ucci, ucci sento odere di affarucci

LA Milano DELL’EXPO 2015 nel mirino delle mafie: dalla ‘ndrangheta ai russi – rapporto dell’ANTIMAFIA: penetrazione favorita dAgli ambienti amministrativi – CINESI E sudamericani riciclano i proventi della cocaina VIA money transfer
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Expo

Davide Carlucci per “La Repubblica”

Milano capitale della ‘ndrangheta. Luogo dove l´organizzazione criminale calabrese sta realizzando la sua nuova strategia: cooperare con tutte le altre mafie, sia italiane che straniere, per mettere le mani su due grandi business, narcotraffico e opere pubbliche. A cominciare dall´Expo 2015. Ma senza trascurare le infrastrutture e l´Alta velocità. È il quadro che emerge dall´ultima relazione della Direzione nazionale antimafia, firmata da Vincenzo Macrì e inviata al procuratore nazionale antimafia Piero Grasso.

I magistrati sono preoccupati per gli appetiti delle ‘ndrine sulla futura esposizione universale, che scatena «interessi maggiori di quelli ipotizzabili per il ponte sullo stretto di Messina». E aggiungono: «Gli esperti sanno bene che prospettive di tale portata comportano anche un riassetto, un riposizionamento organizzativo delle cosche sul territorio». E temono che il radicamento delle famiglie, collegate con la madrepatria ma ormai autonome, «incida sostanzialmente sul tessuto sociale».
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Aggiungono: «Grave sarebbe se si determinasse una sorta di assuefazione», anticamera della «convivenza col fenomeno mafioso». Scrive infine Roberto Pennisi, procuratore antimafia: «La penetrazione sembra accentuarsi, favorita da una maggiore predisposizione degli ambienti amministrativi, economici e finanziari ad avvalersi dei rapporti che s´instaurano con l´ambiente criminale. Soprattutto nei settori delle opere pubbliche, dell´edilizia, dei mercati e della circolazione del denaro».

Sono i settori ideali per riciclare il denaro della droga. Varie indagini «segnalano l´evidente ritorno sulla scena del narcotraffico di rilevo internazionale». Boss calabresi e siciliani, che operano «in sinergia con narcotrafficanti stranieri». Ma non è solo Cosa nostra a dare una mano alla ‘ndrangheta. Collaborano anche le organizzazioni balcaniche (albanesi e serbo-montenegrine) e nordafricane. È vero che «stanno monopolizzando le fasi intermedie ed esecutive» del commercio di droga. Ma a coordinare i loro movimenti sono le famiglie calabresi. Gli emergenti, ora, sono i serbi, coinvolti dalle ‘ndrine in operazioni che transitano dal Sudamerica, dai Balcani, dalla Polonia (come dimostra un´indagine del pm Marcello Musso). Il risultato è che Milano è al secondo posto in Italia per numero di persone indagate per droga: sono 1247 contro le 1440 di Napoli.
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Un allarme che si accompagna a quello per la penetrazione della mafia russa in Lombardia, che sta investendo nel commercio all´ingrosso e nell´acquisto di immobili di lusso. Anche con loro tratta la ‘ndrangheta, che ha visto recentemente due dei suoi boss più rappresentativi – Paolo Sergi e Antonio Piromalli – finire in manette proprio a Milano.

La capitale finanziaria d´Italia, ovviamente, è anche il luogo principe del riciclaggio, come ha dimostrato, ad esempio, l´inchiesta del pm Mario Venditti sui rapporti tra il clan Ferrazzo e l´avvocato milanese Giuseppe Melzi. Ma attenzione: non c´è solo la city. Anche le comunità straniere hanno imparato a riciclare il loro denaro attraverso circuiti bancari informali. È il caso delle organizzazioni nordafricane: i magistrati della Dna temono se ne servano per finanziare il terrorismo islamico.

Ma esistono anche banche clandestine cinesi, operazioni finanziarie sospette di gruppi albanesi, e sudamericani che riciclano attraverso i money transfer i proventi della cocaina. Una di queste agenzie, come ha dimostrato un´indagine del pm Margherita Taddei, era in grado di movimentare cifre pazzesche: oltre 400 milioni di euro in tre anni. «Ne è emerso un quadro estremamente allarmante circa la funzionalizzazione del meccanismo del money transfer all´agevolazione dei traffici illeciti», scrivono i magistrati.

morticia

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