La squadra soffre per la mancanza di mezzi e strumenti. Eppure il “capo” Antonio Manganelli, con i suoi 26 mila euro al mese, guadagna come venti dei suoi uomini
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Non va meglio con i computer: soltanto una ventina sono efficienti, gli altri sono arrangiati, provenienti da altre amministrazioni, oppure personali. “Alcuni di noi portano in ufficio il loro computer privato: sarebbe proibito, ma altrimenti come facciamo a lavorare?”. Il punto più dolente è comunque quello delle auto. L’ultima fornitura consistente dell’amministrazione risale al 1998: venti Fiat Punto che si sono via via ridotte a due. Quando si guastavano non venivano più riparate. I contratti d’assicurazione non erano rinnovati. Ci sarebbero le auto confiscate: sette di queste erano state affidate dal giudice alla squadra di polizia giudiziaria, “ma il ministero ci ha detto che non ci sono fondi per rimetterle in strada e mantenerle”, dice un agente. “Così finiscono al Demanio dello Stato che le svende”. “Eravamo più attrezzati vent’anni fa”, dice sconsolato Carmelo Zapparrata, sostituto commissario nella squadra di polizia giudiziaria, ma anche segretario provinciale del Silp, il sindacato dei poliziotti della Cgil. “Nell’ultimo decennio abbiamo vissuto un lento declino, privati dei mezzi per lavorare. Dicono che bisogna investire nella sicurezza: ma noi vediamo che gli investimenti più elementari non vengono fatti. All’aumento della corruzione e della criminalità, si risponde con armi spuntate”.
La polizia giudiziaria compie il lavoro investigativo per i magistrati e dipende solo dal punto di vista funzionale dall’amministrazione di provenienza (i poliziotti dalla Polizia di Stato, i carabinieri dall’Arma, i finanzieri dalla Guardia di finanza). “Ci sentiamo un po’ dimenticati dalla nostra amministrazione”, dice sottovoce Zapparrata. Ci sono pochi soldi per i poliziotti, e ancor meno per quelli della polizia giudiziar ia.
Nelle indagini su Ruby, gli agenti hanno fatto fino in fondo il loro dovere, anche a costo di mettere in imbarazzo i funzionari della questura di Milano che in una notte di maggio del 2010 hanno subito le pressioni dell’a llora presidente del Consiglio, il quale aveva chiesto di lasciar andare la minorenne fermata per furto. Ora il Silp critica anche la sproporzione tra gli stipendi dei poliziotti e quelli del loro capo: Antonio Manganelli, con i suoi 26 mila euro al mese e più, guadagna come venti agenti messi insieme. “Siamo i poliziotti peggio pagati d’Europa”, dice Zapparrata, “e abbiamo il capo più pagato d’Europa. Non importa. Noi continuiamo a fare il nostro lavoro. Ci piace. Abbiamo il senso delle istituzioni. Però vorremmo almeno avere gli strumenti minimi per poter lavorare: i computer, le fotocopiatrici, le auto di servizio. Chiediamo troppo?”.