Expò Milano: la destra ladra e incapace di B. è riuscita ad uccidere anche questo regalo epocale di Prodi.

Expo, sos per la crisi dei fondi
cresce il fronte dei revisionisti

°°°Questa destra schifosa, senza cultura né arte né parte, capace solo di rubare-corrompere-drogarsi e sparare cazzate, è riuscita addirittura a mettere in merda questa occasione unica per far rinascere una Milano morta e volgare, preda della feccia da 30 anni. COMPLIMENTI!

appello

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Expò. Boeri… non ci siamo! Basta cemento!

Expo, non si cambia
La giunta litiga
E vince il cemento

Alla sua prima riunione straordinaria la giunta Pisapia si è ritrovata di fronte ad una crisi tra il sindaco e l’assessore Stefano Boeri. Su un tema cruciale: Expo 2015, che Milano rischia di perdere. L’assessore esce con deleghe rafforzate ma il progetto rimane quello della Moratti: un regalo ai costruttoriExpò, Pisapia

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Berlusconi, l’Expo (regalato alla città da Romano Prodi) e la ‘ndrangheta

Berlusconi: no alla sinistra
dobbiamo tenerci stretto l’Expo…

Berlusconi via web al Pdl

Silvio Berlusconi invita i cittadini milanesi a non consegnare la città in mano alla sinistra «alla vigilia di un evento che la rilancerà nel mondo come l’Expo 2015, che farà conoscere la città, porterà posti di lavoro, ricchezza, milioni di visitatori e sarà una grande occasione per alberghi, ristoranti, negozi».

°°° Nessuno ricorda mai che l’Expo’ fu una delle grandi vittorie di Romano Prodi e del suo prestigio internazionale. L’unico amico che aveva Burlesquoni, infatti, era Bush che votò contro Milano. Ma al mafionano fa paura che i suoi affari con le mafie possano saltare. Meno male che ci sarà Pisapia a gestire il business.

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Le solite porcate di mafialand

Il trionfo dei conflitti di interesse
di ROBERTO RHO

MILANO – Trecentosettanta quattro giorni dopo la vittoria di Parigi – quando batté la non irresistibile concorrenza di Smirne – Milano ha la sua società di gestione dell’Expo. Ci sono voluti dodici mesi di trattative, spesso litigi, qualche volta vere e proprie faide nel centrodestra, per mettere insieme i cinque nomi del consiglio di amministrazione.

Sul nobile tema scelto dal sindaco Letizia Moratti per conquistare il consenso internazionale – “Nutrire il pianeta, energia per la vita” – nessuno ha più speso una parola, fin qui, né tantomeno elaborato un progetto, consultato un’università, commissionato uno studio. In compenso si è parlato tantissimo di investimenti, infrastrutture, padiglioni, grattacieli, hotel e centri commerciali. Senza che vi sia la certezza che per la realizzazione di tutto ciò ci siano effettivamente i soldi, giacché tutto quello che ha ottenuto la Moratti è che il Cipe recepisse una lista di opere da finanziare, in futuro.

Insomma, quella che a tutti – a destra e a sinistra, al governo Prodi di allora, a quello attuale di Berlusconi, fino alle amministrazioni locali – è sembrata fin dal principio una straordinaria opportunità per riflettere su un tema epocale come la nutrizione del mondo, per offrire a Milano, all’intero paese una grande vetrina internazionale, e a Milano in particolare di ripensare e ridisegnare un progetto di città all’altezza con le metropoli europee, è stata fin qui svilita in una assurda guerra di potere e di poltrone. Il risultato di tutto ciò è un assetto di gestione dell’evento tutt’altro che ideale. Al timone, notizia di ieri, Lucio Stanca, scelto dal premier e rispettosamente nominato ieri dagli azionisti. Tra le polemiche: Stanca, infatti, non ha nessuna intenzione di dimettersi dal Parlamento (è deputato Pdl alla Camera) fino a che la giunta di Montecitorio non avrà deciso sull’incompatibilità dei due incarichi. Incompatibilità che – quand’anche formalmente controversa – è nella sostanza evidentissima: Milano e l’Expo hanno bisogno di un manager a tempo pieno, capace di mettere in moto una macchina che già in partenza si muove con un anno di ritardo. Quale dei due impegni sacrificherà, l’onorevole Stanca?

E poi c’è la questione dello stipendio, che pure ha scatenato polemiche ed è la ragione per cui la Provincia di Milano ha votato contro la nomina: 480mila euro, tra retribuzione e bonus. Che se confrontati con i milioni di euro dei banchieri non sono molti, che sono qualcosa meno di quanto inizialmente previsto, ma sono parecchio più di quello che le leggi vigenti – derogate ad hoc dal decreto con cui Berlusconi fissa i criteri di governance dell’Expo – e forse anche il buon gusto avrebbero suggerito in una stagione come questa. Quanto a buon gusto, Stanca sarà del resto in buona compagnia. La società Expo 2015 era e resta presieduta da Diana Bracco, che è stata a lungo ed è ancora per qualche mese presidente degli industriali milanesi. Dunque, in patente conflitto di interessi: il massimo rappresentante degli interessi privati guida la società che dovrà gestire miliardi di euro pubblici, da distribuire tra le imprese (private) che costruiranno strade, metropolitane, padiglioni, residenze. E che le aziende private hanno già scatenato una vera e propria caccia all’affare, intorno all’area dell’Expo, la Bracco non può non saperlo: la giunta di centrodestra di Rho, il comune dove ha sede la Fiera, ha già detto sì al cambio di destinazione d’uso di un’area industriale, di proprietà del gruppo Bracco, a cinque minuti di auto dai padiglioni espositivi. Dove c’era un’azienda di profumi saranno costruiti un hotel e un centro commerciale.

°°° Voglio solo ricordare, per chi fosse distratto, che anche questo è un regalo di Prodi: grazie al suo indiscusso prestigio internazionale. Voglio ricordare anche che l’unico “amico” di burlesquoni: bush… votò per Smirne e quindi CONTRO MILANO!

oscenita

milan

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Ma chi lo avrebbe immaginato?

Expo 2015: allarme di Filippo Penati. “Cosche gia’ al lavoro”

03 apr 13:04 Cronache

MILANO – “Credo che mentre noi stiamo discutendo su chi debba fare l’amministratore delegato e sui compensi le cosche siano gia’ al lavoro in vista dell’Expo”. Cosi’, senza mezzi termini, il presidente della provincia di Milano, Filippo Penati, a proposito dell’Esposizione universale, che nel 2015 si svolgera’ nel capoluogo lombardo. “Non bisogna non abbassare la guardia – ha sottolineato – perche’ da sempre Milano e’ stata oggetto di attenzione in particolare della ‘Ndrangheta”. (Agr)

°°° Sento da 30 anni che il capo supremo della ‘ndrangheta è il fratello di un famosissimo stilista. Morto perché ha scoperto troppo. E so per certo, tramite un’amica che viveva con uno dei capi milanesi della ‘ndrangheta, che questo capo supremo è intimo amico e socio in traffici loschi di Mafiolo. Chissà chi ci arriva a capire… Certo che il mafionano DOVEVA far fuori Prodi a qualunque costo. Lui non ha certo scrupoli e la torta è molto grossa. Prodi aveva trovato i miliardi. Prodi aveva fatto l’ennesimo miracolo, grazie al suo prestigio internazionale, di dirottare l’Expo a Milano… NON SERVIVA PIU’. Soldi veri, ragazzi, mica minchiate come il ponte sullo stretto!Filippo Penati,cosche,

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ucci, ucci sento odere di affarucci

LA Milano DELL’EXPO 2015 nel mirino delle mafie: dalla ‘ndrangheta ai russi – rapporto dell’ANTIMAFIA: penetrazione favorita dAgli ambienti amministrativi – CINESI E sudamericani riciclano i proventi della cocaina VIA money transfer
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Expo

Davide Carlucci per “La Repubblica”

Milano capitale della ‘ndrangheta. Luogo dove l´organizzazione criminale calabrese sta realizzando la sua nuova strategia: cooperare con tutte le altre mafie, sia italiane che straniere, per mettere le mani su due grandi business, narcotraffico e opere pubbliche. A cominciare dall´Expo 2015. Ma senza trascurare le infrastrutture e l´Alta velocità. È il quadro che emerge dall´ultima relazione della Direzione nazionale antimafia, firmata da Vincenzo Macrì e inviata al procuratore nazionale antimafia Piero Grasso.

I magistrati sono preoccupati per gli appetiti delle ‘ndrine sulla futura esposizione universale, che scatena «interessi maggiori di quelli ipotizzabili per il ponte sullo stretto di Messina». E aggiungono: «Gli esperti sanno bene che prospettive di tale portata comportano anche un riassetto, un riposizionamento organizzativo delle cosche sul territorio». E temono che il radicamento delle famiglie, collegate con la madrepatria ma ormai autonome, «incida sostanzialmente sul tessuto sociale».
GRAFICO EXPO

Aggiungono: «Grave sarebbe se si determinasse una sorta di assuefazione», anticamera della «convivenza col fenomeno mafioso». Scrive infine Roberto Pennisi, procuratore antimafia: «La penetrazione sembra accentuarsi, favorita da una maggiore predisposizione degli ambienti amministrativi, economici e finanziari ad avvalersi dei rapporti che s´instaurano con l´ambiente criminale. Soprattutto nei settori delle opere pubbliche, dell´edilizia, dei mercati e della circolazione del denaro».

Sono i settori ideali per riciclare il denaro della droga. Varie indagini «segnalano l´evidente ritorno sulla scena del narcotraffico di rilevo internazionale». Boss calabresi e siciliani, che operano «in sinergia con narcotrafficanti stranieri». Ma non è solo Cosa nostra a dare una mano alla ‘ndrangheta. Collaborano anche le organizzazioni balcaniche (albanesi e serbo-montenegrine) e nordafricane. È vero che «stanno monopolizzando le fasi intermedie ed esecutive» del commercio di droga. Ma a coordinare i loro movimenti sono le famiglie calabresi. Gli emergenti, ora, sono i serbi, coinvolti dalle ‘ndrine in operazioni che transitano dal Sudamerica, dai Balcani, dalla Polonia (come dimostra un´indagine del pm Marcello Musso). Il risultato è che Milano è al secondo posto in Italia per numero di persone indagate per droga: sono 1247 contro le 1440 di Napoli.
expo

Un allarme che si accompagna a quello per la penetrazione della mafia russa in Lombardia, che sta investendo nel commercio all´ingrosso e nell´acquisto di immobili di lusso. Anche con loro tratta la ‘ndrangheta, che ha visto recentemente due dei suoi boss più rappresentativi – Paolo Sergi e Antonio Piromalli – finire in manette proprio a Milano.

La capitale finanziaria d´Italia, ovviamente, è anche il luogo principe del riciclaggio, come ha dimostrato, ad esempio, l´inchiesta del pm Mario Venditti sui rapporti tra il clan Ferrazzo e l´avvocato milanese Giuseppe Melzi. Ma attenzione: non c´è solo la city. Anche le comunità straniere hanno imparato a riciclare il loro denaro attraverso circuiti bancari informali. È il caso delle organizzazioni nordafricane: i magistrati della Dna temono se ne servano per finanziare il terrorismo islamico.

Ma esistono anche banche clandestine cinesi, operazioni finanziarie sospette di gruppi albanesi, e sudamericani che riciclano attraverso i money transfer i proventi della cocaina. Una di queste agenzie, come ha dimostrato un´indagine del pm Margherita Taddei, era in grado di movimentare cifre pazzesche: oltre 400 milioni di euro in tre anni. «Ne è emerso un quadro estremamente allarmante circa la funzionalizzazione del meccanismo del money transfer all´agevolazione dei traffici illeciti», scrivono i magistrati.

morticia

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