La chiesa puttana

Dopo le prese di posizione di alcuni vescovi la Santa Sede non si allinea alle critiche
UGO MAGRI
ROMA
Sul pubblico di Vespa, Berlusconi ha fatto colpo. Sostengono i suoi sondaggi (Euromedia Research) che 70 spettatori su 100 hanno gradito lo show contro Veronica, ammaliate in particolare le signore sopra una certa età. L’Ipr, altro istituto, registra una fiducia nel premier stabile ai soliti livelli stratosferici (66 per cento, 75 secondo Euromedia). Se nelle prossime ore non matura qualche nuova sorpresa, il Cavaliere può pensare di averla scapolata. Difatti già comincia a scherzarci su, con battute sulla Finlandia e sulle finlandesi: le ama molto, precisa ammiccante, «purché abbiano più di 18 anni». Porta con sé le tre candidate donna a una cena di imprenditori, onde dimostrare che non sono «veline». E’ sicuro di avere reagito alle accuse della moglie «con una certa classe». E visto che l’autodifesa pare funzioni in patria, si confessa pure con l’emittente France 2. Però la notizia più gradita non gli giunge d’Oltralpe, bensì da Oltretevere.

Tramite i soliti canali riservati che fanno perno su Letta, Gentiluomo del Papa, la Curia vaticana manda al capo del governo messaggi rassicuranti. Il contatto risale a ieri mattina. Bertone, cardinale e segretario di Stato, si limita a suggerire prudenza, come peraltro già aveva fatto l’«Avvenire» (organo della Cei), meglio sospendere i ping-pong polemici con la signora Lario che generano imbarazzo. Viceversa, sul secondo divorzio del premier la Santa Sede non ha nulla da ridire. Anzi. Dal punto di vista religioso, la lite coniugale sana una condizione di peccato grave, quasi di scandalo (per il diritto canonico Berlusconi è ancora sposato con Carla Dall’Oglio). Insomma: il paradosso è che, rompendo l’unione con Veronica da cui ha avuto tre figli, il premier verrà riammesso ai sacramenti, come da tempo anelava. Chi immagina contraccolpi negativi sul voto cattolico in vista delle Europee, consideri l’impatto visivo di Berlusconi che fa la comunione, proprio come un vecchio leader democristiano. Anche di questo pare si sia parlato espressamente, in una giornata che registra colloqui riservati tra Bonaiuti (portavoce del premier) e alcuni giornalisti di prima fila del pianeta cattolico. Certo, non tutte le voci ecclesiastiche sono in riga.

Proprio su «La Stampa» di ieri, l’autorevole cardinale Kasper aveva lamentato con toni forti la «caduta di stile e il cattivo esempio». Padre Sorge, gesuita, prova a mettersi nei panni di San Pietro e scommette che sarà in imbarazzo anche lui, «quando dovrà giudicare Berlusconi». Però la Chiesa sa benissimo, obietta il capogruppo Pdl Cicchitto, che «noi siamo un soggetto politico serio, dunque teniamo conto delle sue posizioni». Un modo per rammentare il decreto su Eluana, lo stop ai Didore, il no alla revisione della legge sull’aborto. Sorride sornione Cossiga, presidente emerito della Repubblica, reduce da un colloquio col premier per portargli la propria solidarietà: «Alla Chiesa molto importa dei comportamenti privati. Ma tra un devoto monogamo che contesta certe sue direttive», avverte Cossiga, «e uno sciupafemmine che invece dà una mano concreta, la Chiesa dice bravo allo sciupafemmine». Cita a tal proposito Sant’Ambrogio: «Ecclesia casta et meretrix».

°°° Questo articolo del La Stampa conforta e sottolinea la verità certificata: non esiste nessuna differenza tra i comitati d’affari della mafia e il vaticano. Mafioso Berlusconi, mafiosa la chiesa di Roma. Ciò che interessa a questi farabutti è solo potere e soldi. E l’apparenza ipocrita e truffaldina. Ma vi rendete conto? Stanno già preparando lo spot di Mafiolo che fa la comunione!!! Alla faccia dei creduloni e di chi lavora. Per quanto mi riguarda, le loro ostie se le possono schiaffare su per il culo.

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Altro che veline!

Lei: ad ognuno il 20 per cento. Ma così Marina e Piersilvio finiscono in minoranza. I più giovani vogliono avere posti di responsabilità nelle aziende
Otto miliardi tra Silvio e Veronica
la lite di Arcore sull’eredità dei figli
di ETTORE LIVINI

Otto miliardi tra Silvio e Veronica la lite di Arcore sull’eredità dei figli

Silvio Berlusconi e Veronica
MILANO – Va bene la polemica sulle veline in lista alle europee. Ok le questioni di principio sul “potere senza pudore”. Dietro le quinte della telenovela di Arcore però – dove gli scontri Veronica-Silvio si alternano ai sorridenti ritratti di famiglia (allargata) sui giornali di casa – c’è anche una piccola questioncina da 8 miliardi, ville escluse: la divisione dell’impero del presidente del Consiglio.

L’argomento, per ovvie questioni di delicatezza, non è mai stato esplicitato da nessuno. Da anni però i più fidi consiglieri del premier, da Bruno Ermolli a Ubaldo Livolsi, sono al lavoro con il bilancino per trovare un punto di equilibrio – emotivo, manageriale e finanziario – tra le due “anime” (che non si sono mai troppo amate) di casa Berlusconi: Marina e Piersilvio, figli di primo letto del matrimonio con Carla dall’Oglio, da una parte; Barbara, Eleonora e Luigi, nati dalle nozze con Veronica Lario, dall’altra. E la quadratura del cerchio, ad oggi non è ancora stata trovata.

Le certezze sono solo due. La prima – evidente a tutti – è che la posta in palio è altissima: nelle disponibilità del Cavaliere, oltre alle ville sparse per il mondo, ci sono 3 miliardi di euro in azioni Mediaset, Mondadori e Mediolanum, 4 tra liquidità e riserve in Fininvest e qualche spicciolo – 752 milioni – parcheggiato nelle holding personali. La seconda certezza è che qualunque cosa succeda nessuno finirà sul lastrico. Una prima fettina del tesoro di famiglia, infatti, è stata già distribuita nel 2005 quando Berlusconi, per questioni di equità, ha aperto il capitale Fininvest ai tre figli di Veronica che sono andati ad affiancare nell’azionariato del Biscione Marina e Piersilvio con una quota del 7% a testa. Tutti così, un dividendo dopo l’altro, sono già riusciti a mettere da parte un piccolo tesoretto personale: Barbara e i fratelli hanno accumulato 315 milioni di disponibilità liquide. Marina ne ha in cassa un’ottantina. Piersilvio, più parsimonioso, ha sul conto in banca più o meno 200 milioni.

Il problema è cosa succederà ora. I soldi, va detto, non sono tutto. Anche se sulla spartizione dell’impero berlusconiano Silvio – che vuol dividerlo a metà: il 50% a Marina e Piersilvio e il 50% agli altri – e Veronica – che spinge per distribuire il 20% a testa, regalando il controllo ai propri figli – hanno idee diverse e poco conciliabili. La vera bomba ad orologeria che spiega forse il nervosismo di questi mesi è però un’altra: i piccoli Berlusconi crescono. I 18 anni li hanno passati da parecchio (senza il padre alla festa di compleanno, ha fatto sapere Veronica). E più che denaro si preparano a chiedere un posto nelle aziende di famiglia.

Su questo fronte la situazione è un po’ più complessa. Marina in Mondadori e Piersilvio in Mediaset – dopo essersi fatti le ossa sotto le ali di Maurizio Costa e Fedele Confalonieri – sono oggi in pratica i capi delle due società. Difficile insomma trovare un posto al sole per altri. Non solo. Nelle loro rare esternazioni pubbliche, i tre fratelli minori hanno dimostrato, in merito, di aver già le idee chiare. E non sempre si tratta di concetti in linea con lo status quo di Arcore. “Fosse stato per noi, avremmo venduto da tempo le tv di casa a Murdoch”, hanno dichiarato nel 2004 Barbara (24 anni e autocandidata a un posto in Mondadori) ed Eleonora (22). Il ventenne Luigi, che pareva volersi occupare solo di Milan e fede (“ogni volta che lo cerco al telefono mi dicono di richiamare perché sta pregando”, ha raccontato qualche anno fa il premier), ha iniziato a camminare con le sue gambe: studia alla Bocconi, gestisce i soldi delle sorelle, è entrato nel cda Mediolanum e – “per una questione di responsabilità”, ha spiegato – ha già fatto sapere di voler lavorare nel gruppo.

Non solo: il suo primo investimento autonomo (5 milioni) l’ha fatto in un fondo della Sator di Matteo Arpe, l’ex ad di Capitalia uscito dalla banca romana dopo uno scontro al calor bianco con Cesare Geronzi. Peccato che il 73enne presidente di Mediobanca sia il banchiere di fiducia del padre e il regista dell’ingresso di Fininvest in Piazzetta Cuccia, il salotto buono da cui il premier può monitorare con discrezione dossier caldissimi come Rcs-Corriere della Sera, Telecom e Generali.

Mettere assieme tutti questi tasselli per i consiglieri del Cavaliere non sarà semplicissimo. Veronica, che con la sua Finanziaria Il Poggio controlla immobili a Milano, Bologna, Olbia, Londra e New York, pare sistemata. La differenza d’età tra i due figli maggiori e i tre minori, in teoria, potrebbe consentire di trovare spazio per tutti. In fondo quando Barbara avrà l’età che ha oggi Marina (42 anni), la sorella maggiore sarà una splendida sessantenne che a quel punto, forse, potrebbe lasciarle senza troppi rancori il timone della Mondadori.

Il presidente del Consiglio, scosso dalle fibrillazioni familiari di questi giorni, ci conta, nella speranza che alla fine tutti i pezzi del puzzle vadano a posto senza troppi drammi. Intanto, visto il gelo a Macherio, ha iniziato a mettere qualcosa da parte anche per sè. E a gennaio, alla faccia della crisi e dei guai dinastici, si è regalato dividendi per 169 milioni.


°°° Ecco cosa c’è dietro le fibrillazioni in casa di Al Cafone: soldi, soldi, soldi e solamente SOLDI!
Soldi facili, fatti senza lavorare. Soldi sporchissimi, dato che solo sedici anni fa – ricordiamolo – burlesquoni stava finendo in galera per fallimento, debiti e bancarotta.

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