LA MACCHINA DEL FANGO DEL RIDICOLO CAUDILLO

Chi tocca i fili muore

MASSIMO GIANNINI
Dopo un brevissimo periodo di tregua, le macchine del fango del presidente del Consiglio hanno ricominciato a fulminare chiunque si azzardi a criticare, a obiettare, a dissentire. Il caso più eclatante è quello di Emma Marcegaglia 1. Domenica sera, sulla poltrona di Fabio Fazio a “Che tempo che fa”, il presidente di Confindustria si è limitata a certificare l’ovvio: “Da sei mesi a questa parte l’azione dell’esecutivo non è sufficiente”. Un giudizio fin troppo generoso, persino paludato. L’ultimo provvedimento “qualificante” (ammesso che lo si voglia considerare tale) transitato per il Consiglio dei ministri, è stato la Legge di Stabilità. Data del varo: 28 maggio 2010. Da allora encefalogramma piatto. L’azione di governo non è stata “insufficiente”, come sostiene la Marcegaglia. È stata nulla, se si esclude il frenetico ma inutile lavorio intorno ai decreti attuativi del federalismo, che ancora non hanno ottenuto il via libera dei comuni.

Ma al leader degli industriali verrebbe da chiedere: prima degli ultimi sei mesi cos’altro ha fatto di buono il governo Berlusconi? Siamo ancora fermi al giudizio positivo sulla tremontiana “tenuta dei conti pubblici”? La tenuta c’è stata. Ma accontentarsi è davvero ridicolo per una borghesia produttiva che vuole essere l’avanguardia della modernizzazione: dalla crisi del 2007 il mondo è cambiato, e noi abbiamo
avuto l’unico merito di restare fermi, mentre i

governi di tutto il pianeta hanno costruito piani di emergenza e di rilancio dei quali non c’è traccia in questo Paese. Siamo ancora fermi ai “passi avanti” della legge Gelmini sull’università? Non prendiamoci in giro da soli: qui non c’entrano le violenze degli studenti o le resistenze dei professori, c’entra l’oggettiva pochezza di una “riforma” che non basterà affatto a riqualificare l’istruzione dei primi perché non rilancerà la formazione dei secondi. Siamo ancora fermi “all’estensione” della cassa integrazione in deroga? Non siamo patetici: questo è un Paese con un sistema di protezione sociale che lascia scoperto un terzo dei suoi “occupati”, i più giovani, i più precari, e dunque i più deboli e i più esposti alle criticità del ciclo economico.

E allora? Che altro si può ricordare, delle straordinarie realizzazioni del “governo del fare” nel corso di questa legislatura? La detassazione al 10% degli straordinari, che avrebbe avuto un minimo di senso in una fase di boom economico ma che non ha alcuno in un momento di crisi, quando nessun lavoratore fa straordinari perché le aziende chiudono e licenziano? Eppure, nonostante questi pietosi silenzi confindustriali, è bastata un’osservazione minimamente perplessa della Marcegaglia per esporla all’attacco immediato delle bocche di fuoco del premier. “Il Giornale” la descrive come “la maestrina dalla penna rossa che parla per nascondere il suo fallimento”. Lo stesso trattamento è riservato a Lucia Annunziata, “rea” di aver intervistato a “In mezz’ora” Emilio Fede, rivolgendogli domande circostanziate sul contenuto delle intercettazioni che lo vedono fervido “animatore” dei festini di Arcore e accurato “selezionatore” delle ragazze più gradite al padrone di casa. “Annunziata guardona radical chic”, è allora l’insulto sparato in prima pagina dal giornale contro la ex presidente della Rai. E la stessa sorte tocca a Giovanni Floris, colpevole di condurre un talk-show “non allineato”: “Ballarò inventa una finta escort”, titola in apertura il quotidiano di famiglia, che manipola la notizia, attribuendo al programma di Raitre un’immagine fotografica pubblicata dal Daily Mail.

Le macchine del fango sono in moto, e “lavorano” a pieno regime. Si consumano nuove vendette contro lo scrittore Roberto Saviano. Si preannunciano nuove puntate sugli affari immobiliari di Gianfranco Fini. Si profila insomma una “seconda ondata” di discredito a mezzo stampa, contro chiunque non si esprima secondo il Pensiero Unico Berlusconiano. Chi è dentro è salvo, chi è fuori non ha scampo. Questo è il Pdl: un Popolo, nessuna Libertà.

Arcore

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