di Gianni Barbacetto
Milano, il pizzo
non è giusto
Quanti sono gli imprenditori del Nord che sono nelle stesse condizioni di Antonio e Gianfranco Dimo? Quanti subiscono in silenzio le estorsioni, accettando di far diventare il pizzo un costo d’impresa? Quanti fanno finta di non
Ilda Boccassini, il magistrato che sta coordinando le indagini antimafia a Milano, lo ha detto chiaramente: “Il numero di danneggiamenti, incendi e microattentati sul territorio fa pensare che anche qui sia esteso il fenomeno delle estorsioni. Eppure non vedo la fila davanti alla mia porta, nessuno viene a denunciare”. E Alessandra Dolci, pubblico ministero in processi alla ’ndrangheta dell’hinterland milanese, si chiede: “Ma si meritano di essere protetti dallo Stato, quegli imprenditori che vengono in aula e fanno scena muta, si rifiutano di raccontare le pressioni che hanno subito?”.
Al Sud gli imprenditori sono più avanti. La Confindustria siciliana guidata da Ivan Lo Bello ha deciso da tempo di espellere gli associati che non denunciano le estorsioni. A Milano, invece, l’Assolombarda di Alberto Meomartini fatica a dare segnali concreti, anche se ha promesso di essere la prima territoriale del Nord di Confindustria a recepire le regole contro le infiltrazioni mafiose, fino all’espulsione delle imprese che non denunceranno di aver subito un’estorsione.
Un po’ più sensibile si è dimostrata l’Assimpredil di Claudio De Albertis, che riunisce le imprese del settore edile e che proprio oggi annuncia un pacchetto di proposte per far fronte alle infiltrazioni mafiose in uno dei terreni da sempre più a rischio. “È un piano straordinario per la lotta alla criminalità organizzata di stampo mafioso”, dice De Albertis. “Un’efficace politica di contrasto esige una responsabile attività di prevenzione per garantire i principi della libertà d’impresa e della concorrenza legale: per questo l’associazione delle imprese edili di Milano, Lodi, Monza e Brianza ha messo a punto, anche in vista dell’Expo, un piano straordinario per prevenire e reprimere ogni possibile infiltrazione della criminalità organizzata nel mondo delle imprese e del mercato del lavoro”. Ora dai buoni propositi bisogna passare ai fatti. Prima che sia troppo tardi.
Il Fatto Quotidiano, 21 aprile 2011
