorile. La decisione se rinviarli a giudizio spetterà al giudice delle udienze preliminari.

L’ottantenne direttore del Tg 4 è accusato di essere il tramite tra il ricco cliente, Silvio Berlusconi, e le ragazze. Lo si sente brigare, Fede, e chiedere, portare, informarsi su com’è andata, e anche informare i co-indagati sulla possibilità che ci sia un’inchiesta in corso: “I telefoni sono sotto controllo”. L’agente di spettacolo Mora, 55 anni, ex socio del super-paparazzo Fabrizio Corona, in questo schema garantisce, come si sente dire in un’intercettazione, “la riservatezza” e favorisce gli incontri con show girl e ragazze immagine. Infine, ecco Nicole Minetti, che ha solo 25 anni, e più che la consigliere regionale del partito di maggioranza, sembra essere la badante, la tutor di queste ragazze e ragazzine, “pupe”, “schedine”, “meteorine”, incapaci di trovare da sole un idraulico e un dentista.

Su tutte costoro, che la stessa Minetti chiama “zoccole”, “zingare”, “scappate dalle favelas”, scende a pioggia il denaro dell’utilizzatore finale Silvio Berlusconi: in buste, in gioielli, in interventi

del ragionier Giuseppe Spinelli, Spin, Spino, Spinaus, nel linguaggio non troppo criptico in voga nella corte delle miracolate di Arcore. “Mi ha dato quanto guadagna un operaio in sette mesi”, esulta una di queste con la madre, commentando la retribuzione chiamata regalo.

Lo scenario ha dell’incredibile (e non viene documentato dai tg, restando ignoto al grande pubblico), ma poggia su solide basi. Vanno spiegati due concetti. La legislazione italiana non colpisce il rapporto tra la prostituta e il cliente, ma – così da decenni – ogni intermediazione. Colpisce cioè chi “mangia” sul sesso a pagamento tra due adulti consenzienti, perché né il cliente né la prostituta commettono reato. Secondo concetto. Le pene sono (giustamente) inasprite se spunta una minorenne: in questo caso, anche il cliente, se è consapevole, paga, in caso di condanna, con il carcere.

La minorenne c’è. La conosciamo: è Ruby-Karima, che Silvio Berlusconi in persona fa uscire dalla

questura milanese, dov’è stata portata, il 27 maggio, perché senza documenti e accusata di furto. Ruby, ricoperta dal premier di regali, gioielli e denaro tra febbraio e maggio, è la miccia che incendia la polveriera e che porta già a processo, il 6 aprile, il premier.

I sostenitori del capo del governo si accaniscono sulle presunte bugie di questa diciottenne dalla vita agra. Ma è bene sapere che le sue parole, pubblicate in esclusiva da Repubblica nei giorni scorsi, non sono mai state prese per oro colato dai magistrati dell’accusa (tre, più il procuratore capo Edmondo Bruti Liberati). Sono state e vengono, piano piano, verificate: già da luglio scorso. Ed è questo il guaio per Berlusconi e l’inchiesta-specchio su Fede, Mora e Minetti. Mentre Niccolò Ghedini ascoltava le ragazze in interrogatori soft, ecco spuntare un lunghissimo elenco di conferme oggettive.

Esistono le ragazze della Dimora Olgettina, di cui aveva parlato Ruby, invidiandone l’appartamento gratis. Ecco anche la conferma del bunga bunga: non è una barzelletta, è “un puttanaio” nelle notti a luci rosse di Arcore. Voci? Millanterie? Ci sono però i bonifici, e partono dal conto di Berlusconi, dalla filiale del Monte dei Paschi di Milano 2. La matematica parla chiaro: vanno a soubrette, ballerine, anche alla madre di Noemi Letizia, la minorenne di Portici, la bionda che scatenò nel 2009 l’umiliazione di Veronica Lario e poco dopo la richiesta di divorzio per colpa.

Le ragazze confermano di aver ritirato soldi e regali, ma ci sono anche Emilio Fede e Lele Mora al telefono, che se ne dicono di ogni. E c’è Minetti, che corre e soccorre. E – attenzione – queste persone si “muovono” proprio come diceva Ruby. Saranno dunque bugie quelle della ragazza scappata dalla casa di Letojanni e dalle cinghiate del padre? Chissà. Ma il fatto è che per i magistrati le sue parole sono (solo) input. Per avviare non “lo spionaggio” sulla privacy del premier, ma i controlli sulla cella telefonica di Arcore: dove, nelle notti di bunga bunga, convergono decine di telefonini intestati a ragazze. Le quali, the day after, commentano, spettegolano, si lamentano. Nelle interviste ai giornali hanno fornito una versione “minimal”, in aula saranno testimoni, con l’obbligo di dire la verità: e saranno interrogate, probabilmente, da Ilda Boccassini, una che ha fatto cantare i “mafiosi”. Questo è, perché a Milano è stata applicata l’antica massima latina dell'”aliunde perceptum”. Significa: “percepito altrove o da altra persona”. Ruby ha parlato, poi non è stata più ascoltata, le conferme arrivano da un “altrove” ben identificato. E questo contesto la rende senza dubbio parte lesa, è vittima: come lo sarebbe chiunque, incontrando, a 17 anni, un nonno di 74, affamato d’emozioni pericolose.

(21 febbraio 2011)

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