Le porcate della nuova cricca di Berlusconi-Carboni: la P3

In nome di Silvio: pressioni esterne per eleggere «il nostro Alfonso»

di Claudia Fusani

 In nome di Silvio. In nome del capo. Per compiacerlo. Per fare cose a lui grate. E averne in cambio onori e favori. Sembra essere questo il filo rosso dell’inchiesta sulla nuova P2 che

 l’aggiunto di Roma Giancarlo Capaldo ha appena consegnato alle cronache giudiziarie.Tre arresti e sei, sette indagati tra cui il coordinatore del Pdl Denis Verdini, per associazione a delinquere finalizzata «ad una serie indeterminata di delitti» scrive il gip Giovanni De Donato che vanno dalla corruzione al riciclaggio, dall’abuso alla violenza privata. E alla violazione della legge Anselmi sulle logge segrete. «Il materiale indiziario raccolto – scrive il gip – documenta anche l’esistenza di altri contatti e di ulteriori iniziative che finora non è stato possibile ricostruire compiutamente e che dovranno perciò essere oggetto in futuro di approfondimenti investigativi onde valutarne natura e finalità». C’è molto di più, quindi, oltre a quello che già conosciamo e che ha portato in carcere Flavio Carboni, Pasquale Lombardi e Arcangelo Martino. Non solo, quindi, le pressioni e la conta dei voti per far approvare il Lodo Alfano o per far riammettere la lista Formigoni alle regionali della Lombardia, tentativi falliti ma comunque messi in atto dalla presunta loggia. Questo «di più» sembra ruotare soprattutto intorno alla figura del presidente della Corte d’Appello di Milano Alfonso Marra nominato dal plenum del Csm il 4 febbraio 2010 con un voto che ha spaccato il Consiglio superiore della magistratura. «Ci sono state pressioni esterne« disse in quei giorni il togato di Md Livio Pepino. Lo ha ripetuto oggi, sentito da L’Unità: «Ci fu un ribaltamento nel voto che alla vigilia sembrava blindato a favore di Renato Rodorf. Colleghi mi dissero che non potevano fare altrimenti». Buona parte dell’ordinanza racconta del numero e della quantità di pressioni che Pasquale Lombardi, ex esponente della Dc campana ed ex membro di Commissioni Tributarie, compie su Csm e Cassazione per blindare la nomina «del nostro Alfonso», cioè Marra. La snodo La poltrona di presidente della Corte d’Appello di Milano è uno snodo chiave per gli equilibri della politica italiana e per la sopravvivenza istituzionale del premier Silvio Berlusconi. Non solo per i processi penali che lo vedono imputato (diritti tv Mediaset e compravendita degli stessi diritti, due processi ora congelati grazie al legittimo impedimento). Ma anche per il contenzioso civile che il 3 ottobre scorso (sentenza Misiano) ha condannato Fininvest a risarcire la Cir di De Benedetti per 750 milioni di euro per il danno subìto per lo scippo della sentenza sul Lodo Mondatori «comprata» da Cesare Previti. Davanti all’ufficio di Marra, la Corte d’Appello, pende quindi in queste settimane il lodo Mondadori con tutto quello che ne consegue per la salute delle finanze di Fininvest. La questione al momento è ferma. I periti nominati dalle parti hanno chiesto più tempo e un slittamento da luglio a settembre per valutare il danno. E va anche detto che presiedere la Corte d’Appello non vuol dire condizionare le decisioni delle sezione a cui è stata assegnata la faccenda. Certo è una partita decisiva per il Cavaliere-premier e le aziende di famiglia. E, certo, tre buoni amici come Carboni, Lombardi e Martino hanno solo da guadagnare se possono vantare con la cerchia più ristretta del premier – dal coordinatore del Pdl Denis Verdini al sottosegretario Giacomo Caliendo per non parlare del presidente della Corte di Cassazione Vincenzo Carbone – la loro consolidata amicizia con il presidente Marra. Ci sono intercettazioni, nell’ordinanza, che creano imbarazzo solo a leggerle. Il 22 ottobre 2009 Marra è al telefono con Lombardi e sembra molto preoccupato per l’incertezza della sua nomina. Marra: «Giacomo (Caliendo, sottosegretario alla giustizia ndr) questo lo dice sempre, deve parlare con, io già l’ho detto pure a Saponara, anche a Ferri (entrambi membri del Csm, ndr)…bisogna avvicinare sto cazzo di Berruti, capito che ti voglio dì… io Pasqualino non so che cazzo fare”. Berruti (Mi, fratello del deputato pdl), per inciso, ha tenuto la schiena più che dritta e ha votato contro Marra. Al membro laico (pdl) Celestina Tinelli Lombardi (telefonata del 21 ottobre 2009) si permette di dire: «Prendi un po’ st’appuntino. Su Milano dovremmo vedere per il nostro Alfonso». Anche Carbone, presidente della Cassazione, garantisce il suo voto a Marra cercando di ottenere, «in cambio – scrive il gip – la proroga dell’età pensionabile da 75 a 77 anni». Progetto che ha preso la forma di un emendamento firmato, per l’appunto, da Caliendo e poi però ritirato. Anche il vicepresidente Mancino, che ha ricevuto più volte il conterraneo Lombardo, ha votato Marra. Che è il 3 febbraio ha ottenuto, grazie agli amici, quello che voleva. Per inciso serva ricordare che in questi giorni il Pd ha fatto ritirare dalla Finanziaria un emendamento che avrebbe favorito le mediazioni tre le parti e quindi un rinvio fino a sei mesi. L’emendamento, uscito dalla porta, è rientrato dalla finestra: un disegno di legge del governo.

b.ombrello

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