Facci scrive a Fini

Filippo Facci per Libero

Ehi Gianfranco, diciamo a te, e ti tocca pure di ascoltarci, perché vedi, noi siamo quelli che in buona parte potevano pure darti ragione, siamo quelli che potevano anche riconoscere che i problemi da te sollevati erano comunque fondati, anzi, che lo sono; noi siamo quelli che ancora ce la meniamo col partito populista e con la legalità e coi temi etici e che insomma riconosciamo che sì, Italo dice bene, non è mica tanto civile questo trattamento-Boffo che i giornali della destra (anche noi) ti stanno scaricando addosso in quest’estate mediocre.

FILIPPO FACCI
Siamo noi, Gianfranco: quelli che tutto sommato dell’appartamento a Montecarlo non ce ne frega niente, ma ecco, della suocera sì, perdio, perché è lei che ci ha ucciso, è lei – più del cognato spacconcello – ad averci afflitto e fatto venir voglia soltanto di un bel bagno al mare.

fini, tulliani
giancarlo tulliani by vincinoE a noi, che ti difendiamo da mesi, adesso ci lascerai tranquillamente sfogare: quindi siediti e ascolta. Hai 58 anni, diosanto, sei un leader, sei la terza carica dello Stato, parli di governare il Paese, di modernizzarlo, di fare partiti, hai fatto traghettamenti e percorsi mica da ridere, sei pure ex fascista, in teoria uno di polso, uno senza fronzoli e che portava il bracciale da borgataro: e però adesso sei lì, in vacanza con la suocera, sei lì, appiccicato a un’immagine di parentame invadente che affolla la tua station-wagon, l’immagine di un presidente della Camera incapace di prendere a calci nel culo un ragazzetto supponente con la Porsche metallizzata e il gilet Fay, l’immagine di un maritino curvo e soggiogato da una famiglia che da 15 anni mette a rendita le prebende dei fidanzati di Elisabetta, aurea come i suoi capelli tinti, una che non aveva neppure, di suo, le schedine dell’Enalotto.

Aspetta a replicare, Gianfranco, non parlarci di verità: non vuoi capire che non è quella a contare, non sono le indagini o le rogatorie o l’understatement, non è la realtà: è la sua rappresentazione mediatica, è il teatro che abbiamo e che forse ci meritiamo. Ed è un proscenio che ha le sue regole, col pubblico che perdona e applaude ogni familismo perché perdona e applaude se stesso: ma non è mai disposto – mai – a scendere sotto un proprio e indecente livello.

FiNI-TULLIANI 53 OK
fini-tulliani
È un Paese in cui persino Ugo Fantozzi comanda a casa propria e maltratta la sua Pina, un Paese in cui l’italiano medio, oggigiorno, sembra contare più di te: ed è lui che non ti perdonerà. E dire che tu non sei Fantozzi, non sei l’italiano medio, non sei neanche un Gaucci che incontra la ragazzina e allora ne ricompensa l’intero albero genealogico.

Sei un leader di 58 anni che ripetiamo, è il presidente della Camera: e però adesso sembra quasi che si inabissi nel Tirreno per sfuggire ai piccoli mastellismi cui ha ceduto, le pressioni sui dirigenti Rai cui si è abbassato, e l’appartamento, e la società della suocera, e le società off-shore, soprattutto l’arroganza di un cognatino che andava appeso al muro, altro che «disappunto». Andava preso e smontato, dando fuoco alle istruzioni.

giancarlo tulliani
FINI-TULLIANI, montecarlo2
Ora che succederà? Ci riparlerai di laicità e legalità, ora che il Paese attende soprattutto spiegazioni sulla suocera? Tutto può essere, in questo Paese cattolico in cui s’avanzano prove tecniche di calvinismo. Uno che è difeso da Repubblica e da Di Pietro, però, ha il destino che ha. La stampa sta facendo la sua parte, la loro campagna ha sfondato. La tua compagna, pure.

°°° Di solito mi fa cagare, facci, ma qui qualche ragione gliela do.

Fini.Gianfry Jones

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Berlusconi e la sua FABBRICA DELLE CALUNNIE E DEI RICATTI

Responsabilità e ricatti

C’è una sola fabbrica che non chiude per ferie ma che invece produce la sua “merce” a ritmi serrati: è la berlusconiana “fabbrica del fango” che attraverso l’uso scellerato dei giornali di famiglia e l’abuso combinato di servizi e polizie sforna dossier avvelenati contro amici e nemici del presidente del Consiglio
di MASSIMO GIANNINI
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resta in campo il tema vero che si agita sullo sfondo di questo presunto “scandalo” ossessivamente inscenato sugli house-organ del premier. Vale a dire la tecnica del dominio e il sistema di potere che sovrintendono a queste chirurgiche operazioni di killeraggio mediatico e politico. Dopo Veronica Lario per la denuncia sul “ciarpame politico” e Fassino-Consorte per la telefonata su Bnl, dopo Dino Boffo per le critiche sulle escort e il giudice Mesiano per la sentenza sul caso Mondadori, dopo Marrazzo per il video sui trans e Caldoro per il dossier sui gay, la fabbrica del fango sta “macinando” Fini.

L’ex alleato, diventato avversario, deve essere infangato, delegittimato, distrutto. Così si regolano i conti della politica, nell’era della truce decadenza berlusconiana. Così si zittiscono i critici o i dissidenti, nell’epoca tecnicamente totalitaria dell’orwelliano “Partito dell’Amore”. Tra minacce, intimidazioni e ricatti, c’è solo da chiedersi chi sarà la prossima vittima da annientare, in questo folle gioco al massacro della democrazia.

http://www.repubblica.it/politica/2010/08/09/news/giannini_fini_berlusconi-6164448/?ref=HREA-1

LA  FABBRICA  DELL’ODIO  IN SARDISTAN

ceretosa

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