Regali del mafionano alle cosche: ponte, siamo in debito di 500 milioni per un delirio inesistente.

Ponte sullo Stretto, pasticcio da 500 milioni. Il governo adesso è nei guai.°°° Il governo se ne fotte: NOI, SIAMO NEI GUAI!!!

Impregilo attacca: “Il decreto che blocca tutto è illegale. Gli appaltatori della grande opera infrastrutturale si sentono già i soldi in tasca: mezzo miliardo di euro di penali che l’esecutivo deve sborsare. Sono le conseguenze del contratto firmato nel 2006

Ponte sullo Stretto, pasticcio da 500 milioni. Il governo adesso è nei guai

 Pagheremo caro, pagheremo tutto. Gli appaltatori del ponte sullo Stretto si sentono già in tasca almeno 500 milioni di euro di penali per lo stop alla costruzione. Il goffo tentativo del governo dei tecnici di fermare la valanga con un decreto legge non è servito. Il consorzio Eurolink(formato da Impregilo, Condotte, Cmc, Sacyr e altri minori) ha già spedito la raccomandata per chiedere il recesso dal contratto e il pagamento delle penali dovute. Nella migliore delle ipotesi si finirà in tribunale, cosicché uno stuolo di avvocati si aggiungerà alla lunga lista di chi si è arricchito con il ponte mai fatto. Il decreto che sospende tutto per due anni, per chiudere la partita in modo indolore, è considerato illegale dai costruttori, forti anche della protesta dell’ambasciata di Spagna a Roma (Sacyr è spagnola), che ha diffidato il governo italiano dal cambiare per legge il contenuto di un contratto. Probabilmente il governo ha giocato duro supponendo che i protagonisti della strana vicenda avessero la coscienza abbastanza sporca da non protestare. Solo che l’estate scorsa Impregilo è passata di mano, dal gruppo Gavio al gruppo Salini. Il nuovo padrone può battere cassa senza aver nulla da temere sul passato.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/12/16/ponte-sullo-stretto-pasticcio-da-500-milioni-governo-adesso-e-nei-guai/447238/

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Burlesquoni: l’uomo senza dignità

Furio Colombo

30 ottobre 2011

L’uomo senza dignità

Che cosa pensare (e che cosa avranno pensato in Europa) di un primo ministro che torna da un incontro difficile dove hanno deciso di lasciargli ancora un po ’ di tempo per cominciare un lavoro urgente che lui ha trascurato a lungo, e lui si precipita a collegarsi con lo show televisivo Porta a Porta per annunciare che “il suo piano è stato accettato e lui è stato promosso”?.

Nelle stesse ore tutto il suo governo era nell’aula della Camera dei Deputati (tutti i ministri e squadroni di sottosegretari) e ci sono rimasti per tutte le ore utili al lavoro, in tutte le sedute della settimana parlamentare, tra il 24 e il 27 ottobre perché era previsto il massacro dello art. 41 della Costituzione. Ma quel massacro, desiderato più ardentemente della “promozione” in Europa non è stato neppure tentato, buttando avanti invece piccole ratifiche o nobili mozioni (però non del governo ma dell’opposizione).

Infatti quasi ad ogni chiamata al voto del presidente di turno, la truppa di Berlusconi risultava, pur con tutti i ministri e i sottosegretari presenti, un voto sopra, un voto sotto, un voto pari, che vuol sempre dire sconfitta per chi ha chiesto la votazione. Traduzione: non possono governare. E non possono far approvare le

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Ponte sullo stretto: come derubare gli italiani.

Alessio Pisanò

19 ottobre 2011

Il Ponte sullo stretto nel cestino di Bruxelles
Le linee guida Ue bocciano il progetto

“Se l’Italia vuole il Ponte se lo deve pagare da sola (9 miliardi di euro)”. Matteoli: “Il Ponte per il governo resta una priorità essenziale”. Intanto il Corridoio V resta in alto mare e i finanziamenti Ue sempre in forse

A Bruxelles nessuno ci ha mai creduto davvero. Eccetto forse Antonio Tajani quando era commissario Ue ai Trasporti. Con la pubblicazione delle linee guida delle grandi reti infrastrutturali nel campo dei trasporti, dell’energia e delle telecomunicazioni, il progetto del Ponte sullo Stretto finisce definitivamente nel cestino. Non ce n’è infatti traccia nella lista delle
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Il mafioso dell’utri

Un uomo colto. Sul fatto
di Marco Travaglio

Ci sia consentito di ringraziare dal più profondo del cuore il sen. Marcello Dell’Utri, noto pregiudicato e soprattutto bibliofilo tra i più raffinati. Grazie perché non delude mai: trent’anni dopo la prima intercettazione che lo immortalò a colloquio con l’eroico Mangano, continua a ricevere mafiosi e a farsi beccare al telefono senza usare precauzioni. L’altro giorno, quando girava voce di un misterioso senatore sorpreso a colloquio con uomini della ‘ndrangheta, ci siamo detti: no, non può essere ancora lui. Basta con questa cultura del sospetto che associa il suo nome a qualunque scandalo dell’orbe terracqueo. Ogni tanto si riposerà anche lui, che diamine. Invece s’è scoperto che l’uomo al telefono col bancarottiere Aldo Miccichè, latitante in Venezuela, era Dell’Utri. L’uomo che riceveva nel suo studio Antonio Piromalli, reggente del clan calabrese impegnato nei brogli esteri, e suo cugino Gioacchino, avvocato radiato dall’Ordine per una condanna di mafia, era ancora lui. L’uomo che poi ringraziava Miccichè per avergli mandato a casa quei «due bravi picciotti», era sempre lui. Grazie senatore per agevolare, con la sua sostenibile leggerezza dell’essere, gl’investigatori. La prima volta fu nel 1980, quando si fece sorprendere al telefono con Vittorio Mangano a parlare di «cavalli». La seconda nel 1986, quando il Cavaliere lo chiamò per informarlo di una bomba appena esplosa nella villa in via Rovani: ma «fatta con molto rispetto, quasi con affetto», un «segnale acustico» tipico dell’eroico Mangano (che fra l’altro non c’entrava perché era in galera). La terza un mese dopo, quando il mafioso Tanino Cinà gli telefonò per annunciargli l’arrivo di quattro cassate: una per lui, una per suo fratello, una per Confalonieri, una extralarge da 10 chili per Silvio. Le rare volte in cui non parla al telefono, le sue agende parlano per lui: due appunti del novembre ’93 («2-11, Mangano Vittorio sarà a Milano per parlare problema personale»\, «Mangano verso il 30-11») rivelano che, mentre dava gli ultimi ritocchi a FI, riceveva a Publitalia il solito Mangano, reduce da 11 anni di galera per mafia e droga. Altre volte, al telefono, parlano di lui gli amici degli amici. Come due uomini legati alla mafia catanese, Papalia e Cultrera, che il 25 marzo ’94 si preparano alla prima vittoria azzurra: «Il giorno in cui Berlusconi salirà, come ho detto in una cena alla presenza anche di Marcello, si dovranno prendere tante soddisfazioni… fra cui l’annientamento dell’amministrazione (la giustizia, ndr), perché sono gruppi di comunisti!». Marcello è lo stesso che il 12 ottobre ’98 riceve nell’ufficio di via Senato a Milano Natale Sartori (socio della figlia di Mangano in una coop di pulizie), pedinato dalla Dia in un’indagine per droga. Due mesi dopo, 31 dicembre, la Dia filma Dell’Utri mentre incontra a Rimini il falso pentito Pino Chiofalo, che organizza un complotto per calunniare i veri pentiti che accusano Marcello. Maggio ’99: Dell’Utri è candidato in Sicilia all’Europarlamento: un picciotto di Provenzano, Carmelo Amato, vota e fa votare: «Purtroppo dobbiamo portare a Dell’Utri, se no lo fottono. Pungono sempre, ‘sti pezzi di cornuti (i giudici, ndr). Questi sbirri non gli danno pace». Maggio 2001: il boss di Brancaccio, Giuseppe Guttadauro, parla col mafioso Salvatore Aragona: «Con Dell’Utri bisogna parlare», «alle elezioni ’99 ha preso impegni» col boss Gioacchino Capizzi «e poi non s’è fatto più vedere». Aragona rivela: «Io sono stato invitato al Circolo, che è la sede culturale e intellettuale di Dell’Utri in via Senato, una biblioteca famosa». Nel 2003 Vito Roberto Palazzolo, condannato per narcotraffico, imputato per mafia e rifugiato in Sudafrica, aggancia Dell’Utri e la moglie perché premano sul ministro di Giustizia – scrivono i pm – «per ammorbidire le richieste di rogatoria e di estradizione». Nel 2005 la Procura di Monza intercetta due finanzieri, Savona e Pelanda, che parlano del Ponte sullo Stretto e il secondo ha appena saputo dall’amico Dell’Utri che «la gara d’appalto la vince l’Impregilo». Profezia puntualmente avverata. Nel 2005, scandalo scalate & furbetti. Mica c’entrerà Dell’Utri anche lì? No, nelle intercettazioni lui non parla e nessuno parla di lui. Ma poi arrestano Fiorani, e questo parla di 200 mila euro da sganciare ai senatori forzisti Grillo e Dell’Utri. Nessun reato, stabiliscono i giudici. Ma il suo motto è quello di Piercasinando: «Io c’entro». Sempre. Come diceva Montanelli, « Dell’Utri è un uomo colto. Soprattutto sul fatto».

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Voglio sapere!

TERREMOTO: DI PIETRO, DAI CROLLI AD ALLARME GIULIANI, IO VOGLIO SAPERE…
(Adnkronos) – “Io voglio sapere”: sono tanti gli interrogativi sul terremoto sollevati dal leader dell’Idv, Antonio Di Pietro, che dal suo blog domanda in primo luogo perche’ “alcuni edifici pubblici sono crollati come castelli di sabbia. Voglio sapere perche’ -continua Di Pietro- Giampiero Giuliani e’ stato trattato come un pazzo allarmista in un telegiornale di ‘Studio Aperto’ il 2 aprile, 4 giorni prima del terremoto, e poi denunciato per procurato allarme. Voglio sapere perche’ il governo non ha preso in seria considerazione le parole di un esperto, e con chi abbia condiviso di correre questo rischio”.

“Sperando che la risposta non sia quella che ho gia’ ascoltato -aggiunge il leader dell’Idv- e cioe’ che non si sarebbe potuto evacuare l’Abruzzo, ma almeno gli edifici pubblici a piu’ alto rischio compresa la casa dello studente dove da giorni si udivano sinistri scricchiolii. Voglio sapere perche’ i media si affannano a coprire queste notizie”. “Voglio sapere – continua Di Pietro – perche’ il governo sponsorizza l’Impregilo, societa’ coinvolta nello scandalo dei rifiuti di Napoli, nell’eterno cantiere dai finanziamenti senza fondo della Salerno Reggio Calabria, nella costruzione di parte dell’ospedale San Salvatore sgretolatosi a L’Aquila ma costato nove volte in piu’ del preventivato”.
TERREMOTO: DI PIETRO, PERCHE’ GOVERNO SPONSORIZZA IMPREGILO?...
(ANSA) – ‘Voglio sapere perche’ il governo sponsorizza l’Impregilo, societa’ coinvolta nello scandalo dei rifiuti di Napoli, nell’eterno cantiere dai finanziamenti senza fondo della Salerno-Reggio Calabria, nella costruzione di parte dell’ospedale San Salvatore sgretolatosi a L’Aquila, ma costato nove volte in piu’ del preventivato’. E’ quanto scrive il leader dell’Italia dei valori, Antonio Di Pietro, sul suo blog. Di Pietro, chiede ‘giustizia’ per la gente d’Abruzzo e si riferisce in particolare alla societa’ Impregilo: ‘Voglio sapere – dice – perche’ dopo questa conclamata inadeguatezza di uno dei piu’ grossi gruppi edili del Paese, Silvio Berlusconi si ostini ad appaltargli l’opera inutile del Ponte di Messina’.

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