In Sardegna immense distese di amianto killer. “I politici sardi, tanto hanno fatto, che ce l’hanno dato anche a noi l’inquinamento!”

In Sardegna immense distese di amianto killer

Nell’isola 184mila tonnellate di materiali nocivi, killer subdoli con 40 anni d’incubazione. Riparte da Oristano la terribile denuncia. Il picco delle morti è previsto tra il 2015 e il 2020

di Simonetta Selloni

In Sardegna immense distese di amianto killer

ORISTANO. E ora che il tribunale di Torino ha pronunciato una sentenza storica nel processo ai Signori dell’amianto, ora che l’italico costume dell’indignazione sull’onda giudiziaria è stato esercitato a sufficienza, possiamo altrettanto italicamente rimuovere dagli affanni quotidiani il problema amianto. Ci sono questioni più cogenti: magari chi vincerà Sanremo. Perché, una volta tanto, giustizia è fatta. O no? E così, nell’isola del sole del mare del vento, la Sardegna, permettiamoci pure di dimenticare che l’amianto, anche quando non fa notizia, fa morti. Ne disponiamo in

grandi quantità senza saperlo.

Secondo i dati della Regione, la presenza dell’amianto killer sul suolo isolano, ecumenicamente diviso tra pubblico e privato, è di circa 184mila tonnellate. Ogni sardo ne ha disposizione circa otto metri quadrati e mezzo. Un grande giacimento di cemento-amianto, eternit, materiali killer a lunga latenza anche se formalmente banditi dalla legge 257 del 1992. Killer subdoli, quarant’anni di incubazione. Tanto che l’Unione europea ritiene che il picco delle morti si avrà tra il 2015 e il 2020. Intanto se ne contano, in Italia, tremila l’anno. Asbestosi, tumori specifici quali mesoteliomi, cancro del polmone e leucemia.

«C’è uno spaventoso silenzio, a Oristano c’è più attenzione perché ci siamo noi che ne parliamo e perché l’amianto ce lo producevamo in casa», dice Giampaolo Lilliu, presidente della Onlus Associazione regionale ex esposti all’amianto. Ex segretario della Camera del lavoro di Oristano, 62 anni, vent’anni di lavoro alla Sardit, azienda nella zona industriale di Oristano: 33% di capitale della oramai nota (causa sentenza) Eternit, 33% della Sacelit e altrettanto della Fibronit. Chiusa, ma non senza danni. E non sarà un caso che le stime più attendibili sulla presenza di amianto in Sardegna prendono le mosse proprio da un censimento compiuto dalla Provincia di Oristano su un campione 29 comuni.
L’Associazione non parla. Urla. Numeri che tracciano solchi nei quali si annidano pericoli concreti. Lilliu: «Guardate le nostre città dall’alto. Distese di cemento-amianto. Eternit. Le nostre periferie sono piene di rifiuti di cemento-amianto. La Sardegna si è dotata di una legge, la 22 del 2005, che stanzia oltre 48 milioni di euro per smaltirlo. Peccato che, delle 184mila tonnellate, ne siano state bonificate soltanto 14mila: appena il 13 per cento». Le statistiche raccontano di 13 morti per mesotelioma maligno registrati dal 1995 al 2009. E il registro regionale dei mesoteliomi è stato istituito solo nel 2009, assessore alla Sanità Nerina Dirindin.

«Attenzione, ci si riferisce però agli operai ex esposti», avverte Lilliu. Vale a dire che dal controllo sanitario sfuggono quelli che, pur non lavorando nei settori nei quali si è fatto un larghissimo uso di amianto (edilizia, petrolchimico, zone militari, industriali in genere, ferrovie), sono comunque venuti a contatto con l’amianto. Ancora Lilliu: «Da poco è morta una signora di Marrubiu: aveva la sfortuna di vivere vicino alla Cema Sarda, l’altra azienda dell’Oristanese che produceva manufatti». Chiusa, come la Sardit, nel 1994 dopo la battaglia che portò alla legge 257. Un calcolo sottostimato – sempre della Regione – indica che almeno 850mila sardi risiedano e/o lavorino in luoghi nei quali la presenza dell’amianto è certificata e pervicamente protratta. Sappiano, i sardi, che la “ricchezza” di amianto consta di oltre 9mila chilometri della rete idrica di acqua non di adduzione, di proprietà dei Consorzi, circa 6mila chilometri, il resto di Abbanoa. Sono circa 820mila parti di condotta bloccati da un decreto ministeriale, vista la loro pericolosità. Però: non che siano stati eliminati. Semplicemente rimossi, stoccati, ma sempre cancerogeni. A questi si aggiungono 470 chilometri di condotte per l’acqua potabile: ci cuciniamo pasta e minestra, ci laviamo i denti.

Solarussa, comune dell’Oristanese, è paradigmatico: oltre 18 chilometri di tubature completamente permeati di fibre di amianto. Ancora la Regione informa che nell’isola ci sono 319 scuole all’amianto. In salutare compagnia di 79 uffici postali, 50 impianti sportivi, ben 59 tra ospedali e case di cura. Che dire? Qualcosa si può aggiungere: se è vero che la normativa ha posto la produzione di amianto fuori legge, è però vero che l’E-commerce ha abbattuto le frontiere – e scavalcato le leggi – con una potenza devastante. Via terminale rientra in Italia – e anche in Sardegna – quello che si voleva sbattere fuori dalla porta. Esempio. Le pastiglie dei freni, prima costavano pochissimo. Erano all’amianto. Ora in molti se le comprano su internet. Perché l’amianto è ancora usatissimo in Cina, Russia, Canada, Usa.

«È un materiale che rende tantissimo», dice ancora Lilliu. La Sardegna è una delle poche regioni italiane ad aver posto un termine per la bonifica: il 2023. I fondi li gestiscono le Province. Ma ai ritmi con i quali si sta procedendo, complici i costi elevati di smaltimento, ci vorranno 330 anni per eliminare l’amianto dall’isola: «Noi, come Associazione ex esposti, abbiamo presentato all’Unione europea una proposta di realizzare un impianto di inertizzazione fisso a Masangionis, comune di Arborea. Entrano amianto e fibre, vengono fuori materiali da utlizzare nell’edilizia. Da problema, l’amianto potrebbe diventare una risorsa. Se ci ascoltano».

Intanto, l’Associazione sta valutando la possibiltà di inserirsi sulla scia della sentenza torinese e chiedere risarcimenti per chi di amianto si è ammalato. Chi ha perso la vita. E si apre un nuovo fronte degli esposti: quelli che fanno le bonifiche, appunto. Nell’isola del mare, del sole e del vento. E di 184mila tonnellate di amianto.

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