Silvio Berlusconi: un regime fascista della mutua.

Dalla foto si vede una folla oceanica che plaude burlesquoni. Da due anni almeno è così: il mafionano solo come la merda che è, che saluta e sorride in favore di telecamera, da guittaccio scaduto…come se ci fosse davvero una folla osannante dietro le telecamere. patetico e schifoso scarto di verme. Leggete bene cosa è successo ieri a Milano:

SE NON E’ FASCISMO QUESTO….
il minimo che possiamo fare per non lasciare solo Piero e gli amici di Qui Milano Libera e diffondere la cosa.
http://www.pieroricca.org/2010/07/20/vietato-laccesso-ai-dissidenti/

Vietato l’accesso ai dissidenti
Ormai sgomberano le piazze, per silenziare il dissenso. Il capobanda ha paura di essere svergognato a scena aperta. Sa che la fiction imposta dal regime mediatico non basta più. E la fine di Craxi è un brutto incubo delle notti senza escort. Ecco allora che la polizia viene usata per allontanare dal set televisivo i potenziali guastafeste. Ieri sera mister B. veniva festeggiato in cima al Duomo di Milano come eccelso statista “della gente e tra la gente”. Con lui Lele Mora, Confalonieri, Fede e tutto il generone di cortigiani e lacché che gli gira intorno. L’occasione era un concerto di Aznavour per il restauro della Madonnina. Arriviamo in piazza Duomo verso le 21, reduci dalla commemorazione di Paolo Borsellino. Siamo una quindicina, senza cartelli né megafoni né striscioni. La polizia riconosce tra noi facce non gradite per precedenti du turbativa del quieto vivere e ci impedisce di accedere alla piazza. Per loro siamo rei di “manifestazione non autorizzata”. La solita scusa, già smentita da una recente sentenza che ci ha assolti per un fatto analogo di tre anni fa. C’è un primo confronto dialettico: noi a voler entrare, loro a impedircelo fisicamente. Mi viene riferita la frase di un carabiniere: “io non blocco nessuno”. Una coscienza libera, lo ringrazio da qui. Io e altri riusciamo ad arrivare a metà piazza. Qui accade l’assurdo. Una scena da ultima (e disperata) fase del regime bananiero. Due o tre funzionari di questura cercano di portarci via con le spicce. L’obiettivo numero uno sono io: loro a rincorrermi, io a divincolarmi urlando tutto il mio sdegno. Si raduna una folla di curiosi, alcuni ci appaiono perfino indignati per l’abuso che si sta consumando sotto i loro occhi. Ma pochi osano fiatare parole di riprovazione. Metto in rilievo a viva voce la gravità dell’episodio. Resistere a quella forma di repressione preventiva del dissenso significa difendere la libertà di tutti, non solo la nostra. A un certo punto arriva una falange di poliziotti in tenuta anti-sommossa, a occhio e croce un centinaio. Agli ordini dei dirigenti della questura, ci circondano. E ci deportano a forza fino in via Mercanti, indifferenti alle nostre proteste. Lì veniamo piantonati a vista fino a mezzanotte da almeno sessanta agenti (tanti risultano da un conteggio effettuato alle 23, quando in tutto siamo in venti) schierati in modo da sbarrarci l’accesso a piazza Duomo. Soltanto a festicciola conclusa torniamo liberi di camminare per la piazza centrale della nostra città. Resta un dubbio: alla prossima esibizione pubblica dell’amato leader ci verrà impedito di uscire di casa o verremo tradotti direttamente in commissariato, come accadeva ai dissidenti nei giorni gloriosi del (primo) Ventennio? Quanta paura fanno le parole.
METTIAMO LA NOTA NELLE NOSTRE BACHECHE, FARLO E’ DOVEROSO !

B.solo come un cane

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