A Roma le carte su Scajola
“Indagatelo per riciclaggio”
Perugia, i segreti del pc di Anenmone. Versamenti anche a Bertolaso e al cardinale Sepe. Nella contabilità anche la figlia di Lunardi. Tra i regali anche un frullatore, terra per vasi e un trasformatore per il mezzanino al Colosseo
dal nostro inviato CARLO BONINI
Claudio Scajola
PERUGIA – Ne aveva per il Diavolo e per l’Acqua Santa, Diego Anemone, il Grande Elemosiniere del sistema degli appalti. Fossero centinaia di migliaia di euro per “case da ministro” o 8 euro per il “bollino blu” del controllo dei gas di scarico dell’auto. Per dirne qualcuna: 230 mila euro, di cui nulla sin qui si era saputo, per il preliminare di acquisto del celebre mezzanino vista Colosseo di via del Fagutale, il cui proprietario, l'”inconsapevole” Claudio Scajola, “ignorava” il vero compratore (e cioè lui, Diego Anemone). Cinquemila euro consegnati al cardinal Crescenzio Sepe, guida di Propaganda Fide. Contanti a fiumi per accudire i bisogni, anche di lavanderia, del potentissimo capo della Protezione Civile Guido Bertolaso, nonché per sedare le richieste della famiglia di Angelo Balducci, presidente del Consiglio Superiore dei lavori pubblici. E ancora: la miseria dell’acquisto di un frullatore, della terra per vasi, e di un trasformatore per un onorevole “ministro” (ancora Scajola, per i pm), la “tassa” delle cene elettorali di Forza Italia (4 mila euro), spese immobiliari per il presidente dell’Enac Vito Riggio (oltre 18 mila euro), ventimila euro a beneficio di un immobile (piazza Capponi) della patinata coppia Giulio Violati-Maria Grazia Cucinotta, un significativo giro di contanti verso Martina L., identificata come la figlia del ministro Pietro Lunardi.
Cade l’ultimo segreto che proteggeva la contabilità occulta del costruttore Diego Anemone. I file estratti dal computer della
sua segretaria, Alida Lucci, dal Ros dei carabinieri di Firenze e ora trascritti in 900 pagine depositate ieri agli atti della cosiddetta “inchiesta G8”, consegnano ai pm Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi, un documento cruciale che torna ad accusare i principali protagonisti di questo affaire. E che annuncia nuova tempesta per Claudio Scajola. La posizione dell’ex ministro, oggi impegnato a riprendersi il coordinamento del Pdl, è stata trasmessa da Perugia al procuratore aggiunto di Roma Alberto Caperna (che nelle prossime ore riceverà anche queste ulteriori 900 pagine) perché, “anche alla luce delle nuove acquisizioni”, “valuti la possibilità” di una sua iscrizione al registro degli indagati per riciclaggio.
SOLDI PER SCAJOLA DAL 2001
Scajola, dunque. Di lui, il certosino Anemone (al costruttore non sfugge un centesimo delle sue “liberalità”), che lo archivia come “Scaiola” o preferibilmente “Scaj”, annota una prima volta nell’ottobre del 2001, quando è ministro dell’Interno e il denaro si conta ancora in lire. “5 milioni per rimborso Vanessa spese ministro”; “1 milione spese autista Scaiola”. Lo ritroviamo quindi il 19 maggio del 2004, due mesi prima del contratto definitivo di compravendita del mezzanino di via del Fagutale (6 luglio) che lo farà felice e “inconsapevole” proprietario. Sapevamo sin qui che Anemone, tramite l’architetto Zampolini, aveva “contribuito” per 900 mila euro. Ora, salta fuori che il costruttore si muove già per il compromesso e per saldare le spese di agenzia: “compromesso (200)+agenzia (30) Scaj”. Fanno 230 mila euro. Che vanno sommati ad altri misteriosi 168 mila di “rimborso” così segnalati in uscita il 21 ottobre 2004: “c/c via del Fagutale Rimb. A Maria Corse”. Non è tutto. Ci sono 147 euro e 60 per l’elettricista (5 agosto 2004), 96 euro per un banale trasformatore in via del Fagutale, 83 euro e 20 per “terra segr. Scaj” e, “verosimilmente”, ritengono i pm, 100 euro di “rimborso” che la contabilità indica “per frullatore Ministro”.
LA FIGLIA DI LUNARDI
Ce n’è anche per un altro ex ministro, quel Pietro Lunardi, accusato di corruzione per
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