In Lettonia non si scherza: parlamentari tutti a casa

In Lettonia non si scherza: parlamentari tutti a casa

Scritto da Matteo Cazzulani
lunedì 25 luglio 2011
Valdis ZatlersLa stragrande maggioranza dei lettoni per le dimissioni di tutti i parlamentari, accusati nel complesso di corruzione. Ora nuove consultazioni elettorali dopo solo un anno. Se il Parlamento è corrotto se ne va a casa. Questo il volere del 95% dei lettoni che, con un alta affluenza nel referendum di sabato, 23 Luglio, ha supportato la richiesta di dimissioni anticipate di tutti i parlamentari.La consultazione si è svolta su iniziativa dell’ex Presidente, Valdis Zatlers, che, nell’ambito di una serrata lotta alla corruzione, a cui ha dedicato il suo mandato, ha istituito un’apposita commissione la quale, in solo anno, ha compiuto circa 40 indagini su altrettanti parlamentari: un’operazione bipartisan, che ha interessato sia esponenti della maggioranza di centro-destra, sia dell’opposizione di sinistra.

A coronamento del tutto, c’è stata l’indagine nei confronti di due big del campo progressista, il Capo dei verdi – il Sindaco di Ventspils, Aivars Lembergs –, ed il Leader della formazione governativa Per una Buona Lettonia, Ainars Slezers: la richiesta di sospensione dell’immunità per quest’ultimo ha fatto sollevare il muro incrociato dei parlamentari che, con una votazione d’urgenza, hanno dapprima protetto il collega, poi sfiduciato Zatlers e, al momento dell’elezione di un nuovo Presidente – la Lettonia, come l’Italia, e una repubblica Parlamentare in cui il Capo dello Stato è eletto dai deputati – hanno sostenuto il banchiere Andirs Benzirs, ex-comunista, ritenuto dai media del Paese un’uomo legato a Lembergs. E a questo punto il parere dell’elettorato chiamato al referendum è stato chiarissimo.

Popolo e Parlamento separati

Come illustrato da diversi esperti, l’impegno coraggioso di Zatlers nel contrastare un nucleo di interessi costituitosi negli anni Novanta è stato condiviso dai cittadini, ma non da un Parlamento che, ad un anno dal suo insediamento, dovrà ora essere nuovamente ricomposto con nuove elezioni.

Nell’Ottobre del 2010 Riga ha ridato fiducia ad una coalizione di centrodestra che, seppur risicata nei numeri, ha intrapreso un faticoso cammino di risistemazione delle finanze, con una politica di austerity necessaria in seguito alla forte crisi economica che, nel 2009, ha colpito il Paese.

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Buongiorno e grano a tutti!

Eravamo io, Maradona, Moahmmed Alì, il Che, Gianni Minà e il vecchio Ernest Hemingway, che scolavamo rum e sparavamo alle unghie di una diva del porno: Alba Troietti, si chiamava. Occupavamo sei delle dodici chaise longue, a bordo piscina nel parco della villa di un disoccupato del Sulcis. Ognuno di noi aveva un buon Winchester 94 e una scatola di pallottole sotto la sedia. Tex Willer e il suo pard Kit Carson erano in giro a beccare qualche daino. Gli fregava assai di sparare alle unghie, a loro. Avevamo finito i sigari, ma il Che aveva mandato Gasparri a fare rifornimento già da un paio di giorni. Cento euro per la birra e cento per i sigari gli avevamo dato. E quel cretino era tornato dopo sei ore, sventolando le due banconote, per chiedere quali fossero i cento euro per la birra e quali quelli per i sigari… eppure, dopo i due cazzotti che gli aveva assestato Alì per il suo compleanno, sembrava diventato un po’ più sveglio. C’erano anche delle pupe, naturalmente: Mara Carfregna, Mara Venier, Maura Lewinsky… a no, Monica, e altre tre o quattro scienziate che ci aveva mandato Sandro Bondi dall’allevamento privato di palazzo Chigi. Le bambole erano intente a cercare qualcosa sotto il grande tavolo per le colazioni, dove sedevano altri ospiti appena arrivati. Perdevano sempre qualcosa sotto i tavoli, quelle squinzie. Distratto dal culetto di una di loro, che si dimenava coperto a malapena da una mini e da un pezzo di tovaglia, mancai l’unghia del medio della Troietti e le feci un bel buco proprio in mezzo agli occhi: avevo perso. Due inservienti entrarono in scena e se la portarono via subito. Nessuno avrebbe notato la sua mancanza nel carrozzone del porno. Altri due domestici posizionarono Malgioglio al centro del tiro a segno. Si trattava di sfoltirgli il ciuffo. Gasparri non si vedeva ancora; sempre così quello: o sbagliava strada, o sbagliava marca dei sigari o si perdeva lungo la provinciale… Ernest, spazientito, riempì la sua pipa di bottarga e accese. Una puzza di pesce inondò immediatamente tutto il parco, richiamando frotte di gatti randagi sbavanti. Anche il Che perse la calma, arrotolò una foglia di mais e prese a fumare quella. Dal tavolo degli sconosciuti giungevano rantoli e grugniti soddisfatti, mentre uno di loro parlava di un grosso carico di armi sofisticate in arrivo. Tutti noi temevamo un’ennesima gaffe letale del Silvio: l’ultima volta ci stavano dichiarando guerra Malta, la Lettonia e persino un’intera regione di Marte. Erano dovuti intervenire tutti i Carabinieri della repubblica e l’esercito, per proteggerlo. I carabinieri erano arrivati a piedi o in autostop da tutte le parti d’Italia: da anni non avevano più automezzi funzionanti né soldi per la benzina.
Il maxischermo sotto il leccio millenario era sempre acceso su rete4 e noi eravamo in fibrillazione. Finalmente tornò Gasparri… naturalmente aveva fatto un casino e invece di sigari e birra arrivò con due borse di preservativi e una bottiglia di limoncello. Facemmo gettare Malgioglio nella vasca dei piranas e mttemmo Gasparri al suo posto. Mancava ancora molto per l’ora di pranzo.

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