Da Josto

Questa me l’ero persa, ma in questi giorni sono abbastanza incasinato per la sopravvivenza… Ecco il pezzo segnalato da Josto:


I giochetti da mafioso di Silvio Berlusconi

Articolo di Personaggi d’Italia, pubblicato lunedì 27 aprile 2009 in Venezuela.

[TeleSURtv]

I mafiosi hanno la necessità di esibire l’autorità, il potere, la forza virile. Ed è per questo che è meglio dare la sensazione di assolvere alla buona funzione di macho. Le donne italiane si vergognano delle uscite del loro primo ministro quando deve affrontare temi riferiti alle pari opportunità o alla sicurezza personale: “Gli stupri? Sarebbe comunque impossibile evitarli”.

Quando Berlusconi ha definito Obama “bello, giovane e anche abbronzato”, nel mondo si sono susseguite reazioni di tutti i tipi ma soprattutto legate al carattere razzista del commento. Il cavaliere si è difeso ripetendo che i suoi critici non hanno senso dell’umorismo e “che è meglio che Dio ci liberi da loro”. Questa giustificazione con tanto di supplica ci riporta ai modi in cui la mafia risolve i suoi problemi. Mafia a cui Berlusconi non è nuovo, ma piuttosto uno dei suoi discepoli più promettenti e prestigiosi.

I quotidiani dell’epoca, 1982, scrivono in modo semplice e meccanico che un uomo, identificato con il nome di Roberto Calvi, fu trovato impiccato (suicida) sotto il ponte dei “Frati Neri” che attraversa il Tamigi, con tanto di mattoni nelle tasche e circa 15.000 dollari in contanti. Calvi era il presidente del Banco Ambrosiano a sua volta legato alla banca vaticana, motivo per il quale era conosciuto come il “banchiere di Dio”. Perciò il suicidio trovava spiegazione nei suoi errori di gestione e nella rassegnazione di fronte alla bancarotta. Ma in seguito si seppe che c’erano motivi per credere che ci si trovava di fronte ad un omicidio che aveva le sue origini nelle viscere della mafia italiana. È da lì che riecheggia il nome di Licio Gelli il “reverendo” che guidò la società segreta Propaganda 2, la Loggia P2. In seguito si successero una serie di omicidi e “suicidi” in stile mafioso che ripulirono di testimoni e coinvolti nei fatti, l’oscuro cammino della la loggia P2. È il caso di Michele Sindona (banchiere del Vaticano), avvelenato in carcere.

Ma la storia ha altri precedenti. Nel 1978 si verifica l’assassinio di Aldo Moro e la morte (delitto?) di Giovanni Paolo I, Albino Luciani, il Papa del sorriso. In questi due episodi c’è la mano della P2. Questo è molto ben documentato da David Yallop nel libro “In nome di Dio”.

Quindi la P2 riuscì a penetrare nella vita politica, sociale, economica, militare e culturale dell’Italia. Non ci troviamo di fronte al progetto regionale o limitato della mafia siciliana. Negli archivi di Licio Gelli venne rinvenuta una lista di mille personaggi che conferma la conquista dello Stato da parte dell’organizzazione mafiosa. In tale mosaico ha un ruolo di spicco Silvio Berlusconi. Questo è risaputo in buona parte del mondo e in tutta Italia, ciononostante il cavaliere ottiene la fiducia della gente e riesce a convertirsi nel protagonista attuale della politica della penisola.

Per questo quando Berlusconi durante la campagna elettorale a Cagliari parlò delle atrocità della dittatura argentina sostenendo che “erano belle giornate, li facevano scendere dagli aerei”, quando i torturatori lanciavano in mare le vittime vive dagli aerei, non lo disse solo per fare una battuta, forse, nel subconscio si riferiva al suo omologo Emilio Massera che, giunto con altri esaltati della milizia, oppresse gli argentini. Come si riferiva a José López Rega, ministro di Juan Domingo Perón, cofondatore della Tripla A, Alleanza Anticomunista Argentina. E ad altri personaggi illustri che all’epoca delle dittature in America Meridionale attuarono il Piano Condor non solo in Argentina ma anche in Cile, Uruguay, Paraguay e Brasile. Tutti loro e molti altri che godono dell’anonimato, furono reclutati dalla mafia che ha appoggiato Berlusconi. La P2, alimentata dalla CIA, aveva tentacoli molto lunghi.

Così in Sudamerica i mafiosi del narcotraffico vengono estradati nella UE e in Europa i loro pari finiscono a governare, questi mantengono in comune la “narcocultura”, un modo di comportarsi, vestirsi, divertirsi e mostrare un potere che supera gli oceani, i continenti, le razze, le lingue, le classi sociali.

La mafia in America, al pari di quella in Italia si è dedicata a rafforzare il potere della destra. Sia a livello di logistica o, quando le condizioni lo richiedono, gestendo il potere direttamente. Oggigiorno non si sa chi ha più potere di corrompere, se alcuni “uomini di Stato” o i capimafia. Di sicuro da poco in Colombia un capo ‘para’ del traffico di droga si lamentava di come “gli affari e i conti andavano bene fino a quando non sono comparsi nelle nostre riunioni i dottori…I politici sono arrivati e hanno cominciato a corrompere le nostre organizzazioni”. Ma come?

In questo senso Berlusconi, divide inoltre, con i capi di casa nostra, la sua mania di comprare tutto, fare vita sociale e quell’ossessione di mostrare la virilità collezionando donne del mondo dello spettacolo. I mafiosi hanno l’esigenza di mostrare il comando, il potere la forza virile. È per questo che è meglio dare la sensazione di assolvere alla buona funzione di macho. Le donne italiane provano vergogna per le uscite del loro primo ministro quando si tratta di parlare di temi che si riferiscono alla parità tra sessi e all’insicurezza personale: “Gli stupri? Possono succedere in ogni caso. In Italia dovremmo avere un soldato per ogni bella ragazza, credo che non ci riusciremo mai”. O il caso della giovane disoccupata: il capo del governo non ebbe vergogna a raccomandarle di trovarsi un fidanzato milionario: “Se vuole le presento mio figlio”, le disse. Pablo Escobar avrebbe detto lo stesso.

È normale che un uomo come Berlusconi professi idee di destra, la sua formazione e il compromesso mafioso con la P2 non dà luogo ad altra possibilità. Infatti l’esistenza della P2 è stata sempre considerata dalla CIA un mezzo per contenere l’influenza del Partito Comunista in Italia e di conseguenza in Europa. Una delle molte vie che la mafia e la CIA hanno percorso e conquistato con successo, è il controllo dei mezzi di comunicazione di massa. È su questo terreno che si è mosso come imbroglio strumentale Berlusconi.

Il documento di Gelli denominato Piano di Rinascita Democratica, si proponeva di spaccare il movimento sindacale italiano e rilanciare una visione apertamente anticomunista di fronte all’avanzare delle forze progressiste. La P2 è stata coinvolta nella strage di Bologna come sviluppo della “strategia della tensione”, opera della struttura clandestina Gladio, una formazione paramilitare della NATO che operò in piena guerra fredda. La CIA e la P2 tornano in azione di comune accordo nel caso Irangate. Questo fatto lo si conosce nel dettaglio, prodotto dallo scambio di recriminazioni pubbliche tra il presidente Francesco Cossiga e il ministro Giulio Andreotti.

La cospirazione e le società segrete entrano molto presto nella vita di Berlusconi. Suo padre Luigi lavorava nella Banca Rasini, un braccio finanziario della mafia siciliana. Lo stesso, nel 1974 assume la proprietà di Telemilano. Quattro anno dopo lancia a livello nazionale Canale 5. Finisce l’opera acquisendo il monopolio della TV di stato e orgoglio dell’Italia: la RAI.

Successivamente salta in Francia (La Cinq, Chain e Cinema 5). Subito dopo passa alla Spagna con Telecinco. Attualmente possiede in mezzi di comunicazione la più importante azienda di pubblicità italiana e Endemol che crea i format di tutti i tipi di programmi televisivi che vengono poi “nazionalizzati” in qualsiasi paese. Per quanto riguarda la stampa, possiede il controllo de Il Giornale, La Repubblica, L’Espresso, Epoca e una lunga lista. Nel mondo editoriale, Mondadori; nell’industria dell’intrattenimento, anche se tutto in Berlusconi lo è, possiede Blockbuster e un’infinità di società che ampliano il suo potere mediatico.

Per finire ha comprato il paese includendo il suo controllo statale. La televisione è un modo di ostentare la sua importanza. Controlla i canali privati come imprenditore e quelli pubblici come capo del governo, il 90% degli schermi e il 100% delle reti. Sarà possibile vincere una competizione elettorale in maniera civile contro di lui? Ciononostante l’Italia è un modello di democrazia del primo mondo. Le repubblichette controllate dai mafiosi corrispondono alle regioni sottosviluppate del pianeta e per loro c’è tutta la pena e la considerazione del mondo libero.

Oh l’Italia del rinascimento, dell’antropocentrismo, quella di Leonardo e Michelangelo, di Dante e Petrarca! In mano di chi sta? Non può essere che con tanti lumi e intelligenze, orgoglio dell’umanità, si ritrovi offuscata dalla fioca luce di Machiavelli.

[Articolo originale “Los chistecitos mafiosos de Silvio Berlusconi” di Mario López ]

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Addio, macho!

“Scusa cara, stasera ho mal di testa”
Rapporto fisico assente in più di 20 milioni di matrimoni americani

Adesso sono gli uomini a fuggire dal sesso. Uno studio americano abbandona il mito del macho
MIRELLA SERRI
ROMA
Tu ti sei abbigliata come un angelo di Victoria’s Secret in micro slip di pizzo nero abbinato con reggiseno Black Diamond. Hai predisposto luci basse, candele, vasca piena e bagnoschiuma fragrante. Ma invece del bagno caldo arriva la doccia fredda. «Scusa, tesoro, ma stasera proprio non ce la faccio, mi scoppia la testa». Già, proprio così. Negli anni Settanta, in oltre il 70% dei casi, il «mal di testa» diplomatico lo accusavano signore e signorine. Il maschio invece era sempre pronto a tuffarsi nella vasca.

C’era una volta
Negli anni Venti, su 2.200 donne americane, il 25 per cento dichiarava che la prima esperienza sessuale le aveva profondamente disgustate. I prof dello chicchissimo Vassar College suggerivano alle allieve che non era glamour ostentare in maniera esuberante il proprio godimento. La libido femminile, abituata da secoli ad esser imbavagliata, a volte esplodeva in attacchi di isteria (i dottori, fino ai primi del ‘900 per calmare le pazienti inquiete massaggiavano la zona pelvica, facendo finalmente raggiungere loro la pace). Ora tutto cambia: «lei», da sempre costretta a iperboli da grande attrice, oggi spesso si esibisce sul palcoscenico delle voglie e degli appetiti. Tutto bene, le notti pullulano di piaceri proibiti? Per nulla. I dati sono sconfortanti. Attualmente il rapporto fisico è assente in più di 20 milioni di matrimoni americani; tra il 15 e il 20 per cento delle coppie degli Stati Uniti fa sesso meno di dieci volte l’anno; 40 milioni vivono un legame coniugale lavato con la candeggina. Queste le più recenti acquisizioni: ce le offre la coppia di esperti Bob Berkowitz e Susan Yager ne «L’amore bianco. Perché gli uomini non lo fanno più (e cosa ci puoi fare)», (Piemme editore). I due sessuologi americani hanno testato più di 4 mila persone (33 per cento uomini e 67 per cento donne di varia età con esperienze matrimoniali o di convivenza). La conclusione: dopo la prima fase di un rapporto il sesso occupa solo il 3 per cento della vita di coppia, come ci dicono medici e terapeuti. Una piccola frazione. Ma fondamentale nell’ordinaria armonia di una regolare vita coniugale. Proprio questo segmento adesso viene a mancare sempre più spesso. A chi la responsabilità?

Il gelo
La maggior parte delle donne, osservano i sessuologi, è maturata e cresciuta nell’antica certezza: gli uomini lo vogliono (il sesso) comunque e sempre. Approdate a un legame duraturo fanno una scoperta. Il signore e padrone del talamo non è sempre tale. Quando la musica ammutolisce e il volume si abbassa – come spiega un recente rapporto della United States Health and Social Life Survey – a mettere la sordina è lei al 33 per cento e lui al 20. Il macho è però reticente a confessare le proprie debolezze. Il Family Health Center di David Schnarch – che ha catalogato le relazioni di coppia per oltre 20 anni – afferma che a questa percentuale bisogna assommare un buon 20 per cento di giovani e meno giovani che il sesso lo praticano una o due volte l’anno. Ma che tengono segrete le loro scarse performance. Insomma l’incremento dei matrimoni senza piacere oggi sarebbe da attribuire proprio ai lor signori. Come si spiega questa tendenza? Quali motivazioni adduce lui per la fuga dall’eros coniugale? Cosa gli anestetizza tanto la libido? Il 68 per cento degli interpellati – al questionario dei sessuologi si poteva dare più di una risposta – attribuisce il «mal di testa» alle carenze delle partner. Bramose, non c’è dubbio. Il 56 per cento delle donne intervistate ha dichiarato di amare molto il piacere e solo il 4 per cento ha affermato di non averne alcun interesse. Eppure – secondo le opinioni dei maschi che spesso però confliggono con le affermazioni femminili – le compagne e spose sarebbero incapaci di svegliare sensi sopiti.

Lo scontro
I deficit più frequenti? Sarebbero prive di fantasia («sempre la stessa posizione»); poco dedite e ribelli alle pratiche più ambite (il 58 per cento degli uomini descrive partner riottose al rapporto orale: ma solo il 20 per cento delle donne si dice contraria); estremamente aggressive, pronte alla critica, alla sottovalutazione (per il 44 per cento dei maschi). Decise a svalutare mariti e conviventi da tanti punti di vista: da quello professionale a quello genitale (subalterne allo stereotipo dell’organo sessuale maschile per secoli ritenuto tanto più capace di procreare quanto più imponente). A mettere un freno ad assalti diurni e notturni – confessano i partner – c’è poi il porno on line: il 58 per cento degli intervistati fa confronti tra star a luci rosse e consorti. L’assenza di appeal è comunque fondamentale: il 38 per cento dei maschi non è più interessato alla moglie «perché ingrassa». E le relazioni extraconiugali? Il 24 per cento delle donne e il 27 dei mariti ha avuto un’altra storia dopo che i rapporti con il coniuge si sono interrotti. E poi, c’è la separazione? No. Più del 70 per cento delle coppie sondate resiste. Non si divorzia per difficoltà economiche, per i figli, per convinzioni religiose e per tante altre ragioni. Il matrimonio dunque vince. In bianco.

san_valentino01g

abbiocco

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