Lesa maestà (Padellaro per l’Unità)

Lesa maestà

di ANTONIO PADELLARO

L’altra sera, scaricando insulti sugli
ospiti di Ballarò, Silvio Berlusconi ha
confermato ciò che di lui già si conosceva.
Un padroncino iracondo che
tratta i giornalisti Rai come servitù a cui sbattere
il telefono in faccia e da licenziare in
tronco se non rigano dritto. Floris ha reagito
a tono e si è meritato l’applauso di quanti
cominciano ad averne piene le scatole di
questi presunti statisti la cui arroganza è direttamente
proporzionale al malgoverno del Paese.
L’altro giorno, escludendo il Fatto dalla Festa
della Repubblica, il Quirinale si è comportato
come nessuno si sarebbe aspettato. Scriviamo
“il Quirinale” perché preferiamo credere che la decisione
sia da addebitarsi alla solerzia di un funzionario in stato confusionale,
a giudicare dalle spiegazioni raccolte da Luca Telese. L’episodio
in sé è minimo: a parte lo splendore dei giardini e la
processione dei soliti dignitari ammessi al cospetto
dei soliti potenti, il ricevimento per il 2 giugno non
ha molto altro da segnalare.
Ciò che colpisce è l’esclusione punitiva, come
se gli inviti scaturissero da una lista dei
buoni e dei cattivi. Criterio poco istituzionale
se tutto deve dipendere dalla postura
ossequiosa e dalla assoluta assenza di critiche.
Modalità, verrebbe da dire, tipicamente berlusconiane
che speriamo non contagino altri Palazzi. Della presidenza Napolitano
non abbiamo condiviso la firma sotto le tante
leggi ad personam che andavano rispedite
al mittente. O l’adesione francamente eccessiva
alla tesi del Craxi perseguitato. Comprendiamo
quanto sia stretto il sentiero costituzionale sul quale
il capo dello Stato deve muoversi; e quanto sia difficile avere a che
fare con un premier che si comporta come un sultano. Ma se non siamo
d’accordo cos’è, lesa maestà?
Per esempio, sulle intercettazioni Napolitano auspica che
il testo finale sia “più accettabile” del testo iniziale. Ma si
può rendere “più accettabili” norme che aiutano i delinquenti
e imbavagliano l’informazione? Comunque, se non
siamo graditi a corte ce ne faremo una ragione. Ce lo dicano
senza penosi sotterfugi.
Siamo rispettosi delle istituzioni. Che, però, appartengono
a tutti.

°°°Ben detto. Padellaro omette di dire una cosa ovvia: Napolitano è ricattato (tutti sappiamo benissimo da chi), quindi ricattabile. La domanda è… Perché?

ber-corruttore

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