Governo nel caos: salta norma su laurea e naja. Li stiamo facendo a pezzi noi del WEB, come sempre.

Governo nel caos: salta norma su laurea e naja

Il Paese nelle mani di B & B che cambiano idea ogni giorno sull’economia: oggi salta la norma sulle pensioni che prevedeva la cancellazione del riscatto degli anni di laurea e del servizio militare. L’esclusione aveva provocato la rivolta di molti cittadini sul web.

Condividi
  • Facebook
  • Digg
  • Google Bookmarks
  • Live
  • YahooMyWeb
  • LinkedIn
  • StumbleUpon
  • Twitter

Villagrande, uscito dal tunnel dell’alcol, investe per la laurea di una giovane orfana

Villagrande, uscito dal tunnel dell’alcol
investe per la laurea di una giovane orfana

Villagrande, uscito dal tunnel dell'alcol per la laurea di una giovane orfana

ZEDINA HERO CON QUINTINO FLOREDDU FOTO ETTORE LOI

L’ex operaio forestale invia 260 euro («prima li spendevo al bar») ogni tre mesi a un’orfana di guerra, che ha potuto laurearsi.

La vita? Un inferno lastricato di bicchieri. In frantumi come i bicchieri. Quintino Floreddu, 65 anni, ex operaio forestale di Villagrande, sa quanto gli è costata l’inciviltà del bere. «A fine giornata, se tiravo tardi, volavano via anche cinquantamila lire».

Da quando ha chiuso con gli alcolici, investe in bontà il patrimonio che prima spendeva buttandosi nel tunnel della disperazione. Ogni tre mesi 260 euro prendono, online, la strada di Bugojno, 120 chilometri da Mostar, piena Bosnia Erzegovina. E consegnano il futuro a un’orfana di guerra che adesso è una dottoressa in Economia sulla via della specializzazione.

Condividi
  • Facebook
  • Digg
  • Google Bookmarks
  • Live
  • YahooMyWeb
  • LinkedIn
  • StumbleUpon
  • Twitter

Le lauree finte della destra. Dopo quelle di B. e della Santanché, eccone un’altra

Monica Rizzi, la laurea in Svizzera?

L’ateneo non ne sa nulla

Roberto Formigoni e Monica Rizzi

L’indagine aperta dalla procura di Brescia è ancora in corso. I magistrati vogliono verificare se davvero, come scritto dal Fatto Quotidiano lo scorso luglio, Monica Rizzi, l’assessore leghista in Regione Lombardia, ha millantato una laurea in psicologia. L’ipotesi di reato è quella di abuso di titolo. Gli inquirenti stanno inoltre verificando la partecipazione della Rizzi a convegni e incontri pubblici in veste di specialista di problematiche infantili. Ma i problemi maggiori per l’assessore leghista sembrano adesso arrivare dalla Svizzera. Fabio Lorenzi Cioldi, presidente della sezione di Psicologia- Fpse dell’Università di Ginevra dove Rizzi sostiene di essersi laureata, spiega infatti in una mail che “la formazione in psicologia è di minimo 5 anni, il ‘breve corso’ al quale fa riferimento (Rizzi, ndr) non può assolutamente conferirne il titolo”.

L’assessore, più volte interpellata sull’argomento, ha preferito non chiarire la propria posizione. I suoi collaboratori, il portavoce, il gruppo della Lega in Regione Lombardia e l’ufficio stampa del consiglio regionale e quello della giunta, contattati, non hanno avuto modo di parlare con Monica Rizzi né rispondere su ciò che la riguarda. E la questione, per come la sta ricostruendo la procura lombarda, appare semplice.

Dal 2002 e fino al marzo del 2010, l’assessore ha partecipato a numerosi convegni in qualità di psicoterapeuta infantile, titolo di studio esibito, tra l’altro, nel suo curriculum al Pirellone. L’aspetto più clamoroso riguarda un convegno sponsorizzato dalla Provincia di Brescia: siamo nel giugno del 2002, e la “dottoressa Monica Rizzi” partecipa come relatrice alla seconda giornata di studio contro l’abuso sessuale sui minori. Il convegno dal titolo “Dì di No! Possiamo proteggere i nostri bambini e le nostre bambine dall’abuso sessuale?” è curato da Sabrina Fabbri e da Claudia Remondina dell’Ufficio Pari Opportunità della Provincia. “I relatori – si legge nella presentazione del convegno – affronteranno questi temi con l’esperienza che deriva loro dall’essere in trincea, direttamente coinvolti nella lotta contro l’abuso sessuale”.

Al tavolo dei relatori Rizzi siede con il Procuratore Capo presso il Tribunale per i minori di Brescia, Emilio Quaranta, impegnato in una relazione dal titolo: “L’abuso sessuale e la legge”; Ivana Giannetti, presidente del Telefono Azzurro-Rosa, interviene con una relazione dal titolo “Intervista del minore”; Anna Grazia Rossetti, psicologa esperta in linguaggio non verbale, spiega come meglio cogliere nel minore i segnali del disagio; all’incontro non mancano i massimi rappresentanti del mondo istituzionale come il presidente della provincia Alberto Cavalli e il Prefetto Annamaria Cancellieri. Tra gli specialisti chiamati a discutere di abusi sui minori, intervengono anche Marinella Malacrea, neuropsichiatra infantile e terapeuta famigliare del Cbm” e, appunto, Monica Rizzi presentata come “psicoterapeuta infantile”, con una relazione dal titolo “Evoluzione del bambino maltrattato”.

Il Comitato scientifico del convegno si è fidato senza preoccuparsi di verificare i titoli e l’esperienza professionale maturata nel campo specifico dall’allora futuro assessore Monica Rizzi, che infatti interviene e firma il suo discorso in qualità di psicoterapeuta infantile, arrivando ad affermare: “Collaboro per i problemi relativi all’infanzia con il Senato della Repubblica e in specifico con il senatore bresciano Franco Tirelli”. Un intervento in cui la Rizzi parla di “evoluzione del bambino abusato e di sintomi psicologici e fisici che il minore può sviluppare” e “degli indicatori e dei segni ritenuti, dagli studiosi del fenomeno, caratteristici del bambino vittima di violenza”.

Nel corso del suo intervento Monica Rizzi afferma: “la mia esperienza personale e le centinaia di documenti letti, mi portano ad affermare con certezza che spesso il minore vittima di abuso manifesta un interesse inusuale verso questioni sessuali, disturbi del sonno, ansia, depressione, comportamenti di isolamento e, a volte, comportamenti seduttivi nei confronti degli adulti”. Un intervento da specialista, che si spinge a consigliare alla magistratura “l’intervento di un tecnico esperto in materia al fine di ridurre quanto più possibile il numero degli interrogatori del minore coinvolgendolo se non quando strettamente indispensabile”. La relazione prosegue affrontando i temi del reinserimento del bambino abusato e la disamina di alcuni casi riguardanti l’incesto e “le strategie di seduzione a cui ricorre l’abusante nell’incesto, come la svalutazione della figura materna”. Ma la “psicoterapeuta infantile” va oltre, parlando di “terapie psicofarmacologiche nell’elaborazione del trauma e nel superamento dello stesso” e “dei percorsi terapeutici familiari con l’obbiettivo di ricostruire le relazioni familiari dal punto di vista psicologico e relazionale”. E pensare che Rizzi è “solo” un ragioniere.

Condividi
  • Facebook
  • Digg
  • Google Bookmarks
  • Live
  • YahooMyWeb
  • LinkedIn
  • StumbleUpon
  • Twitter

Volgare propaganda

«Utilizzano i nostri figli morti sotto le macerie a scopo elettoralistico»
di Mariagrazia Gerina

«Mio figlio era uno studente universitario ed è morto sotto le macerie, cosa c’entra questo con la campagna elettorale?», si ribella Paolo Colonna all’idea della cerimonia già apparecchiata per domani mattina. Quando il presidente del Consiglio sarà per l’ennesima volta a l’Aquila per consegnare alle famiglie degli studenti morti sotto le macerie una laurea honoris causa.

Quella onorificenza il signor Paolo Colonna non la vuole. E tanto meno la vorrebbe dalle mani del presidente del Consiglio. «Cosa c’entra? Stanno utilizzando i nostri figli a scopi elettoralistici. Non posso accettarlo. Stiamo parlando di ragazzi di vent’anni morti perché facevano il loro dovere di studenti. Come si fa a utilizzarli per prendere qualche voto in più?», ripete con rabbia il signor Paolo Colonna. Tanto più ora che ha saputo che a quella cerimonia parteciperà anche Berlusconi. Nessuno glielo aveva detto.

All’invito del rettore lui e le famiglie di altri sette studenti morti nel terremoto avevano già risposto di no. Il perché lo spiegano in una lettera al rettore firmata con i nomi dei loro figli. «Quella laurea – scrivono – è solo un blando tentativo di chiudere una tragica parentesi che ha sconvolto la nostra esistenza».

Secondo un rapporto della Protezione civile che risale al 2006 – scrivono Paolo e gli altri genitori degli studenti vittime del terremoto – molti edifici pubblici e tutte le facoltà universitarie avevano gravi problemi strutturali e avevano bisogno di essere ristrutturate. «Quegli studi sono stati fatti nel 2006 e sono rimasti nei cassetti dell’amministrazione», denuncia con rabbia il signor Colonna: «Tutti sapevano, solo noi non sapevamo. Se lo sapevamo i nostri figlio li tenevamo a casa».

Suo figlio, Tonino, studiava ingegneria. Non abitava nella casa dello studente, ma in una delle palazzine di via Luigi Sturzo. Nel fine settimana era stato a casa, dai suoi, a Torre de’ Passeri, un paesino dell’Abruzzo. Ma lunedì mattina aveva lezione presto. Perciò la domenica è tornato e il terremoto l’ha sorpreso a l’Aquila nel suo appartamento di studente.

«Siamo stati noi a tirarli fuori dalle macerie», racconta il padre, che, quando ha cominciato a intuire cosa poteva essere accaduto a l’Aquila è corso da Torre de’ Passeri: «Sul posto c’erano dei ragazzi che scavavano, non c’era la Protezione civile, non c’era nessuno, loro sono arrivati solo diverse ore dopo».

Da quel momento in poi per il signor Colonna è tutto un percorso a ritroso, a cercare le responasbilità, quello che poteva essere fatto e non è stato fatto. Trasportato all’ospedale San Camillo di Roma, Tonino non ce l’ha fatta. «È stato il terremoto ad ucciderli», ha spiegato alla famiglia il preside della facoltà di Ingegneria quando ha chiamato a casa per invitarli alla cerimonia di domani. «Ma i nostri figli sono morti perché facevano il loro dovere di studenti, ma il proprio dovere qualcuno non l’ha fatto», insiste il signor Colonna: «Le scosse erano iniziate a ottobre e il 30 marzo alle tre e mezzo c’era stata una scossa del quarto grado: i ragazzi stavano facendo lezione e sono usciti all’aperto. Perché non hanno deciso allora di chiudere l’università?». «Quando ho chiesto al preside della facoltà di mio figlio se poteva dirmi che i nostri figli andavano a lezione in strutture sicure non mi ha replicato nulla».

Ecco è per questo che ora Paolo e gli altri genitori dei ragazzi morti sotto le macerie come suo figlio non vogliono quella laurea honoris causa. Tanto più ora che hanno saputo che, a una settimana dalle elezioni europee, sarà il presidente del Consiglio a consegnarla personalmente ai presenti. «Vuol dire che moralmente abbiamo proprio toccato il fondo e io non ci sto», dice Paolo, che però se riuscirà, proverà lo stesso domani con le altre famiglie “ribelli” a intervenire per spiegare le sue ragioni anche durante la cerimonia. «So già che non mi faranno entrare, ma se ci saranno anche gli altri ci proverò lo stesso».

°°° Siamo oltre ogni limite del cinismo del signor (scusate la volgarità) silvio berlusconi. Ma pare che finalmente i cittadini non siano né beoti né entusiasti.

b-merda2

Condividi
  • Facebook
  • Digg
  • Google Bookmarks
  • Live
  • YahooMyWeb
  • LinkedIn
  • StumbleUpon
  • Twitter

sindachetti inutili

Si parlava di sindachetti inutili e dannosi, oggi, mentre compravo un cofano di legna di leccio. Al ritorno, rimuginavo da padre…
Marybel ha una bella laurea, conseguita a Londra, e un ventinaio di master. Ha fatto cento lavori, vive a Londra da molti anni, parla due lingue perfettamente e conosce tutti gli angoli più divertenti della sua città. Marybel è mia figlia maggiore.
Mila si è diplomata a Cagliari in ragioneria e subito dopo si è trasferita a Londra. Ha lavorato come guardarobiera in un ristorante, poi è stata assunta come hostess dalla British Airweis. Gira il mondo da 15 anni e parla perfettamente due lingue. Si è comprata casa a Londra a 25 anni. Mila è la mia secondogenita.
Lucio Wilson ha mollato l’università, troppo preso dallo spettacolo, e – dietro mio invito pressante – si è trasferito a Milano. Ha lavorato da Mc Donalds per un breve periodo e quindi in un Call center. Dopo circa un anno è stato assunto come autore a Zelig. Ha scritto per Zelig per sette stagioni, poi ha scritto Belli Dentro, Comedy lab, Buona la prima, Scherzi a parte, ecc. Parla bene due lingue, è uno dei migliori autori italiani e si è comprato casa a Milano a 25 anni. Lucio Wilson è mio figlio terzogenito.
Melina ha 9 anni. E’ nata a Bracciano e vissuta a Roma per due anni. E’ stata a Mosca più volte, a Milano, Parigi, e a luglio passerà due settimane a Londra dalla sorella. Parla benissimo italiano e russo e sta imparando bene l’inglese. Melina è la mia ultima figlia.
Il sindaco del mio paese parla a malapena l’italiano (scorretto), non sa scrivere, non ha un mestiere, non è MAI uscito dalla Sardegna se non una volta: è andato a Romaper fare un corso e si è perso a Civitavecchia.
Perché i sindaci sardi sono tutti così? Perché per fare i sindaci scelgono delle persone inutili e dannose? Un tempo, in ogni paese, in ogni villaggio c’era LO SCEMO DEL PAESE. Adesso non esistono più gli scemi del paese: li hanno messi tutti a fare i sindaci o i presidenti delle pro loco.

Condividi
  • Facebook
  • Digg
  • Google Bookmarks
  • Live
  • YahooMyWeb
  • LinkedIn
  • StumbleUpon
  • Twitter

Laurea nuova, storia vecchia

Esami venduti, sequestrate 48 lauree
Scandalo nell’università di Catanzaro

21:52 CRONACHEI destinatari del provvedimento, quasi tutti avvocati e praticanti, sono indagati tra le altre cose per corruzione, falso in atto pubblico, esercizio abusivo della professione forense.

°°° Mi pare che anche EnteroGermini si comprò il dottorato a Reggio Calabria. Sì, la ministra della (D)istruzione che dice “egìda”. Già me la immaginassi che qultura avressero questi avvocati che, invece di darsi all’ippica, giocassero tutta la vita coi cavilli! Sono quelli che hanno studiato moltissimo, per anni e anni, poi corrono dalla mamma e chiedono:
“Mamma, in che cos’è che mi sono laureato ieri?”

laurea

Condividi
  • Facebook
  • Digg
  • Google Bookmarks
  • Live
  • YahooMyWeb
  • LinkedIn
  • StumbleUpon
  • Twitter