Piccoli burlesquoni crescono: Chiede sussidio al Comune ma la sua azienda evade 13 mln

VARESE – Dichiarava di avere un reddito lordo annuale non superiore a 20 mila euro percependo, di anno in anno, contributi a sostegno del nucleo familiare dal suo comune, Cassano Magnago (Varese). In realta’ la sua azienda, gestita dal nucleo famigliare (padre e figli), e’ risultata aver evaso oltre 13 milioni di euro. L’indebito sussidio, pari a 800 euro al mese, ottenuto illecitamente ai danni dell’ente locale, e’ stato ricevuto dal 2007 al 2010, fino all’intervento dei finanzieri della Compagnia di Busto Arsizio (Varese).

Le Fiamme Gialle, al termine dell’ attività ispettiva, hanno ricostruito in capo alla società di famiglia un’evasione di oltre 13,5 milioni di euro e un reddito pro capite dei soci, tra cui il percettore dell’indennità da 800 euro (un’una tantum annuale) di oltre 2 milioni di euro annui. L’uomo, A.A., di 45 anni, è stato denunciato come gli altri soci per dichiarazione fraudolenta, mentre l’indebito contributo rappresenta una violazione amministrativa. “Tutto è scaturito dall’attento esame della documentazione reperita dai militari della Guardia di Finanza nel corso dell’accesso domiciliare svolto in concomitanza con l’apertura della verifica fiscale – precisa una nota della Gdf -. Tra i documenti visionati, all’occhio dei finanzieri non è sfuggita la domanda presentata al Comune per l’ottenimento del beneficio. Al termine dell’ispezione, pertanto, i militari operanti hanno provveduto alla ricostruzione della reale posizione reddituale in capo a ciascun socio portando alla luce la paradossale vicenda.

Guardia di Finanza

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Da Concita

83 euro al mese

Fate attenzione alle parole, poi passate ai numeri. Nei titoli dei tg la proposta del ministro Sacconi (la controproposta di governo dopo la bocciatura dell’assegno di disoccupazione di Franceschini) è annunciata così: «Pacchetto di aiuti ai precari: raddoppiata l’indennità di disoccupazione per i cocopro». Ma che bella notizia, vediamo meglio. Requisiti richiesti: aver guadagnato fra 5 e 11 mila euro nel 2008, avere tra 3 e 10 mesi di versamenti per la pensione, aver lavorato in un’azienda di un settore in crisi. Già, come si vede, è una piccola platea di precari: circa 10 mila su 800 mila, ha calcolato Lavoce.info. L’1,3 per cento del totale. Esclusi, tanto per fare esempi, i precari della pubblica amministrazione e quelle migliaia di giovani costretti alla partita Iva pur di avere un ingaggio. Quelli, che diamine, sono liberi professionisti. Passiamo ai conti, adesso. Quanto spetterà a questi diecimila fortunatissimi? Una cifra una tantum pari al 20 per cento dell’ultimo stipendio. Non il 10: il 20. Da qui il giubilo per il raddoppio. E quanto è il 20 per cento dell’ultimo stipendio dei pochi eletti? Meno di mille euro. Se si divide per un anno sono 83 euro virgola 33 periodico al mese, 83 sontuosi euro, 2 euro e 76 al giorno. Non si può dire che siano i soldi per le sigarette perché fumare è un vizio. Non si può nemmeno fare la divisione, ammonisce il ministro, perché è una somma una tantum, non è detto che debba servire per un anno, magari in due-tre giorni una settimana al massimo il cocopro con quel gruzzoletto mette su una bella attività in proprio, apre un service, rileva un’impresa, chi può dirlo. È un incentivo alla fantasia italica. Chiaro adesso? Non solo. Il ministro prosegue: «I precari che ricevono il sussidio potranno anche accettare piccoli lavori». Lavoretti, lavori semplici e umili, sono anzi invitati a farlo. Dog sitter nei quartieri alti, falegnami a cottimo, lustrascarpe in galleria e pazienza se nel frattempo sono arrivati i cingalesi a fare gli sciuscià. Cosa vuoi che sia. Indietro gli ultimi, avanti i penultimi. La guerra è fra poveri e pazienza per la laurea in informatica o in ingegneria aeronautica (quelle umanistiche sono ormai pubblicamente disprezzate). Del resto, anche le ragazze che vanno a fare pulizia in casa di chi può permetterselo hanno spesso una laurea, provate a chiedere, quasi tutte un diploma (da infermiera, da educatrice d’infanzia) stanno zitte e puliscono per terra, non si lamentano. È così che si fa. Prendete le badanti romene ad esempio, perbacco. La Romania esempio di cultura mite. Ci voleva Sacconi per il riscatto romeno. Tremonti, intanto, se la prende con Draghi: gli danno fastidio tutti questi controlli di Bankitalia. I controlli in generale, si direbbe. E’ un problema, in effetti, tutta questa gente che sta lì a vedere cosa fai. Zittire, eliminare. Dopo si lavora meglio.

Dice Giovanni De Luna a Bruno Gravagnuolo che «Berlusconi ha fastidio fisico per la democrazia». Dice Marco Paolini a Scampia che «l’economia si è mangiata la cultura, eppure possiamo ancora farcela». Davvero? Possiamo? Il tribunale dei ministri, racconta Federica Fantozzi, accusa Francesco Storace di corruzione in concorso con Giampaolo Angelucci. Parliamo di Sanità. O di economia, se preferite.

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