MERDASET. Ma come fa una televisione che perde ascolti a guadagnare sempre di più in pubblicità?

Sara Nicoli

Il “mistero industriale” di Mediaset

Ma come fa una televisione che perde ascolti a guadagnare sempre di più in pubblicità? In fondo, ora che il grande pentolone della P4 si è scoperchiato, sembra un po’ il segreto di Pulcinella. Eppure l’altra sera, all’Auditorium Parco della Musica, alla convention organizzata dalla Sipra, concessionaria della pubblicità Rai, da tempo colonizzata ai vertici da uomini vicini al centrodestra, questa era la domanda che ipocritamente si ponevano molti inserzionisti, presenti con i loro spot sia sulla Rai sia su Mediaset. Il mercato degli spot, soprattutto negli ultimi due anni, ha visto le grandi aziende veicolare una massa inverosimile di pubblicità verso i programmi delle reti del Biscione che, oggettivamente, di ascolto ne perdono ogni giorno di più, ma a guardare solo bilancio e fatturato si crederebbe il contrario: nel 2010, le reti del Biscione si sono accaparrate il 56% dell’intera torta pubblicitaria italiana, pur avendo pagato parecchio, in termini di share, al boom de La 7 derivante soprattutto dal traino fornito dal Tg di Mentana sui programmi della prima serata. Ma La 7 non prende più spot, le borse della Rai sono a secco nonostante gli ascolti contuinino a premiare alcuni programmi (soprattutto quelli che il Cavaliere vuole depennare, per non parlare di Santoro) e Mediaset guadagna.

Insomma, nonostante sia sotto gli occhi di tutti che il partito azienda di Berlusconi perda colpi, sia sul fronte mediatico che politico, gli inserzionisti continuano a bruciare denaro su Mediaset. Perchè? Qualcuno si ricorderà, agli inizi di questa legislatura, di un paio di cene ospitate da Berlusconi a villa Madama (era il 2009, a un appuntamento c’era pure Noemi Letizia) in cui invitò un gruppo di imprenditori a investire su Mediaset. Lo scandalo di

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Insegno, Amadeus, Conti, Giusti, Venier… il nulla completo sulle reti Rai. Ancora peggio della spazzatura Merdaset.

Pino Insegno, un mistero a Raiuno

Pino Insegno (Ansa/Campana)
Pino Insegno (Ansa/Campana)

Il direttore di Rai1 Mauro Mazza sarà ricordato come il benefattore di Pino Insegno, il suo artista preferito, un presentatore che, nell’ordine, precede Pupo, Emanuele Filiberto e qualche altro personaggio di cui mi sfugge il nome. Ormai non si contano più i programmi che Mazza ha affidato al comico romano, contribuendo non poco alla soluzione di un annoso dibattito: perché quelli di destra non sanno fare tv? Su «TeleVisioni», il forum del Corriere, alcuni lettori attribuiscono al sindaco Alemanno la non resistibile ascesa di Insegno. Siccome non mi occupo di retroscena, preferisco osservare con attenzione quello che succede in scena.

Insegno nasce come comico della Premiata ditta e un giorno mi piacerebbe incontrare uno spettatore, uno solo, a cui i quattro sono riusciti a strappare un sorriso. A Pino si devono alcuni infelici programmi come «Vieni avanti cretino» o «Insegnami a sognare». Eppure, da quando dirige la rete ammiraglia, Mazza ha puntato su di lui per la conduzione di «L’anno che verrà», «Me lo dicono tutti» e adesso di «Reazione a catena», il game-show estivo che sostituisce l’«Eredità» (Rai1, dal lunedì al venerdì, ore 18.50).

Francamente mi sarei aspettato l’ideazione di un bel programma di approfondimento da affidare a Pietrangelo Buttafuoco o la scoperta di qualche giovane e brillante conduttore da opporre ai Fazio e alle Dandini. Ma la risposta è sempre stata una sola: Pino Insegno, e poi ancora Pino Insegno, Pino Insegno per sempre.

Mi è già capitato di scrivere, a proposito di Insegno, che il suo modo di fare tv rispecchia il conformismo che regna nella tv generalista e si traduce quasi sempre in prodotti che danno l’impressione di accontentarsi, di scegliere la soluzione più facile e scontata. Il tutto generato da uno strano miscuglio di scarso amore per il mezzo, di pigrizia mentale, di mancanza di coraggio.
Ma a che serve polemizzare con il nulla? Non tutto è perduto: resta pur sempre Carlo Conti.

Aldo Grasso

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Le rapine del mafionano. Merdaset la guardano in pochi, ma si fotte il 63% della pubblicità.

Meno audience ma il 63% della pubblicità
il caso Mediaset è unico in Europa

Nessuno nel Vecchio Continente è in grado di raccogliere oltre la metà delle risorse. L’Ocse chiede all’Antitrust di “valutare il grado di competitività nei media”

di GIULIANO BALESTRERI

Meno audience ma il 63% della pubblicità il caso Mediaset è unico in Europa Il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri

MILANO – “Il settore televisivo resta dominato da società statali e da una società privata”. Parola dell’Ocse che nel rapporto Going for Growth ha dedicato particolare attenzione alla

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Masi e la devastazione continua della Rai. Ormai è sempre più la discarica di Merdaset.

ANNOZERO – Puntata del 7/04/2011

Silvio, la sai l’ultima? Che mò sò cazzi!“, quale adorabile ironia avrà portato manifestanti particolarmente creativi a fare dell’amabile abitudine del Premier di prodigarsi nel racconto di ardite barzellette (l’ultima, sulla mela dal gusto particolare…), spunto per uno striscione che anticipi al primo ministro quanto avverrà nelle prossime settimane, sempre che il parlamento non partorisca qualche provvedimento salvifico…

A proposito di ca***, sembrano proprio ‘amari’, quelli riservati dall’ormai celeberrimo dg Rai Mauro Masi, per Fabio Fazio, Giovanni Floris, Milena Gabanelli e, ovviamente, Michele Santoro.

“Ci sono tutti i segnali di un Masi impegnato a riguadagnare credibilità agli occhi del centrodestra mettendo in discussione il ritorno, nel palinsesto 2011-2012, di Annozero, Ballarò, Report e di Che tempo che fa” rivela il consigliere Rizzo Nervo, proseguendo: “Le Reti sono già impegnate sui nuovi palinsesti e infatti la Direzione risorse televisive, affidata a Lorenza Lei, ha chiesto a Masi se avviare le trattative. Ma il direttore generale ha avocato a sé tutto. Vedo profilarsi l’apoteosi del suo metodo: rinvii, rinvii, rinvii. Mettendo in pericolo la stesura dei palinsesti da presentare agli inserzionisti pubblicitari a fine maggio”, osservando, infine: “E con forte contrasto rispetto alla straordinaria rapidità con cui è stato chiuso il contratto di Giuliano Ferrara“. Dunque, il dg, posto a capo dell’azienda di stato, priverebbe volentieri il network dei programmi che nelle ultime stagioni hanno ottenuto maggiori consensi (di pubblico e critica) e, a sostegno di quando ho appena affermato, le parole del consigliere che snocciola con disinvoltura i dati riguardanti gli introiti generati dalle trasmissioni suddette: “La trasmissione di Fazio costa in un anno 10 milioni e 450 mila euro e ne ricava in pubblicità 17 milioni e 600 milaBallarò costa 3 milioni e 500 mila, ne guadagna quasi 8. Report rende il doppio di quanto costa…“, si direbbe che, pur di compiacere Silvio e diffondere i valori (?) del credo politico di appartenenze, Masi non badi proprio a spese…

Sarà un vezzo dei promotori della libertà, ma anche Silvio ha ampiamente dimostrato di non risparmiarsi, portando la sua proverbiale generosità a giustificazione di innumerevoli doni a squisite donzelle. A tal proposito, Michele Santoro, questa sera, torna ad occuparsi delle ‘innocenti evasioni’ del Premier, ma per i temi e gli ospiti nel dettaglio, vi invito a proseguire nella lettura.

Dal comunicato stampa Rai: Alla vigilia della prima udienza sul caso Ruby, il Parlamento approva l’ammissibilità del conflitto d’attribuzione: la decisione è rimandata alla Corte Costituzionale. Ora la maggioranza accelera sul processo breve e va allo scontro con la magistratura. L’opposizione insorge e promette una mobilitazione continua in Parlamento e in piazza. “Stiamo passando ogni limite. Questa non è solo un’offesa alla Costituzione e alla legge, ma all’intelligenza delle persone” dichiara Rosi Bindi.

Ma il Parlamento ha il potere di sostituirsi alla magistratura? E se questo avviene, qual è l’impatto sulla tenuta delle Istituzioni?

Ospiti di Michele Santoro: Rosi Bindi, Presidente del Partito Democratico, Giorgio Stracquadanio del Popolo della Libertà e i giornalisti Maurizio Belpietro, Direttore di Libero, Giovanni Valentini di Repubblica e Gian Antonio Stella del Corriere della Sera.

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E questa stronzata dei titoli di coda coi compensi?

L’arroganza del nano mafioso  è ormai al di fuori da qualunque concetto di malattia mentale avanzata. Ma perché non anche nelle reti abusive che si è rubato? Anche quelle sono strapagate da NOI! Perché non anche gli appalti pubblici, con nomi, cognomi, aziende, cifre reali? Perché non  gli stipendi, le proprietà – prima e dopo il mandato – DEI POLITICANTI? Dei manager di Stato? Degli amici degli amici?  Questa, amici, è solo l’ultima trovata per affossare del tutto la Rai. Anche perché merdaset non la caga più nessuno e Sky la sta seppellendo con gli abbonamenti e gli ascolti.

ASINO_CAVALLO

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Casini a merdaset

«Presidente non ci abbandoni»

Mediaset, va in onda lo sciopero

di Giuseppe Vespo

Primo sciopero di gruppo a Mediaset. Domenica e lunedì i dipendenti della tv del Cavaliere incroceranno le braccia, con probabili disagi per le trasmissioni: dai tiggì ai contenitori come Domenica 5, fino a Controcampo. Motivo dell’agitazione, la prima vera nella storia del gruppo, la cessione da parte di Videotime – azienda interna alla galassia Mediaset – dei lavoratori addetti alla sartoria, al trucco e all’acconciatura, alla Pragma Service Srl di Pioltello, Milano.

Si tratta di 56 persone, per lo più donne, che lavorano nelle strutture di Cologno Monzese, Milano Due e Roma. Continueranno a frequentare gli studi televisivi, ma alle dipendenze di un’altra proprietà. Che ovviamente non garantirà lo stesso trattamento di Mediaset, che in questi giorni ha ripreso a trattare coi sindacati per rinnovare il contratto integrativo. Ieri sera alcune lavoratrici del reparto trucco di Cologno Monzese stavano già preparando due lettere da indirizzare a Piersilvio Berlusconi, al premier e a Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset. «Sin dalla sua nascita, il gruppo ha fatto della cura dell’immagine e della crescita delle professionalità interne la chiave del suo successo», scrivono invece in un comunicato dal titolo “Nel 2010 Canale 5 compie 30 anni. Compleanno senza trucco!”.

«Lavorando per decenni dietro le quinte – continua la nota – le truccatrici hanno dato un importante contributo alla crescita dell’azienda. Oggi vengono cedute, senza una parola di spiegazione, ad una società priva di qualunque qualifica ed esperienza nel settore». «È una cessione immorale», rincara la dose una agguerrita truccatrice. «Dopo tutti questi anni ci danno un bel calcio nel sedere. Ci faremo sentire, anche a costo di salire sul minareto», dice facendo riferimento all’antenna Mediaset di Cologno Monzese. L’azienda ha motivato la cessione con una lettera, nella quale – riferiscono i lavoratori – si dice che i reparti trucco, acconciature e sartoria, non sarebbero attività strettamente legate al processo produttivo televisivo, e per questo possono essere cedute. «Provate a chiederlo a un giornalista o a un presentatore se non siamo parti produttive», ribatte un’altra dipendente. «Chiedetegli se possono andare in onda senza trucco o senza vestiti. La prima cosa che si fa quando si riorganizza il lavoro – continua la donna – è programmare i nostri turni. Questo dà l’idea di quanto sia necessario il nostro lavoro».

Lo sciopero è indetto per tutti i circa 3.400 lavoratori del gruppo. Pare che alcuni, anche tra i giornalisti, oltre ad avere manifestato solidarietà ai dipendenti coinvolti dalla cessione, stiano preparando una lettera da inviare ai vertici aziendali. Il timore – paventato da Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil, che hanno indetto la mobilitazione – è che questa possa essere la prima di una serie di esternalizzazioni. «Mediaset – dice Francesco Aufieri, funzionario Slc-Cgil a Milano – fa un ricorso eccessivo agli appalti, anche quando può utilizzare risorse interne».

«Si tratta di una decisione unilaterale dell’azienda che non accettiamo», aggiunge la segretaria generale Slc, Elisabetta Ramat. «Da qualche tempo c’è un allentamento della qualità delle relazioni sindacali. Certamente questa operazione rischia di comprometterle in modo pesante».

°°° Berlusconi si è sempre riempito la bocca con la frase “Non abbiamo mai licenziato nessuno”, ma ovviamente non è vero: come non è mai vero nulla delle minchiate che spara da una vita. Io ricordo che “licenziò”  me, senza una parola, senza pagarmi 28 miliardi dovuti di allora (1990)… ma contestualmente licenziò il regista di Striscia la notizia, che si era schierato dalla mia parte, e almeno altre dieci persone. Chi lo ha mai saputo? NESSUNO.

Di me sì, perché ne parlò tutta la stampa nazionale e scesero in campo Firme sontuose, come OdB, Beniamino Placido, Leandro Palestini, ecc.

Ma dei miei colleghi? Non ne ha mai parlato nessuno.

Così come nessuno ha mai parlato delle centinaia di lavoratori liquidati vergognosamente da questa azienda di plastica.

Ma Berlusconi dice anche un’altra stronzata colossale: “Nel mio gruppo lavorano almeno 120 milapersone…

Ma quando?! Ma dove?!

Il suo gruppo vive alle spalle dei lavoratori e, al massimo, squadre di calcio comprese, arriva a 14 mila dipendenti. BUFFONE!

b.pagliacc

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Silvio Guzzanti

Più lo vedo e più assomiglia all’imitazione di Sabina Guzzanti. Poco fa, persino il tg3 ha mostrato mafiolo, circondato da dodici comparse merdaset, che si preparava l’alibi per rubare altri soldi NOSTRI attraverso la sanità privata. Si vede. Ha fatto il botulino in questi giorni di silenzio e si vergognava di farsi vedere gonfio come un coglione con l’orchite. Cosa che in effetti è. La cosa che turba il mondo, a parte l’immagine ridicola e patetica di silvio berlusconi, è la montagna di minchiate che produce davanti alle telecamere. E che poi addossa ai “comunisti” e smentisce… Peggio del bagaglino. Che è tutto dire!


LA SERIETA’ DI UN SEDICENTE STATISTA

apicella

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Ohibò!

MENTRE LE AZIONI MERDASET VANNO DA UN CROLLO ALL’ALTRO:

Tiscali vola in borsa, +10%…
(ANSA) – Vola in Borsa Tiscali sulle indiscrezioni di stampa secondo cui sarebbe vicina la vendita degli asset in Gran Bretagna. Il titolo balza del 10,61%. Secondo il Times, Carphone Warehouse, con cui Tiscali e’ in trattativa per cedere le sue attivita’ nel Regno Unito, ‘spera di concludere” l’operazione ‘questa settimana’.’Entrambe le societa’ -per il Times- stanno lavorando per siglare l’accordo domani, anche se le trattative potrebbero continuare anche nel fine settimana’.

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Vai con le porcate di regime!

Gentilissimi colleghi,
ritengo doveroso mettervi a conoscenza della
seguente interrogazione parlamentare sulla Siae
(Società Italiana Autori ed Editoti – Ente pubblico
economico a base associativa).

***
ATTO CAMERA
INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/01313
Dati di presentazione dell’atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 163 del 21/04/2009

Firmatari
Primo firmatario: ZAZZERA PIERFELICE

Data firma: 21/04/2009

Commissione assegnataria
Commissione: VII COMMISSIONE (CULTURA, SCIENZA E ISTRUZIONE)

Destinatari
Ministero destinatario:

MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA’ CULTURALI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA’ CULTURALI delegato in data 21/04/2009

Stato iter:
IN CORSO

Fasi iter:
MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 21/04/2009

Atto Camera

Interrogazione a risposta in Commissione 5-01313

presentata da

PIERFELICE ZAZZERA
martedì 21 aprile 2009, seduta n.163

ZAZZERA. –

Al Ministro per i beni e le attività culturali.

– Per sapere – premesso che:

all’interrogante risulta che in occasione delle elezioni per il rinnovo degli Organi Sociali della Società italiana autori ed editori (SIAE) – Legislatura 2007/2011 – non sia stata rispettata l’effettiva rappresentanza in assemblea né sia stata assicurata la tutela della minoranza, in apparente violazione dello Statuto della stessa società;

in particolare, risulta all’interrogante che rispetto alla precedente legislatura (2003/2007) siano stati attribuiti meno seggi di minoranza, e che l’attuale composizione assembleare non rappresenti la base associativa nella sua interezza visto che gran parte di essa non sarebbe in condizione di poter essere rappresentata;

risulta inoltre all’interrogante che il regolamento elettorale sia stato disatteso mediante l’attuazione di medie di calcolo inique, troppo squilibrate e discrepanti. I seggi di minoranza assegnati agli autori musica sarebbero stati ridotti a due;

inoltre all’interrogante risulta che l’assemblea degli eletti, organo sovrano, non sarebbe mai stata interpellata rispetto a modifiche e variazioni regolamentari e che gli organi sociali non rappresenterebbero adeguatamente le varie realtà della base associativa in apparente violazione dello statuto e del regolamento;

durante la settimana precedente alle elezioni sarebbero stati modificati il regolamento generale e i criteri di elezione dei commissari di sezione -:

se il Ministro interrogato non ritenga opportuno verificare eventuali violazioni dei principi basilari dello Statuto della Società italiana autori ed editori (SIAE) riguardanti la tutela della minoranza e la sua effettiva rappresentanza in Assemblea;

se sia vero che i seggi di minoranza assegnati agli autori della sezione musica siano stati ridotti a due su sedici complessivi;

se sia vero che sulle variazioni di calcolo attuate per l’assegnazione dei seggi, l’Assemblea degli eletti, quale organo sovrano, non sia stato mai interpellato;

se sia vero che la settimana precedente la domenica delle votazioni siano state modificate le regole di voto ed elezione dei commissari di sezione;

se sia vero che gli organi preposti alla vigilanza, più volte sollecitati, non siano mai riusciti ad intervenire concretamente sulla vicenda;

se sia vero che un celebre autore di fama internazionale, eletto in uno dei soli due seggi di minoranza della sezione musica, si sia dimesso alla prima riunione assembleare.(5-01313)

°°° Forse voi non lo sapete, amici, ma la torta della Siae è una delle più ricche e ambite d’Italia. Sono ormai 15 anni che la mafia di Arcore si è impadronita della Rai e della Siae. Berlusconi ha messo a dirigerla (e a spartire i proventi) nientemeno che il magnacer di gigi d’alessio: uomo della camorra e di sua assoluta fiducia. Ed ecco che gli autori veri vedono pochi spicci, mentre i vari d’alessio, apicella &company, si fottono somme che nemmeno i Beatles… Ma di questo, i tg di regime non parleranno mai. Come non diranno mai che le radio e le tv di merdaset NON pagano nemmeno il 10% dei diritti dovuti.

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