Se Garibaldi fosse stato vivo, li avrebbe presi a pedate tutti e duecento.

l fantoccio bruciato – Negli anni Trenta Mussolini impose il raduno annuale a Pontida

Garibaldi bruciato a Vicenza
Il (tiepido) imbarazzo leghista

Il rogo «simbolico» davanti a una discoteca

Il fantoccio bruciato – Negli anni Trenta Mussolini impose il raduno annuale a Pontida

Garibaldi bruciato a Vicenza
Il (tiepido) imbarazzo leghista

Il rogo «simbolico» davanti a una discoteca

Il falò in cui è stata bruciata la sagoma di Giuseppe Garibaldi (
Il falò in cui è stata bruciata la sagoma di Giuseppe Garibaldi (

«Fate scrivere la biografia di Garibaldi al suo peggior nemico e vi apparirà come il più sincero, il più disinteressato e il meno dubbioso degli uomini…», scrisse il Times dopo la morte sfidando a mettere in dubbio la statura morale del condottiero. Sottovalutava il fanatismo dei talebani venetisti. Che l’altra sera, davanti a una discoteca vicentina, hanno bruciato una sagoma barbuta in camicia rossa (nella foto) che portava appeso al collo il cartello: «L’eroe degli immondi».
Il governatore Luca Zaia si è smarcato: «Mi ritengo venetista ma bruciare una sagoma è un segnale a cui stare attenti. Dietro a una figura “c’è una persona”, non bisogna minimizzare e trasmettere messaggi sbagliati ai giovani». Pochino, dirà qualcuno.
Molto, risponderà lui, che cerca di barcamenarsi tra i doveri istituzionali e i mal di pancia dei duri e puri del suo partito e dintorni.
Come quelli del sedicente “Presidente Movimento Veneti” che, in una lettera al quotidiano locale ha spiegato esultante che il rogo «è solo una scintilla, dal 17 marzo aspettiamoci i fuochi d’artificio». Firmato: Riondato Patrik. Con la “k”. “Very polenton”, per un difensore della cultura veneta. Come “very polentons” erano i nomi che portavano i figli di due del commando dei Serenissimi che anni fa assaltarono il campanile di San Marco: Buson Desirée (très révolutionnaire), Contìn Christian & Contìn Genny. Wow! Una goliardata folcloristica? Scrive il Giornale di Vicenza che a far la festa al feticcio dell’eroe di Caprera c’erano 200 persone tra cui «numerosi

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