Eppur si muove…

Stuprata mentre prega al cimitero

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L’interno del cimitero Monumentale di Torino, dove mercoledì è avvenuta la violenza in pieno giorno

La violenza a mezzogiorno nel viale centrale del Monumentale

CLAUDIO LAUGERI
torino

Era al cimitero per pregare. E’ stata bloccata, gettata a terra. Violentata. A mezzogiorno, nel viale centrale del Cimitero monumentale. Nessuno ha visto. Nessuno l’ha aiutata. E’ riuscita a trovare la forza di alzarsi, di salire su un pullman e di andare a chiedere aiuto al

marito.

E’ accaduto mercoledì. Angela (il nome è di fantasia) ha 36 anni, è originaria dell’Est Europa, ma da 15 anni vive in Italia. E’ impiegata in un ufficio distante poche centinaia di metri dal Cimitero monumentale. E’ ancora scossa per la vicenda, non vuole rivivere i momenti dell’aggressione. Lo fa per lei il marito. Sa tutto, è stata la prima persona a intervenire. «Era uscita dall’ufficio per pranzo – spiega -. Ogni tanto, le accade di andare a fare una passeggiata al cimitero. Lo fa una volta al mese, o anche ogni due mesi. Non ha parenti in Italia, i suoi cari sono sepolti lontano, non può andarli a trovare. Per questo va al Cimitero monumentale, prega come farebbe nel suo Paese. Ci va sempre in pieno giorno, non ha mai pensato che fosse un luogo pericoloso, ci sono tante persone, i guardiani, gli operai che lavorano in varie zone. E’ frequentato. Nemmeno io ho mai pensato che fosse pericoloso».

Mercoledì a mezzogiorno, Angela era nel viale centrale, «vicino a una croce, così mi ha raccontato» riferisce il marito. All’improvviso, «un uomo l’ha presa alle spalle, le ha messo una mano sulla bocca per impedirle di gridare e l’ha gettata a terra». Continuava a intimarle: «Zitta». In un attimo le ha tirato giù i pantaloncini, gli slip. E ha abusato di lei. Credeva che ormai Angela avesse rinunciato a ribellarsi, così le ha tolto la mano dalla bocca. A quel punto, lei ha incominciato a gridare con quanto fiato aveva in gola. L’aggressore non si aspettava questa reazione, ha incominciato a «tirarle addosso pietre, sassetti raccolti da terra». Un modo per cercare di coprirsi la fuga. «Era un bestione, con la pelle scura, con ogni probabilità nordafricano» riferisce il marito.

In quel momento, Angela è riuscita a trovare il coraggio di rialzarsi. Intorno c’era nessuno, nemmeno le sue grida aveva attirato l’attenzione. La giovane non sapeva che fare, si è diretta all’uscita più vicina. Era combattuta, voleva chiedere aiuto, ma nello stesso tempo non voleva raccontare l’aggressione a qualsiasi persona avesse incontrato. Così, ha deciso di prendere il pullman e di andare dal marito, in ufficio. «E’ salita sul 19 ed è venuta da me» racconta l’uomo.

Appena saputo che cosa era accaduto, lui ha preso la moglie e si è precipitato al Cimitero. «Volevo vedere, volevo capire, volevo vedere se trovavo quell’uomo» racconta. Nulla. «Abbiamo chiamato la vigilanza, poi il “118”, che ha accompagnato mia moglie in ospedale» spiega. Prima il Maria Vittoria, poi il trasferimento al Sant’Anna, dove c’è personale specializzato ad affrontare questo tipo di situazioni.

A quel punto, è arrivata la polizia. Anche la Squadra Mobile ha personale che sa come affrontare le difficoltà legate agli stati d’animo delle donne aggredite. E’ importante raccogliere più elementi possibile nell’immediatezza, altrimenti c’è il rischio che la mente «rimuova» i ricordi spiacevoli. Qualsiasi dettaglio può essere importante per l’indagine.

Ieri, Angela e il marito sono tornati in questura. Un lungo colloquio con un’investigatrice della Squadra Mobile. La giovane ha raccontato alcuni particolari che potrebbero essere utili alle indagini. La polizia li tiene segreti. Il violentatore non deve sfuggire all’arresto.

°°° Con tutte le donne che pregano di farsi una sana scopata, vanno a prendere una che pregava e basta. Il tipo doveva essere proprio “affamato” e RIGIDO, come si conviene in un cimitero…

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