La sguattera

La sedicente ministra, rossa naturale, BRRRAMBILLA, pescivendola e ignorante come una cozza… dopo due schiaffoni della serracchioni (ancora troppo ingessata) è andata a fare gnè gnè al telefono con papi. E’ tornata con un foglietto di cazzate e le sono immediatamente saltati tutti addosso per ribadire che DI CAZZATE SI TRATTA. 39 miliardi nati da quale delirio? Sono poco più di due e girano come le varie zoccole delle tv di Mafiolo. Ecco il coro della cosca che gira a portare in scena le sue coglionate per tutte le tv del regime:

coro


LA BANDA burlesquoni

silvio_musicista

SERVI DI REGIME

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da Travaglio

I ragazzi del coro

«Adesso parlo io», titolava Porta a Porta col Cavaliere di Hardcore. Come se gli altri giorni stesse zitto. Quel che ha detto lo sappiamo, mentre rischiano di passare inosservati due particolari decisivi della serata: le scarpe di Maga Magò indossate dal latrin lover brianzolo, che ormai mette i tacchi anche da seduto; e le domande (si fa per dire) dei tre scomodi direttori di giornale. Il ficcante De Bortoli: «Tutti, presidente, le riconoscono le grandi realizzazioni del suo governo… Lei è una persona generosa… però alle feste e ai compleanni non si va: si rischia di essere fotografati con tipi con la maglietta “Song ’e Napule”». Il premier vacilla e l’insetto lo colpisce sotto la cintola: «Possiamo vedere i momenti felici fra lei e la signora?». Roberto Napoletano, direttore del Messaggero, pettinato come la Carfagna, lo incalza da par suo: «La preoccupano più le critiche di sua moglie o la paura di deludere gli abruzzesi?». Ed ecco Sansonetti, con la domanda del kappaò: «Ha detto che candida solo donne non sgradevoli, ma non esistono donne sgradevoli». Nel 2000, dopo uno dei tanti monologhi di Al Tappone chez Vespa, Montanelli scrisse sul Corriere: «L’ho seguito con un senso di umiliazione per come i colleghi giornalisti dovevano subire questa retrocessione al rango di comparse o, al massimo, di coristi… Disertate questi dibattiti in cui avete tutti contro, anche i truccatori e gli addetti alle luci. Il “padrone”, anche quando ancora non lo è, sprigiona un odore inebriante come quello del polline per l’ape». Ma anche lui era sobillato dalle gazzette della sinistra.

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