Un sindaco sveglio. Avercene in Sardistan!

La città felice grazie ai rifiuti
“La discarica ci rende ricchi”


A Mariana, nel Mantovano, bonus bimbi e poche tasse. Gli abitanti raccontano: “C’è una casa con 9 appartamenti a 90 euro al mese. I giovani vogliono tutti venire qui. E il Comune senza questa risorsa avrebbe fatto bancarotta 15 anni fa”

di JENNER MELETTI
MARIANA (Mantova) – C’è una montagna di terra, subito dopo l’ingresso della discarica. “Serve per ricoprire i rifiuti scaricati dai camion. Prima passano i compattatori con le ruote dentate, e subito dopo il tutto viene coperto con questa argilla. Vede, siamo tanto veloci che anche i gabbiani non trovano nulla da mangiare. Ne vediamo qualcuno, ogni tanto”. C’è una montagna di terra, subito dopo l’ingresso della discarica. “Serve per ricoprire i rifiuti scaricati dai camion. Prima passano i compattatori con le ruote dentate, e subito dopo il tutto viene coperto con questa argilla. Vede, siamo tanto veloci che anche i gabbiani non trovano nulla da mangiare. Ne vediamo qualcuno, ogni tanto”. È contento, il sindaco Angelo Rosa, trent’anni in politica prima Dc poi Margherita e ora capo di una giunta “pronta a discutere di tutto meno che di politica”. “Se non ci fosse la discarica, come Comune avremmo fatto bancarotta già quindici anni fa”.

E invece, in una terra piatta che più piatta non si può, i compattatori che altrove hanno portato proteste e fiamme, qui hanno portato ricchezza. “Bisogna usare la testa. Se si ragiona, anche i

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Da Andrea Camilleri e Saverio Lodato

Quella norma voluta dagli imprenditori siciliani e annullata da Alfano

Camilleri, i Maroni e i Mantovano, che vorrebbero far la voce grossa con i mafiosi pretendendo l’obbligo per l’imprenditore di denunciare le estorsioni del racket, hanno il candore dei boy scouts. Ispirano quasi tenerezza perché poi è arrivato il ministro della giustizia, Angelino Alfano, che ha detto papale papale che di un simile obbligo non se ne parla proprio. E la norma che imponeva all’imprenditore di informare la giustizia, è stata colpita e affondata. Maroni si accontenti se i medici denunciano i clandestini. Che i mafiosi, invece, votano e tornano sempre utili.

Nella cancellazione della norma che avrebbe dovuto costringere gli imprenditori di appalti pubblici a denunciare le eventuali estorsioni mafiose, c’è un retroscena. La norma venne inserita da Maroni e da Mantovano su insistente richiesta di Ivan Lo Bello, presidente di Confindustria Sicilia, e di Cristina Coppola, dell’ antiracket campano: Lo Bello era riuscito, già dall’anno scorso, a far sì che gli imprenditori siciliani che non denunciavano il pizzo venissero espulsi dalla Confindustria. Posizione inedita, coraggiosa e rischiosa, che stava cominciando a dare buoni risultati. Quindi la cancellazione voluta da Alfano, che si è consultato con chi di dovere a palazzo Chigi, in realtà serve a vanificare il coraggioso atteggiamento degli imprenditori siciliani onesti e segna un bel punto a favore della mafia. D’accordo con lei, caro Lodato, che la norma avrebbe irritato mafia e camorra che si sarebbero vendicate dirottando altrove la loro riserva di voto. Ma non si tratta solo di voto. Ci sono il ponte sullo stretto, la ricostruzione dell’ Abruzzo, la fiera di Milano… Torte grandiose e succulente che fanno gola ai mafiosi, agli amici dei mafiosi, agli amici degli amici dei mafiosi. Diamo loro un aiutino, via!

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Mafialand

Berlusconi e la sua cosca stanno facendo un regalo via l’altro alle mafie loro socie:

IL CASO. La modifica proposta dell’ex di An Contento ottiene
il sì anche del Guardasigilli. Scontro con la Lega. L’ira del Viminale
Appalti, il Pdl cambia l’anti-racket
“No all’obbligo di denuncia
di LIANA MILELLA

Appalti, il Pdl cambia l’anti-racket “No all’obbligo di denuncia”
ROMA – Maroni da una parte, Alfano dall’altra. Lega e Pdl divisi su appalti e mafia. Dopo la rottura su ronde, Cie, medici-spia, la manovra del governo sulla sicurezza segna lo scontro sull’obbligo per l’imprenditore titolare di appalti pubblici di denunciare un’estorsione pena la perdita della commessa e l’interdizione dalle gare per tre anni.

Succede alle due di notte, nelle commissione Giustizia e Affari costituzionali della Camera, all’ultimo rush per mandare il ddl oggi in aula. Il ministro dell’Interno leghista Roberto Maroni e il sottosegretario (ex An) Alfredo Mantovano hanno raccolto gli appelli di Ivan Lo Bello, il presidente di Confindustria in Sicilia, della collega campana Cristiana Coppola, delle associazioni antiracket, e insistono per l’obbligo di denuncia nella versione del Senato. Ma una modifica dell’ex aennino Manlio Contento lo fa cadere e raccoglie il sì del sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo, che ha approfondito la questione col Guardasigilli Angelino Alfano, e dei due relatori ex forzisti Jole Santelli e Francesco Paolo Sisto. La Lega protesta, Mantovano spiega che “il testo è frutto di un accordo tra Interno, Giustizia, Economia e Sviluppo economico, con il via libera di palazzo Chigi”. Ma la Giustizia fa dietro front. In aula si fronteggia la sola maggioranza perché Pd e Idv se ne sono andati per protesta. Si vota: vince il Pdl. Se fosse stata presente l’opposizione forse avrebbe prevalso il Viminale.

Che fa pesare l’accaduto. Dice Maroni: “Questa notte alcune votazioni hanno confermato le mie preoccupazioni. Una norma fortemente voluta dal ministero è stata emendata e svuotata di significato”. E oggi, in consiglio dei ministri, chiederà a Berlusconi di mettere la fiducia sul ddl perché teme che la coalizione si sfaldi su ronde, Cie, reato di clandestinità che obbligherà gli incaricati di pubblico servizio a denunciare gli stranieri. Tant’è che l’intersindacale medica chiede “una specifica e precisa esenzione dall’obbligo di denuncia”.

La divisione sugli appalti porta acqua a Maroni. Il conflitto è pesante. Da una parte c’è la norma esistente, contestata alla Camera dall’Ance, che tra le cause di esclusione da una gara inserisce la mancata denuncia dell’estorsione che il pm scopre in un’indagine su terzi. L’imprenditore non è indagato, ma il pm dovrà segnalare l’anomalia all’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici. Manlio Contento dice no: “È una procedura di dubbia costituzionalità perché l’imprenditore non è direttamente sotto inchiesta”. Con la correzione il pm segnalerà solo imputati di falsa testimonianza o favoreggiamento. Caliendo è d’accordo: “Se un imprenditore è minacciato dell’uccisione del figlio e non la denuncia per paura di perderlo, poi non può perdere l’azienda. Se vieni chiamato da polizia e pm e non collabori è diverso”. Mantovano è sul fronte opposto: al Senato si è battuto per una norma che obbliga a un maggior dovere di lealtà chi lavora con lo Stato. Norma vantata da Maroni all’Antimafia come strumento per costringere gli imprenditori alla denuncia. Prevale la linea garantista. Al Viminale sono in collera: “Evidentemente sono tutti contenti che la Salerno-Reggio sia un’autostrada a una corsia” dicono alludendo al peso della mafia sulle gare.

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magistrato in vendita

Mantovano processa i magistrati “Danno sempre la colpa agli altri”

°°° Quest’altro bel campione, è un ex magistrato venduto al miglior offerente, predica bene ma razzola male: come tutta la cosca del regimetto. Quindi, secondo lui, i magistrati se la dovrebbero pigliare con loro stessi se le cose non funzionano. Non con questo regimetto, dunque, che in 16 anni li ha messi alla frusta, privandoli del 70% delle risorse e intasando le procure con processetti… in modo che NON ROMPANO PIU’ I COGLIONI ALLE MAFIE e ai loro mandanti governativi. E’ come se un genitore che non dà la merenda al bambino rimproverasse poi il figlio… perché non mangia durante la ricreazione. Ma è una roba! (cit. divina Ribas)

b-sicurezza

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