«L’Italia privatizzi tv, trasporti ed energia» STOGAZZO! E’ già tutto in mani di faccendieri privati e non funziona nulla.

«L’Italia privatizzi tv, trasporti ed energia»

L’invito dell’Ocse nel rapporto sulla crescita dove si rivela che il governo Monti ha piani per «realizzare le privatizzazioni»

 

Mario Monti (Ansa)Mario Monti (Ansa)

MILANO – Italia è stata promossa, anche se c’è ancora molto lavoro da fare. L’Italia infatti deve ridurre la proprietà dello Stato «specialmente nei settori dei media televisivi, dei trasporti, dell’energia e dei servizi locali». È quanto torna a chiedere l’Ocse (l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) nel rapporto sulla crescita dove si rileva come il governo Monti abbia piani per «realizzare le privatizzazioni». 

LAVORO – L’Ocse chiede anche di «Ammorbidire la protezione del lavoro sui contratti standard». L’Italia infatti: «non ha ancora intrapreso azioni significative» ma sta «considerando una riforma del mercato del lavoro, mirata ad ammorbidire le tutele sui contratti standard» con «una riforma welfare per migliorare la rete di sicurezza per i disoccupati».

CONCORRENZA – L’Italia deve «anche ridurre le barriere alla concorrenza» si scrive sempre nel rapporto annuale dell’Ocse, che fa riferimento a diversi settori, tra cui professioni, servizi locali e commercio. «Il peggio è alle spalle – si dice sempre nel rapporto – ma la disoccupazione resterà alta per tutto il 2013, non ci saranno prospettive di ripresa e i bilanci pubblici rimarrano su livelli insostenibili per molti Paesi dell’area Ocse».

GENERAZIONE PERDUTA – L’Ocse ha poi lanciato un allarme sul rischio disoccupazione giovanile. Ci sono infatti al momento più di 200 milioni di disoccupati nel mondo, e 45 di questi nei paesi Ocse: 14 milioni in più rispetto a prima della crisi. Lo ha ricordato il segretario generale dell’Ocse Angel Gurria che ha sottolineato come la situazione «stia diventando drammatica, soprattutto guardando alla disoccupazione tra i giovani che ha raggiunto il 20% e in alcuni paesi come la Spagna anche il 50%». Bisogna quindi fare tutto il possibile per evitare il rischio di «una generazione perduta», attraverso politiche che favoriscano il reinserimento del mercato del lavoro da parte di coloro che lo hanno perso da un anno o di più.

Redazione Online

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