“La Sardegna tornerà a sorridere” avevano detto B. e Cappellacci. Invece si muore come mosche.

Fluminimaggiore, disoccupato folgorato mentre ruba cavi nell’ex segheria

Fabio Portas, iglesiente, 31 anni, vittima della disperazione. Forse pensava che la linea fosse ormai inattiva. Con le cesoie ha tagliato un cavo che credeva in disuso. L’allarme è stato lanciato da un amico

di Erminio Ariu

Il corpo di Fabio Portas ai piedi del traliccio di Sa Rocca Bianca

Il corpo di Fabio Portas ai piedi del traliccio di Sa Rocca Bianca

FLUMINIMAGGIORE. Una frustata alle braccia, poi una fiammata. Così è morto Fabio Portas, 31 anni, di Iglesias, mentre con potenti cesoie cercava di tranciare i robusti cavi elettrici dell’alta tensione, nei pressi di una segheria di marmi chiusa da anni. Il giovane disoccupato, forse in compagnia di un amico, cercava di prelevare il rame dalle linee elettriche inattive. Quella di Sa Rocca Bianca, presso Grugua, sembrava adatta ad essere demolita senza rischi.

Il giovane, subito dopo pranzo, è uscito da casa, a Iglesias, e in auto si è

diretto verso Grugua parcheggiando il mezzo in una piazzola antistante la ex segheria. Qui la linea elettrica dell’alta tensione, 15mila volt, deve superare una vallata e i cavi metallici di sostegno sono robusti. Doveva essere un’operazione facile e verosimilmente redditizia se quel rame disteso per quasi 400 metri fosse caduto al suolo dopo essere stato tranciato con le cesoie.

Invece un’errata valutazione dei cavi in tensione ha folgorato Fabio Portas, che è piombato al suolo da almeno 4 metri. Un grido straziante e poi la rovinosa caduta al suolo tra i cespugli della macchia mediterranea che avrebbero dovuto occultare il rame dopo il taglio. A Sa Rocca Bianca le linee dell’alta tensione dell’Enel s’intralciano e diramano in direzione dei punti cardinale: si devono alimentare Fluminimaggiore, Antas, Grugua e un tempo anche quella segheria di marmi sardi. Alle 14 Fabio Portas, sotto la sorveglianza di un complice, non ancora identificato, ha cominciato a scalare il traliccio.

La pericolosa arrampicata di 4-5 metri è durata pochi istanti, poi la gamba destra è stata sistemata a cavallo della struttura metallica mentre le cesoie, a lungo manico, si sono dirette verso il cavo da tranciare. Qui nella punta più alta il traliccio propone tre diramazioni di fili di rame: uno in entrata, l’altro verso Sant’Angelo e uno inerte, che un tempo alimentava il trasformatore del cantiere lapideo. All’improvviso tra le ganasce delle cesoie e il cavo elettrico è scoccata una micidiale scarica elettrica, un terribile corto circuito che ha fulminato Fabio Portas senza pietà.Alle 14.30 a Sa Rocca Bianca, sotto il traliccio e il vento freddo di scirocco, c’erano i carabinieri di Iglesias e di Fluminimaggiore. Gli accertamenti medici hanno confermato la morte per folgorazione e agli uomini dell’arma non è rimasto che mettere in pratica le disposizioni del magistrato. Il corpo straziato del giovane è stato riconsegnato ai familiari, accorsi a Grugua appena hanno appreso la notizia della tragedia. Fabio Portas, disoccupato, cercava di raccattare qualche euro vendendo quel rame pericoloso ricavato dalla demolizione delle linee elettriche inattive. Quando è arrivato in cima a quel traliccio maledetto qualcosa è andato storto. Forse le lunghe cesoie hanno sfiorato il cavo, oppure un’errata errata valutazione del sistema intreccio dei cavi ha indotto il disoccupato a poggiare le ganasce delle forbici assassine nell’elettrodotto sbagliato. Fabio Portas è un interprete della disperazione di tanti sulcitani che non trovano lavoro, che non hanno un futuro e che sfidano persino la morte per uscire da un’emarginazione sociale che investe ormai migliaia di giovani e meno giovani.

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