Che dio vi fulmini!!!

Amici, la tappa più interessante del Giro d’Italia viene interrotta da questa cagata di Tg3 regionale: cloaca massima di servi assolutamente proni e incapaci di gasparri e la russa. Per chi non lo sapesse, il Tg3 delle 19 è l’unico Tg italiano considerato quasi passabile – SECONDO I CANONI OCCIDENTALI DELLA INFORMAZIONE CORRETTA – mentre tutte le altre edizioni, soprattitto quelle regionali, sono nelle mani degli sguatteri suddetti dal 1994. Ci sarebbe da ridere, non fosse perché è la testata “giornalistica” più popolosa del mondo… pensate che ha quasi duemila stipendiati: sette volte più dei notizieri della BBC. Cosa ti sento? Che silvio berlusconi, nominato tre volte, ha raccomandato al sindaco aleMAGNO di porre rimedio ai guasti delle amministrazioni di sinistra, soprattutto contro i graffitari, perché “Roma mi piace, ma sembra una città africana“…

Ora, a parte la volgarità e l’offesa all’Africa e alle città africane (dove non lo vorrebbero nemmeno come spazzino e lo avrebbero condannato a morte a raffica dal 1972: data in cui ebbe la prima indagine per traffico di droga, armi, e riciclaggio) ma io, amici, ho vissuto a Roma PRIMA di Rutelli, quando rubavano e devastavano i compari di silvio berlusconi. Roma era una cloaca a cielo aperto, delinquenza, baraccati, immondezza, monumenti derubati e deturpati continuamente, zero cultura e zero civismo. Il sindaco del Psi, cacciato – per fortuna dopo pochi mesi – intanto si era rubato una villa pubblica e pure i 40 milioni di denaro pubblico per restaurarla, proprio a Villa Borghese. Sto parlando di quel ladro di amico di berlusconi che ha comandato per anni le zozzerie del mondo del calcio. Rutelli prima e Veltroni poi – che come leader di partito non valgono un cazzo – sono satati i migliori sindaci della storia. Hanno aperto e chiuso nei tempi prewvisti – E SENZA RUBARE UNA LIRA! – migliaia di cantieri. Hanno ripulito Roma. Hanno finanziato e creato servizi mai sognati. Hanno creato strade, viadotti, raddoppiato l’infernale Raccordo anulare. Hanno risanato la sanità e aperto tanti nuovi ospedali di eccellenza, in accordo con la regione. Hanno creato cultura e centri di cultura: come La città della musica. Hanno inventato l’Estate Romana (di cui mi onoro di essere uno dei padri). moltiplicando ed espandendo l’idea iniziale di renato Nicolini e del sindaco Vetere. Hanno inventato LA NOTTE BIANCA, che costava 24 milioni (soldi degli sponsor) e portava nelle casse del comune 44 milioni di euro, immediatamente spesi per welfare e opere pubbliche. Insomma… Roma era la più bella, la più pulita, la più vivibile e godibile, la più sicura, la più tranquilla, la più colta delle metropoli di tutto il mondo. In soli didici mesi cos’è Roma? Un posto di merda invivibile, buia, sporca, disordinata, insicura, priva di cultura, inquinata (vogliono addirittura fare un GP di formula uno, che la città impiegherà un anno a smaltire). Roma è una brutta città di provincia, fascista, pericolosa, teatro di orrendi spettacoli e di aggressioni razziste e xenofobe. Ho appena visto un paio di minuti del pedofilo mafioso alla CNN: guardate la postura… nemmeno un bambino che ha sgozzato la sorellina si siede così affannato per difendere le due bugie INDIFENDIBILI!
Silvio., LEVATI DAI COGLIONI IN FRETTA!!!

alemagno

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ELIO e le storie… inventate

il padre della diciottenne racconta a Il Mattino come è nata l’amicizia
Il padre di Noemi: «Ecco come
ho conosciuto Silvio Berlusconi»
Don Sciortino (Famiglia Cristiana): «Non si può rappresentare il popolo col velinismo»

Noemi Letizia
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ROMA – Una stretta di mano al presidente del Milan, e una serie di contatti in occasioni pubbliche, fino alla lettera «accorata» del premier alla famiglia Letizia, che perse tragicamente un figlio di 19 anni, nel 2001: il padre di Noemi -la ragazza di 18 anni al centro dell’attenzione in questi giorni per la sua conoscenza con il presidente del consiglio-, Benedetto (detto Elio), racconta al quotidiano Il Mattino la storia del legame con Silvio Berlusconi: «A Roma, era il 1990, lui era presidente del Milan, ancora non era in politica. Lo vidi, mi avvicinai e gli strinsi la mano, nulla di più». La vera conoscenza ci fu a Napoli nel 2001: «Era maggio, in piazza del Plebiscito, c’era un comizio con Berlusconi e Fini». Letizia andò a cena all’Hotel Vesuvio, dove era ospite, appunto, il premier: «Sapevo che gli piacevano libri e cartoline antiche. La mia era e resta una famiglia di librai. Mi avvicinai e chiesi se potevo portargli in dono delle cartoline antiche. Mi disse di prendere contatti con la segreteria attraverso una guardia del corpo, e così feci».

LA MORTE DEL PICCOLO YURI – Nel luglio 2001, la famiglia Letizia fu colpita dalla morte di Yuri, 19 anni, in un incidente stradale: «Feci arrivare la notizia al presidente, e due giorni dopo mi viene recapitata una lettera accorata, toccante. Credo che sia nato quel giorno il mio rapporto con lui. Lo sentii vicino, sincero, partecipe. Poi seguì una telefonata. Fui colpito dalla sua straordinaria sensibilità». A Natale dello stesso anno, a Roma con la famiglia, Letizia presenta la moglie e la figlia a Berlusconi: «Fu la prima volta che vide Anna e Noemi. Proprio in quella occasione, per sdrammatizzare dopo aver ricordato la tragica fine di mio figlio, lui disse a Noemi, che aveva 10 anni: considerami come il tuo nonnino. Allora intervenni io e dissi: «Nonno mi sembra ingeneroso, meglio che lo chiami papi».

°°° Questo cumulo di minchiate, scritte sicuramente da ghedini e fede o rossella o’hara, non stanno né in cielo né in terra. Il bischero è separato dalla moglie da dieci anni e vive da tutt’altra parte. Nessuno, nemmeno i domestici o i gorilla di Mafiolo, può confermare nulla senza prendersi una bella pernacchia sul muso. Assolutamente inattendibile e delirante. Fosse vero (ma ci sono le dichiarazioni di Gino a smentire tutta questa balla in maniera clamorosa e PROVATA)… ipotizziamo che fosse vero questo delirio. Ma allora qualcuno ci deve mostrare un miliardo di altre cose analoghe: dove abitano le famiglie che burlesquoni aveva promesso di ospitare dopo il terremoto del 2002? In quali delle sue case vivono le famiglie terremotate dell’Aquila che lui ha giurato di ospitare “in qualcuna delle mie case”? Dove lavorano i ragazzi albanesi che lui spergiurò di “sistemare” quand’era all’opposizione e spandeva merda su Prodi, che invece risolse immediatamente e bene il problema delle “carrette del mare” provenienti con gli scafisti dall’Albania? Cioè, A CAZZARO! Qui siamo svegli e documentati, non ci puoi certo prendere per il culo tu, vecchio malato. Di queste domande ne abbiamo almeno mille. Poi ci spieghi come mai, scrivi a uno sconosciuto inesistente una lettera accorata e gli telefoni… e te ne fotti di milioni di altre persone più importanti e molto più bisognose. Ma vacccagare, silvio!

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Ora ti spiego…

Mi alzo, mi lavo anche se non siamo a Giugno, scendo, faccio uscire i cagnolini ed esco anch’io con la tazzina del primo caffé: è scaldato, troppo, e si intiepidisce meglio alla brezza algida delle dieci. Guardo il cielo, dato che lui guarda me, e vedo cirri, cumuli, nembi… Piove, governo galantuomo! Accendo la prima Stuyvesant e torno su, in bagno. Relax e concentrazione. Due ragazzi portano la legna. Mia moglie esce e dal giardino urla: “Quanto volete per mettermela dentro?” Mollo l’enigmistica e mi alzo. Apro la finestra e mi faccio vedere in tutta la mia possanza: ” Ma che dici?!” dico a mia moglie. E poi urlo ai ragazzi:”Scusate, è straniera. Lasciatela lì, adesso scendo.” Pago gli energumeni che mi guardano oltre: sperano di rivedere la dea bionda della gaffe, ma lei è tornata dentro a fare la cuccuma grande. Faccio colazione, accendo il pc e un’altra cicca: minca! già 236 messaggi! Vabboh, ci sono anche quelli di facebook. Leggo alla svelta qualche titolo della stampa online e posto qualcosa, per non morire. E’ ora: “il cielo si è schierato”… come dice il maresciallo dei carabinieri, devo andare a prendere l’acqua. Oggi vado alla fonte della strada per Seui. Dicono che sia la più leggera. Bisogna cambiare spesso la fonte: dicono che tutte le acque abbiano diverse proprietà organolettiche. Dicono. Guido, ondeggio allegro seguendo l’andazzo delle curve, e penso alle teste di minchia che ANCHE QUI, nel paese dell’acqua e tra cento sorgenti, comprano l’acqua minerale che costa quanto il tavernello. Bello! hanno fatto un bello spiazzo ed è agevole per le manovre dell’auto. Fino a pochi mesi fa era un vero autocross nel pantano, col pericolo di restare immobilizzati nel fango. Scendo. Guardo su… nuvolette bianche come piccoli spari nel cielo turchese. Va meglio. Riempio i boccioni da un tubo che disperde almeno un km quadro d’acqua pregiata al minuto… siamo in Sardistan. Aspettiamo che arrivi Ciarrapico e si fotta anche questa. Qui ci dev’essere una qualche religione che impedisce ai giovani sardegnoli di pensare, di rimboccarsi le maniche e i coglioni, e fare una cooperativa per imbottigliarla, almeno l’acqua di una delle mille fonti salubri che la natura ci regala. Compro le verdure e torno a casa. E’ ancora presto per andare a prendere Melina. Scarico la macchina e poggio due boccioni sul grande tavolo dell’ingresso. Ho un tavolo di mia creazione, ottenuto da una grande tinozza rovesciata: dove ho fatto sistemare uno sportello e due piani di mensole all’interno… giusto per risparmiare e ottimizzare lo spazio della living room. Sopra, c’è un grande pianale ovale, che puà ospitare agevolmente otto persone smanaccianti. Ho un bagnetto, il camino tribale: dove posso arrostire mezzo vitello consenziente senza trovare ostacoli, e un prodigioso angolo cottura. Tavolino per il pc e le mie cose, una mensola d’angolo, rimasta così dal ‘700, e una palchetto in canne e muratura per il televisore. Un gaudio. La mia donna polemizza, con le mani a brocca sui fianchi. Lei russa, ma anche io non scherzo, ma è più permalosa dei sardi. E polemica. ” Pirché tu hai detto quella cosa, prima.” Capisco al volo. “Perché, amore, in Sardegna NON si dice ai primi venuti: “QUANTO VOLETE PER METTERMELA DENTRO.”
“Ma pirché? Se tu da quando sei caduto e ti sei rotto le costole devi stare attento e non puoi fare troppi sforzi… e blablabla…”
“Ok… Ok… – faccio io, accomodante – Sparecchia quel pezzo di tavolo. Leva tutto. Ora te lo spiego meglio.” Gliel’ho spiegato per una mezzoretta. Forse ha capito. Quando si riprende glielo chiedo.

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