Lucio Stanca: ladro e arrogante!

Stanca: “Il mio doppio stipendio?

Rispondo al Pdl non a Repubblica”

La replica dell’amministratore delegato alla domanda della nostra cronista sul suo doppio mandato di manager e parlamentare. E ancora, a proposito delle sua assenze alla Camera: “Certo che sprecate molta carta, eh?”
di Alessia Gallione
Lucio Stanca
stanca

STANCA  E  BERLUSCONI

bigazzi

Devo rispondere ai miei elettori e al gruppo del Pdl, non certo a Repubblica. Lo scriva, lo scriva bene ‘non certo a Repubblica’”. Lucio Stanca ha risposto così alle polemiche sul suo doppio incarico (e stipendio) come parlamentare e amministratore delegato della società di gestione di Expo. Repubblica Milano ha pubblicato nei giorni scorsi i dati delle sue presenze a Montecitorio crollate dallo scorso aprile, quando Stanca è stato designato alla guida della società che organizza l’Esposizione milanese del 2015.

A settembre 2008 il deputato Lucio Stanca partecipa al 98,26 per cento delle votazioni in aula: 113 su 115. A ottobre 2009 il deputato e, nel frattempo, ad di Expo è mancato al 95,78 per cento delle votazioni: su 166 discussioni, ha premuto il pulsante elettronico solo sette volte. Dati a cui Stanca ha risposto: “Certo che sprecate molta carta, eh?”. E ancora: “Queste sono le mie responsabilità: gli elettori del Pdl e il gruppo del Pdl, non Repubblica”.

°°° E certo, infatti i milioni ogni anno te li dà Berlusconi di tasca sua, mi NOI COI NOSTRI SACRIFICI. Ladro e arrogante!

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Di mangiare non si Stanca

Polemica sulla nomina dell’ex ministro. Bossi convince Berlusconi
Lo stipendio del manager è stato abbassato a 480 mila euro
A Stanca l’Expo di Milano
scontro su soldi e incarico
di ALESSIA GALLIONE

A Stanca l’Expo di Milano scontro su soldi e incarico

Lucio Stanca
MILANO – Dopo un anno di scontri per le poltrone e paralisi parte la società che dovrà gestire i soldi e i cantieri di Expo. E parte nel nome di Lucio Stanca, l’ex ministro dell’Innovazione del governo Berlusconi, che lo stesso premier ha voluto al posto del fedelissimo di Letizia Moratti, Paolo Glisenti, alla guida della macchina operativa che condurrà Milano verso l’Esposizione universale del 2015.

Il manager è stato nominato amministratore delegato e vicepresidente della spa Expo, ma le polemiche che hanno accompagnato la sua designazione continuano. Con il centrosinistra all’attacco per il doppio incarico di ad e parlamentare e per lo stipendio che riceverà: da un’ipotesi iniziale di 700mila euro circolata nei giorni scorsi, il cda – contrario il rappresentante della Provincia, Enrico Corali – ha votato una cifra fissa di 300mila (330 con il compenso da consigliere), più 150mila euro in base ai risultati raggiunti. A protestare, però, era stata anche la Lega e a far scendere la quota sarebbe stato un intervento di Umberto Bossi, che avrebbe convinto Silvio Berlusconi della necessità di riequilibrare le richieste economiche.

Cerca di rimettersi in moto, la locomotiva Expo. E il sindaco-commissario straordinario per Expo, Letizia Moratti, propone “una consultazione cittadina, perché è necessario il coinvolgimento più ampio possibile sulle scelte”. La società, che dal primo aprile non ha neanche più una sede, deve recuperare il ritardo. Lo stesso Stanca non nasconde le difficoltà: “Devo creare una società che non esiste”. Anche se rassicura: “Si è perso qualche mese ma non vedo criticità particolari”.

Il nuovo ad ha definito l’emolumento “molto al di sotto rispetto a quanto poteva essere consentito dal decreto del presidente del Consiglio dei ministri”. Sui poteri: “Ho ottenuto un’ampia autonomia gestionale, nel rispetto delle prerogative del cda”. Per ora non si dimetterà da parlamentare: “Sarà la Giunta delle elezioni di Montecitorio a decidere se esiste incompatibilità. Se non ci sarà sono disponibile a dimettermi nel momento in cui mi accorgessi che davvero esiste un conflitto sui tempi, ma un ad si giudica dai risultati”.

Ieri si è svolta anche un’assemblea dei soci (il governo ha il 40 per cento delle quote, Regione e Comune il 20, Provincia e Camera di Commercio il 10 per cento), che ha ricapitalizzato la spa con 10 milioni di euro. Nel board è entrato il presidente delle Province lombarde, il leghista Leonardo Carioni: ha preso il posto di Angelo Provasoli, l’ex rettore della Bocconi che è diventato il nuovo presidente del collegio sindacale. La posizione più dura sulla doppia nomina di Stanca arriva dal presidente della Provincia, Filippo Penati: “Percepirà un emolumento di 480 mila euro, che si aggiunge a quello da parlamentare. E’ semplicemente scandaloso”. Il deputato del Pd, Vinicio Peluffo, depositerà un ricorso sull’incompatibilità dell’ad alla Giunta per le elezioni e al Comitato per l’incompatibilità della Camera: “E’ assurdo che a svolgere compiti così delicati sia un deputato che potrà dedicarvisi solo nel fine settimana”.

(10 aprile 2009) Tutti gli articoli di cronaca

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Le solite porcate di mafialand

Il trionfo dei conflitti di interesse
di ROBERTO RHO

MILANO – Trecentosettanta quattro giorni dopo la vittoria di Parigi – quando batté la non irresistibile concorrenza di Smirne – Milano ha la sua società di gestione dell’Expo. Ci sono voluti dodici mesi di trattative, spesso litigi, qualche volta vere e proprie faide nel centrodestra, per mettere insieme i cinque nomi del consiglio di amministrazione.

Sul nobile tema scelto dal sindaco Letizia Moratti per conquistare il consenso internazionale – “Nutrire il pianeta, energia per la vita” – nessuno ha più speso una parola, fin qui, né tantomeno elaborato un progetto, consultato un’università, commissionato uno studio. In compenso si è parlato tantissimo di investimenti, infrastrutture, padiglioni, grattacieli, hotel e centri commerciali. Senza che vi sia la certezza che per la realizzazione di tutto ciò ci siano effettivamente i soldi, giacché tutto quello che ha ottenuto la Moratti è che il Cipe recepisse una lista di opere da finanziare, in futuro.

Insomma, quella che a tutti – a destra e a sinistra, al governo Prodi di allora, a quello attuale di Berlusconi, fino alle amministrazioni locali – è sembrata fin dal principio una straordinaria opportunità per riflettere su un tema epocale come la nutrizione del mondo, per offrire a Milano, all’intero paese una grande vetrina internazionale, e a Milano in particolare di ripensare e ridisegnare un progetto di città all’altezza con le metropoli europee, è stata fin qui svilita in una assurda guerra di potere e di poltrone. Il risultato di tutto ciò è un assetto di gestione dell’evento tutt’altro che ideale. Al timone, notizia di ieri, Lucio Stanca, scelto dal premier e rispettosamente nominato ieri dagli azionisti. Tra le polemiche: Stanca, infatti, non ha nessuna intenzione di dimettersi dal Parlamento (è deputato Pdl alla Camera) fino a che la giunta di Montecitorio non avrà deciso sull’incompatibilità dei due incarichi. Incompatibilità che – quand’anche formalmente controversa – è nella sostanza evidentissima: Milano e l’Expo hanno bisogno di un manager a tempo pieno, capace di mettere in moto una macchina che già in partenza si muove con un anno di ritardo. Quale dei due impegni sacrificherà, l’onorevole Stanca?

E poi c’è la questione dello stipendio, che pure ha scatenato polemiche ed è la ragione per cui la Provincia di Milano ha votato contro la nomina: 480mila euro, tra retribuzione e bonus. Che se confrontati con i milioni di euro dei banchieri non sono molti, che sono qualcosa meno di quanto inizialmente previsto, ma sono parecchio più di quello che le leggi vigenti – derogate ad hoc dal decreto con cui Berlusconi fissa i criteri di governance dell’Expo – e forse anche il buon gusto avrebbero suggerito in una stagione come questa. Quanto a buon gusto, Stanca sarà del resto in buona compagnia. La società Expo 2015 era e resta presieduta da Diana Bracco, che è stata a lungo ed è ancora per qualche mese presidente degli industriali milanesi. Dunque, in patente conflitto di interessi: il massimo rappresentante degli interessi privati guida la società che dovrà gestire miliardi di euro pubblici, da distribuire tra le imprese (private) che costruiranno strade, metropolitane, padiglioni, residenze. E che le aziende private hanno già scatenato una vera e propria caccia all’affare, intorno all’area dell’Expo, la Bracco non può non saperlo: la giunta di centrodestra di Rho, il comune dove ha sede la Fiera, ha già detto sì al cambio di destinazione d’uso di un’area industriale, di proprietà del gruppo Bracco, a cinque minuti di auto dai padiglioni espositivi. Dove c’era un’azienda di profumi saranno costruiti un hotel e un centro commerciale.

°°° Voglio solo ricordare, per chi fosse distratto, che anche questo è un regalo di Prodi: grazie al suo indiscusso prestigio internazionale. Voglio ricordare anche che l’unico “amico” di burlesquoni: bush… votò per Smirne e quindi CONTRO MILANO!

oscenita

milan

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