ALLARMI, AMICI! FATE GIRAREEEEEEEEE

Marco Travaglio

Il partito dell’amore

Siccome l’Italia non è un regime, tre giorni fa accadono due stupri a Roma: uno consumato, l’altro sventato per miracolo. Ma la questura non dice niente: vedi mai che qualche elettore patito della «sicurezza» capisca che la destra ha tradito anche quella promessa. La notizia esce perché un giornalista, avvertito da un amico poliziotto, la mette su facebook. Allora la questura è costretta a sputare il rospo. Sempre tre giorni fa, siccome l’Italia non è un regime, arriva alla Rai, in viale Mazzini a Roma, una lettera con un proiettile per Michele Santoro. L’ufficio posta la trasmette al posto di polizia. Ma nessuno avverte il destinatario, cioè Santoro. Silenzio di tomba per due giorni, dalla Rai e dalla polizia. Così chi l’ha minacciato di morte ha la conferma di quanto già sapeva: Santoro è isolato persino nella sua azienda. Ieri la lettera viene aperta: una foto di Santoro, la scritta «Morirai» e una cartuccia Winchester inertizzata. Intanto un’altra busta con proiettile arriva a Di Pietro. Il senso è chiaro: chi si mette di traverso sulla strada del padrone d’Italia deve morire. Era già accaduto in un’altra campagna elettorale al calor bianco, quella del 2001: Indro Montanelli ricevette alcune telefonate mute sul suo telefono privato, trovò una lettera minatoria sul tavolo del ristorante dove pranzava e la Digos gli intimò di cancellare le iniziali I.M. dal citofono di casa sua. «Il berlusconismo ­ commentò il vecchio Indro ­ è la feccia che risale il pozzo. Questa è la peggior Italia che abbia mai visto. Peggio di quella fascista». E non aveva visto quella di oggi.

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Buongiorno e grano a tutti!

Eravamo io, Maradona, Moahmmed Alì, il Che, Gianni Minà e il vecchio Ernest Hemingway, che scolavamo rum e sparavamo alle unghie di una diva del porno: Alba Troietti, si chiamava. Occupavamo sei delle dodici chaise longue, a bordo piscina nel parco della villa di un disoccupato del Sulcis. Ognuno di noi aveva un buon Winchester 94 e una scatola di pallottole sotto la sedia. Tex Willer e il suo pard Kit Carson erano in giro a beccare qualche daino. Gli fregava assai di sparare alle unghie, a loro. Avevamo finito i sigari, ma il Che aveva mandato Gasparri a fare rifornimento già da un paio di giorni. Cento euro per la birra e cento per i sigari gli avevamo dato. E quel cretino era tornato dopo sei ore, sventolando le due banconote, per chiedere quali fossero i cento euro per la birra e quali quelli per i sigari… eppure, dopo i due cazzotti che gli aveva assestato Alì per il suo compleanno, sembrava diventato un po’ più sveglio. C’erano anche delle pupe, naturalmente: Mara Carfregna, Mara Venier, Maura Lewinsky… a no, Monica, e altre tre o quattro scienziate che ci aveva mandato Sandro Bondi dall’allevamento privato di palazzo Chigi. Le bambole erano intente a cercare qualcosa sotto il grande tavolo per le colazioni, dove sedevano altri ospiti appena arrivati. Perdevano sempre qualcosa sotto i tavoli, quelle squinzie. Distratto dal culetto di una di loro, che si dimenava coperto a malapena da una mini e da un pezzo di tovaglia, mancai l’unghia del medio della Troietti e le feci un bel buco proprio in mezzo agli occhi: avevo perso. Due inservienti entrarono in scena e se la portarono via subito. Nessuno avrebbe notato la sua mancanza nel carrozzone del porno. Altri due domestici posizionarono Malgioglio al centro del tiro a segno. Si trattava di sfoltirgli il ciuffo. Gasparri non si vedeva ancora; sempre così quello: o sbagliava strada, o sbagliava marca dei sigari o si perdeva lungo la provinciale… Ernest, spazientito, riempì la sua pipa di bottarga e accese. Una puzza di pesce inondò immediatamente tutto il parco, richiamando frotte di gatti randagi sbavanti. Anche il Che perse la calma, arrotolò una foglia di mais e prese a fumare quella. Dal tavolo degli sconosciuti giungevano rantoli e grugniti soddisfatti, mentre uno di loro parlava di un grosso carico di armi sofisticate in arrivo. Tutti noi temevamo un’ennesima gaffe letale del Silvio: l’ultima volta ci stavano dichiarando guerra Malta, la Lettonia e persino un’intera regione di Marte. Erano dovuti intervenire tutti i Carabinieri della repubblica e l’esercito, per proteggerlo. I carabinieri erano arrivati a piedi o in autostop da tutte le parti d’Italia: da anni non avevano più automezzi funzionanti né soldi per la benzina.
Il maxischermo sotto il leccio millenario era sempre acceso su rete4 e noi eravamo in fibrillazione. Finalmente tornò Gasparri… naturalmente aveva fatto un casino e invece di sigari e birra arrivò con due borse di preservativi e una bottiglia di limoncello. Facemmo gettare Malgioglio nella vasca dei piranas e mttemmo Gasparri al suo posto. Mancava ancora molto per l’ora di pranzo.

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