Saviano risponde alla figlia ebete, plastificata, e corrotta del mafionano.

Il vero “orrore” è isolare i magistrati

di ROBERTO SAVIANO

Ho ricevuto la laurea honoris causa in Giurisprudenza, mi è stata conferita dall’Università di Genova; è stata una giornata per me indimenticabile. Credevo fosse fondamentale impostare la lezione, che viene chiesta ad ogni laureato, partendo proprio dall’importanza che il racconto della realtà ha nell’affermazione del diritto.

Soprattutto quando il racconto descrive i poteri criminali. Senza racconto non esiste diritto. Proprio per questo ho voluto dedicare la laurea honoris causa ai magistrati Boccassini, Forno e Sangermano del pool di Milano. Marina Berlusconi dichiara che le fa orrore che parlando di diritto si difenda un magistrato. Così facendo avrei rinnegato ciò per cui ho sempre proclamato di battermi. Così dice, ma forse Marina Berlusconi non conosce la storia della lotta alle mafie, perché difendere magistrati che da anni espongono loro stessi nel contrasto all’imprenditoria criminale del narcotraffico non vuol dire affatto rinnegare. Non c’è contraddizione nel dedicare una laurea in Giurisprudenza a chi attraverso il diritto cerca di trovare spiegazioni a ciò che sta accadendo nel nostro Paese. Mi avrebbe fatto piacere ascoltare nelle parole di un editore l’espressione “orrore” non verso di me, per una dedica di una laurea in Legge fatta ai magistrati. Mi avrebbe fatto piacere che la parola “orrore” fosse stata spesa per tutti quegli episodi di corruzione e di criminalità che da anni

avvengono in questo paese, dalla strage di Castelvolturno sino alla conquista
della ‘ndrine di molti affari in Lombardia. Ma verso questi episodi è stato scelto invece il silenzio.

Orrore mi fa chi sta colpevolmente e coscientemente cercando di delegittimare e isolare coloro che in questi anni hanno contrastato più di ogni altro le mafie. Ilda Boccassini, coordinatrice della Dda di Milano, ha chiuso le inchieste più importanti di sempre sulle mafie al Nord. Pietro Forno è un pm che ha affrontato la difficile inchiesta sulla P2 ed ha permesso un salto di qualità nelle indagini sugli abusi sessuali, abusi su minori. Antonio Sangermano, il più giovane, ha un’esperienza passata da magistrato a Messina, recentemente ha coordinato un’inchiesta, una delle prime in Italia, sulle “smart drugs”, le nuove droghe. Accusarli, isolari, delegittimarli, minacciare punizioni significa inevitabilmente indebolire la forza della magistratura in Italia, vuol dire togliere terreno al diritto. Favorire le mafie.

LA STRONZA DROGATA MARCIA E IMBRIACA COME UNA CUCUZZA. FIGLIA DI TANTO PADRE.

marina

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