DEVASTAZIONE BERLUSCONI: Le mille crisi da Nord a Sud. °°° Il governicchio che TAGLIA e RAGLIA

L’isola dei cassintegrati
oggi sbarca a Roma
«Solo vuoto attorno»

Da Piombino alla Natuzzi la crisi italiana non finisce mai

di Giuseppe Vespo (Unità)
Venduti per 1,54 euro, i 2.200 operai delle Acciaierie di Piombino del gruppo Severstal ex Lucchini aspettano di sapere qualcosa del loro futuro. Venti giorni fa la multinazionale russa Severstal li ha ceduti, (50,8% delle azioni) insieme a 700 milioni di euro di debiti, ad una finanziaria cipriota controllata da uno dei suoi patron, il magnate Alexey Mordashov. Un’operazione realizzata per non gravare sulla casa madre e prendere tempo, nella speranza di trovare – magari – un acquirente. Giovedì si riunirà il vertice del gruppo mentre i lavoratori di Piombino saranno in sciopero, in strada con una grande manifestazione. Il 29 sono attesi invece al ministero senza ministro dello Sviluppo economico, dove incontreranno il sottosegretario Stefano Saglia con il quale sperano di parlare di un piano industriale.

Molti chilometri più giù, a Bari e a Matera l’incertezza sul futuro del lavoro per molti si è trasformata in rassegnazione: un mese fa i 2.950 dipendenti della Natuzzi , azienda simbolo del sofà di qualità, si sono visti prorogare la cig in deroga fino al 15 ottobre: si lavora a rotazione per qualche giorno al mese, seguendo un valzer che va avanti dal 15 giugno del 2005. Ad ottobre i sindacati sono attesi al ministero dello Sviluppo per mettere a punto un accordo di programma. Da queste parti dal Duemila, secondo quanto ricostruisce il segretario generale Fillea-Cgil Saverio Fraccalvieri sono andati perduti migliaia di posti di lavoro. Colpa dell’euro troppo forte sul dollaro e della crisi dei mercati, l’indotto del divano oggi conta cinque o sei mila addetti contro i 14mila di dieci anni fa. Così sono almeno settemila gli ex lavoratori che tirano a campare con la «mobilità in deroga» concessa dalla regione Puglia.

L’indotto, il lato oscuro dell’industria in crisi si sta sgretolando anche da altre parti. Nel mondo degli elettrodomestici e del cosiddetto bianco, per esempio. In questo settore la madre di tutte le vertenze si chiama Antonio Merloni . I dipendenti marchigiani, umbri ed emiliani del gruppo di Fabriano sono tremila. Settemila con l’indotto. Da ottobre 2008 sono fermi, in cig straordinaria quasi a zero ore, in attesa di essere venduti a pezzi. Cosa che forse, annuncia Anna Trovò segretaria nazionale Fim-Cisl, avverrà per le produzioni di bombole a gas e cucine. Da qualche giorno anche i cugini della Indesit di Brembate, Bergamo e Refrontolo, Treviso, vivono nell’incertezza: il nuovo piano prevede la chisura dei due siti che occupano più di 500 persone. Che siano lavatrici, automobili, telefonia o chimica, poco cambia. Esuberi e cassa integrazione sono il presente di 600mila lavoratori.

E il ridimensionamento sembra il destino di pezzi grossi dell’industria. Nel settore chimico Vinyls e Lyondell-Basell cercano acquirenti, Eurallumina è ferma da un anno. I circa seimila addetti ai call center di Phonemedia oggi manifestano a Torino, Bari e Catanzaro, per ottenere un tavolo che faccia il punto sul futuro di questo asset del gruppo Omega . Lo stesso a cui è stata ceduta Agile , la costola di information technology di Eutelia che occupava duemila persone. Nel frattempo Telecom annuncia altri 3.700 esuberi e Fiat chiude Termini Imerese con quasi duemila operai e la Cnh di Imola con 280 dipendenti. Sono alcune tra le vertenze più conosciute. Circa duecento quelle che occupano i funzionari dello Sviluppo economico, anche loro privi di ministro. L’ultimo – ma non per via della crisi – è rimasto senza lavoro.

°°° Il governicchio  che TAGLIA  e  RAGLIA

fanculo

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