Olbia non vuole il gasdotto in casa, la porcata GALSI dove serve turismo. Perché il killer di Olbia, Nizzi, si impegna tanto per questo scempio?

Olbia non vuole il gasdotto in casa

Olbia non vuole il gasdotto in casa

OLBIA. Si tengono per mano e come inchiostro si posano sulla sabbia. «NO GALSI». La scritta umana si legge dall’aereo che vola sopra il cielo grigio piombo delle Saline. La spiaggia è espugnata da un’allegra macchina da rivolta. Oltre 200 persone si sono ritrovate nel giorno della protesta contro la centrale Galsi. È la rivoluzione pacifica delle massaie, degli ecoadolescenti, dei nonnini sempreverdi che zaino in spalla saltano come caprioli. Dal sogno berlusconiano di Costa Turchese alla canna del gas, non c’è pace per questo fazzoletto pregiato di Gallura. Le bandiere dei partiti si mischiano con i cartelloni dei manifestanti. L’antipolitica si mescola alla politica, il movimentismo è diluito nel grande sistema dei partiti. In spiaggia si discute sul futuro di questo fazzoletto di

paradiso in cui Berlusconi voleva costruire il clone smeraldino, Costa Turchese, e ora si pensa di farci sbucare il tubo da un metro e 20 che spinge metano compresso a 200 atmosfere fino a Piombino. «Tutto il consiglio comunale ha detto no alla creazione della centrale – dice il sindaco Gianni Giovannelli -. Mi spiace che qualcuno proponga soluzioni che servono solo per ingannare la comunità». Giovannelli sceglie lo scontro con il Pdl, che un’ora prima ha organizzato una contromanifestazione a Vena Fiorita, il sito in cui Galsi pensa di costruire la centrale. Il fronte del no si è spezzato e i parlamentari Settimo Nizzi e Fedele Sanciu hanno puntato il dito contro la maggioranza. «Non si può proporre la soluzione di S

piritu Santu, già scartata da Galsi. Nizzi e Sanciu lo sanno – continua Giovannelli -. Loro nello stesso tempo chiedono al governo di fare subito la conferenza di servizi in modo tale che nulla si possa cambiare. Nizzi dice di essere contro la centrale a Vena Fiorita. Ricordo che era stato lui a dire sì a quel sito purché la stazione venisse spostata di qualche centinaio di metri e ruotata». E anche il senatore del Pd Gian Piero Scanu sceglie la polemica. «Gravissima la posizione assunta da Nizzi e Sanciu. Con protervia sconfessano le delibere che i loro consigli, comunale e provinciale, hanno votato, in cui si diceva no alla centrale. Non hanno sensibilità nei confronti della popolazione. Questa battaglia ci vede protagonisti. Dobbiamo far capire che la centrale va contro lo sviluppo della Gallura. E non faremo un passo indietro». L’europarlamentare Idv Giommaria Uggias si rivolge a Regione e Sfirs: «Sono loro i nostri interlocutori. Non dobbiamo chiedere a Galsi, ma alla Regione, che deve farsi portavoce del territorio. Questa è solo la prova di una grande manifestazione di tutta la Gallura». Il segretario dell’Upc Antonio Satta propone di allargare la rivolta: «Tutti i Comuni della Gallura devono votare un documento in cui dicono no alla stazione. Noi vogliamo il metano, ma la centrale la facciano in un’area idonea, come Porto Torres». Sventolano anche le bandiere della galassia indipendentista. «Assistiamo ogni giorno – dice Gavino Sale, Irs – alla costruzione del nostro disonore». Francesca Masu è il volto della ribellione pacifica, avrà 20 anni, la voce incerta e gli occhi bassi di chi non ha mai parlato davanti ai microfoni. È la vicepresidente del comitato Murta Maria. Un atollo dell’arcipelago movimentista che ha inventato la protesta di spiaggia: «Non vogliamo una stazione che non darà benefici, ma solo servitù di passaggio».

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