La rovina d’Italia (da La Voce)

ASPETTANDO LA PRIMA DECISIONE DI FINANZA PUBBLICA

di Tito Boeri e Pietro Garibaldi

Nonostante la crisi peggiore del Dopoguerra, questo governo non ha preso finora decisioni di finanza pubblica. Se consideriamo i saldi netti, vediamo che il Dpef certifica che non ci sarà alcuna manovra per rilanciare l’economia o per migliorare i conti pubblici nel 2010. Ma ancor di più preoccupa l’assenza di una impronta riformatrice dell’esecutivo. Istruttivo in proposito il caso delle pensioni. Intanto, i conti vanno male. E la necessità di controllare la spesa pubblica dovrebbe essere una priorità. Non ci resta che sperare nella prima Decisione di Finanza Pubblica.

LA DIFFERENZA FRA UNO SCUDO E UNA DISCLOSURE

di Maria Cecilia Guerra 17.07.2009

Lo scudo fiscale italiano non è la stessa cosa della dichiarazione volontaria sui capitali esportati introdotta negli Stati Uniti. La filosofia dei due provvedimenti è completamente diversa. Il nostro è anonimo, mentre negli Usa è previsto un pieno disvelamento dell’esportatore di capitali. Di là dell’oceano si devono pagare le imposte eventualmente evase, da noi

c’è appunto la salvaguardia dello scudo. E dunque si tratta di un condono. Dal quale però restano comunque escluse le violazioni Iva, sulla base delle norme europee.

Dice Giulio Tremonti che tutti i paesi “prevedono meccanismi di rimpatrio: alcuni li fanno un po’ dopo la campagna elettorale, altri già li fanno come in America o li hanno già annunciati come in Gran Bretagna”. E dichiara inoltre che lo scudo proposto “concorda perfettamente con la politica degli Stati Uniti”.
È falso

I CONTI OFFSHORE DEGLI AMERICANI

L’iniziativa degli Stati Uniti per la “voluntary disclosure of offshore accounts” consiste in questo: si lascia al contribuente la possibilità di dichiarare, entro sei mesi, i capitali che ha esportato all’estero senza renderne noto il trasferimento al fisco. A fronte di questa dichiarazione sono dovute imposte sugli interessi (presunti) ottenuti su quei capitali, si pagano poi gli interessi su tali imposte e una sanzione. Non c’è obbligo di rimpatrio, ma solo di denuncia.
Se la provvista per l’esportazione di capitali deriva da redditi occultati al fisco, il contribuente deve pagare le imposte evase anche su tale provvista. Il riferimento è ai sei anni di imposta precedenti.
La somiglianza con lo scudo italiano riguarda il modo in cui viene definito l’ammontare degli interessi maturati sui capitali all’estero: si segue un metodo presuntivo. In particolare si ipotizza che questi capitali abbiano fruttato ogni anno un 2 per cento di interessi.
La filosofia del provvedimento è però radicalmente diversa

UNA DICHIARAZIONE ANONIMA

Prima di tutto in Italia il contribuente agisce in anonimato.
Non è quindi costretto a “svelarsi”. Lo svelamento (disclosure) è invece l’elemento di fondo del provvedimento americano. L’Irs, l’Agenzia delle entrate degli Stati Uniti, scrive esplicitamente che attraverso il provvedimento di disclosure intende acquisire informazioni su chi esporta capitali all’estero, sulla dimensione del fenomeno, sulla localizzazione dei capitali all’estero: tutti elementi fondamentali per condurre le future politiche di accertamento. Come a dire che per chiudere davvero la “caverna di Alì Baba” è bene anche conoscere chi sono i quaranta ladroni.

LO SCUDO È UN CONDONO

In secondo luogo gli Stati Uniti non prevedono alcun condono: le imposte eventualmente evase devono essere pagate.
In Italia invece la dichiarazione anonima dell’esportazione illegale di capitale, e il rimpatrio del capitale stesso nel caso in cui si trovi in un paese al di fuori della Unione Europea, comporta la possibilità di utilizzare l’ammontare di capitale oggetto di dichiarazione come scudo contro successivi accertamenti.
Cosa vuol dire?
Un esempio può chiarire il punto. Supponiamo che io abbia esportato illegalmente un milione di euro e li rimpatri o regolarizzi attraverso una dichiarazione anonima (nel senso che il fisco non ne viene a conoscenza) alla mia banca. Supponiamo anche che il milione di euro vengano da redditi che ho occultato al fisco. Il giorno in cui l’amministrazione finanziaria scoprisse che su quel milione di euro non ho pagato, ad esempio, le imposte sui redditi, posso tirare fuori la dichiarazione che avevo fatto alla banca e farmene scudo: cioè dire, cara amministrazione, hai lavorato per niente per scoprirmi, spendendo inutilmente risorse pubbliche, perché ho già usufruito del condono, anonimo, su quel reddito.
Va poi sottolineato che, mentre i primi due scudi italiani del 2003-2004 hanno probabilmente interessato il rimpatrio o la regolarizzazione di capitali esportati nei decenni precedenti, e quindi in anni relativamente ai quali non sarebbe comunque più stato possibile compiere accertamenti tributari (che in Italia non può andare indietro oltre i cinque anni) questo scudo interesserà prevalentemente capitali esportati recentemente, dopo il 2004, e quindi in anni per i quali l’accertamento tributario sarebbe ancora possibile.
Se capitali rimpatrieranno (o verranno regolarizzati) a seguito del nuovo scudo, sarà la prova lampante che questo tipo di provvedimenti non preclude il ripetersi di comportamenti scorretti nel futuro. Si tratta solo di un espediente per cercare di fare cassa, al prezzo però di premiare l’evasione.

SCUDO BUCATO?

Un problema resta però aperto: la Corte di giustizia europea si è pronunciata molto chiaramente sul fatto che le singole nazioni non possono prendere provvedimenti, tipo i condoni, che inibiscano i controlli sulle violazioni Iva. Tali provvedimenti sarebbero infatti in contrasto con la sesta direttiva europea in materia di Iva.
Lo scudo, questa volta, potrebbe allora essere bucato: l’amministrazione finanziaria potrebbe accertare l’eventuale evasione Iva, senza temere di scontrarsi con lo scudo.

IL BISCAZZIERE “TESTA DI CAZZO”, INCOMPETENTE, CAZZARO E PORTASFIGA

tvemonti_sfiga

LA COSCA  DEI BRAVI RAGAZZI

b-cosca

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