B. fotografato con le troie NO. E denuncia il mio amico Zappadu. Lui però pubblica qualunque porcata.

Questo è il solito stile del mafioso B.: lui può fare qualunque porcheria e tutti devono subire in silenzio, ma se tocchi il suo culo ti scatena contro l’Inferno. Spero che lo denuncino e gli portino via un bel po’ dei soldi che ci ha rubato.

Foto di Kate in bikini e incinta su “Chi”.
Londra minaccia azioni contro Mondadori

La principessa sarebbe stata immortalata durante una recente vacanza nell’isola caraibica di Mustique. Voci di pubblicazione sul settimanale di casa Berlusconi. St. James Palace parla di violazione della privacy. La casa reale “molto contrariata”.

http://www.repubblica.it/esteri/2013/02/12/news/kate_bikini_chi_mustique-52501595/?ref=HRESS-16

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Borsa: tra le azioni sconsigliate da Citigroup figurano Mediaset, Mondadori.

QUANTO ME DISPIASCE, SIGNORA MIA! In un anno il mafionano ha perso in borsa quasi due miliardi di euro, circa il 70% del valore. Se considerate che le aziende le ha rubate e che fece dei clamorosi falsi in bilancio per entrare in borsa… come si dice? La farina del diavolo…

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Come si annulla la libertà di espressione. Perciò siamo ultimi nel mondo. Grazie, Silvio!

Scrittori a processo

Gli editori non difendono gli autori

Una liberatoria solleva le case editrici da ogni responsabilità giuridica. L’autore dovrà sostenere le spese legali, oppure autocensurarsi

vignetta tratta da Jrmorax.com

La proliferazione delle cause contro i libri, soprattutto d’inchiesta, ha incrinato il patto di solidarietà tra autore e editore. E sulla testa di chi scrive, in particolare per Mondadori, è caduta una clausola chiamata manleva. Che solleva l’editore da ogni responsabilità: se un libro viene portato alla sbarra sono cavoli dell’autore. Le spese processuali le deve sostenere lui e anche quelle d’un eventuale risarcimento. Il che equivale alla censura, protesta uno scrittore, sotto garanzia di anonimato. « Come dire: stai attento a quel che scrivi. La clausola viene imposta per tutte le sigle del gruppo ».
di Antonio Armano
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/01/30/ma-mondadori-difende-i-suoi-autori/186802/

Ma le cose stanno davvero così? « Il problema – rivela un agente letterario, sempre sotto garanzia di anonimato – ha origine con la discesa in campo di Berlusconi. Da allora il numero di libri finiti in tribunale è cresciuto. Perché i libri di inchiesta sono diventati uno strumento di riflessione civile importante. Anche lo scontro tra Marina Berlusconi e Saviano è un segnale in questo senso. Ha dimostrato che la famiglia è disposta a autoinfliggersi una perdita pur di tutelarsi. In altre parole: un autore non deve sentirsi protetto perché pubblica con loro. Noi agenti ci siamo confrontati, facendo fronte comune per non accettare clausole di questo tipo. Peraltro sono vessatorie e non è detto che siano valide ».

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Marina B. la vergogna di plastica (e coca)

Marco Travaglio per “il Fatto Quotidiano

MARCO TRAVAGLIOMARCO TRAVAGLIO “Siamo alle sentenze ad personam!”, tuona Marina Berlusconi in un’intervista-scendiletto gentilmente offerta dal Correre della Sera di cui, essendo consigliera di Mediobanca, è azionista. La nota giureconsulta di scuola arcoriana ignora che tutte le sentenze sono ad personam, nel senso che riguardano sempre una persona fisica o giuridica. Ma forse la signora pretende che, per condannare uno di Milano, i giudici condannino tutti i milanesi onde evitare sentenze ad personam.

I suoi alti lai riguardano la sentenza della Corte d’appello di Milano che ha condannato la Fininvest (da lei presieduta) a risarcire la Cir con 564 milioni per averla scippata della Mondadori (da lei presieduta) con la celebre sentenza del giudice Metta, corrotto da Previti per conto di B.

marina berlusconi GetContent asp jpegmarina berlusconi GetContent asp jpegAnziché vergognarsi di presiedere un’azienda rubata grazie a un giudice corrotto coi soldi e nell’interesse del suo Papi, la Marina sostiene di avere “scoperto un tarlo, una falla clamorosa che mina dalle fondamenta un castello di ingiustizie”. Il tarlo, la falla – come spiega sul Fatto Antonella Mascali – sarebbe un taglio fatto dalla Corte d’appello nel citare il passo di sentenza della Cassazione del 2007: quella sulla richiesta dell’Imi di revocare la sentenza Imi-Sir (l’altro verdetto Metta comprato da Previti, quella volta per conto dei Rovelli) che condannava la banca a un mega-risarcimento non dovuto di 1.000 miliardi di lire.

CARLO DEBENEDETTI E MARINA BERLUSCONICARLO DEBENEDETTI E MARINA BERLUSCONI Secondo la Fininvest, i giudici di Milano, omettendo il riferimento alla revocatoria, avrebbero fatto dire alla Cassazione che non occorre revocatoria per liquidare i danni del caso Mondadori, mentre la Suprema Corte avrebbe detto il contrario. E qui la Berluschina infila uno sfondone dopo l’altro.

1) La sentenza Metta su Imi-Sir divenne definitiva, dunque aveva un senso chiederne la revoca. La sentenza Metta su Mondadori non passò mai in giudicato, perché dopo l’appello lo scippatore Berlusconi e lo scippato De Benedetti (ancora ignaro della corruzione), si accordarono per la restituzione di parte del maltolto. Dunque non c’era materia per chiedere la revoca.

silvio e marina berlusconisilvio e marina berlusconi2) Infatti la Cir non ha chiesto un altro processo per riavere la Mondadori: ha chiesto il danno da reato (la corruzione del giudice Metta che truccò la sentenza). 3) La Corte d’appello non cita la Cassazione del 2007 per affermare che non occorra la revocatoria, ma per dimostrare che basta un giudice corrotto su tre per rendere nulla una sentenza. Quando parla di tarlo e di falla, la signora Marina scambia le mele con le pere.

Raimondo Mesiano Raimondo Mesiano “pedinato” dal Tg54) Per dimostrare che, per liquidare il danno, non occorre revocatoria, la Corte cita un’altra sentenza di Cassazione, la “18.5.1984 n. 3060”. Ma fa anche notare che l’eccezione della Fininvest è “tardiva”, dunque non può essere considerata: andava presentata in primo grado, dinanzi al giudice Mesiano, ma allora i giureconsulti arcoriani, capitanati dall’ex giudice costituzionale Vaccarella, se la scordarono. Ora è tardi. Infatti il presunto tarlo nella sentenza d’appello viene segnalato non nel ricorso in Cassazione, ma al ministro della Giustizia e al Pg della Cassazione perché puniscano disciplinarmente i giudici cattivi che fanno sentenze ad personam.

Primo caso al mondo di una parte che perde una causa e, anziché impugnare la sentenza, va a piangere dal ministro (che, fra l’altro, dipende da Papi). Del resto è dal 1990 che l’affare Mondadori si gioca su tavoli truccati. La corruzione del giudice Metta. Le leggi ad personam per mandare in fumo il processo. Il linciaggio del giudice Mesiano per porto abusivo di calzini turchesi. L’incredibile sospensiva concessa alla Fininvest dopo la prima condanna a rifondere 750 milioni alla Cir.

Vittorio Mangano in tribunale nel 2000Vittorio Mangano in tribunale nel 2000I maneggi della P3 per influenzare la Corte d’appello. La legge vergogna per chiudere con 8,6 milioni il contenzioso da 173 della Mondadori col fisco. E ora le minacce ai giudici d’appello in base a tarli e falle inventati di sana pianta: cose che capitano alle ragazze che, da piccole, Papi faceva accompagnare a scuola da Vittorio Mangano perché non facessero brutti incontri.

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Le truffe e le rapine di silvio burlesquoni, grazie alla complicità dei culi venduti

Thomas Mackinson


Per B. due terzi di legge ad personam

E la Mondadori si regala 164 milioni

Il ministero del Tesoro rende pubblica una nota che dimostra come la legge che prevede patteggiamenti con il Fisco abbia fatto un bel regalo all’azienda del presidente del Consiglio, ma portato un danno alle casse pubbliche

Dall’Agenzia delle Entrate arrivano una smentita e una raffica di conferme. La prima: è falso che il governo non fa nulla per l’azienda come hanno sostenuto oggi gli imprenditori di Confindustria. E’ vero, invece, che l’azienda in questione è quella del presidente del Consiglio. Oggi l’Agenzia ha fornito alla Commissione finanze del Senato una nota che ilfattoquotidiano.it pubblica in esclusiva sull’adesione delle imprese alla “leggina” varata tra tante polemiche a marzo 2010, quella che permette alle imprese con liti pendenti col Fisco da oltre 10 anni di patteggiare pagando soltanto il 5% del valore del contenzioso. E la nota ha confermato quanto si sospettava: che la Mondadori non affronterà il terzo grado di giudizio e non pagherà i 173 milioni di euro pendenti ma soltanto 8,7 milioni. Le altre 66 società aderenti alla procedura di definizione delle controversie, tutte insieme, non totalizzano oltre 4,3 milioni. Briciole rispetto alla Modandori che pesando da sola per 2/3 dell’ammontare condonato, fa la parte.

Ma quel documento è anche l’ennesima conferma che tra il ministro Tremonti e Berlusconi è guerra totale e senza elusione di colpi. Non può sfuggire, infatti, la

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I condoni dei delinquenti per tutti i delinquenti come loro

Da quello tombale a Mondadori
Tutti i condoni di Berlusconi

IMG

Fiscali, edilizi, tombali, integrativi o a scudo, pendenti o potenziali: quella dei condoni è per il governo Berlusconi il record della vergogna ma a ben guardare anche il primato della fantasia (applicata alla vergogna). Insomma, come trovare i modo per sanare le ignobili imprese dell’abuso e dell’evasione con invenzioni anche lessicali degne di un cruciverba. Il governo Berlusconi-Tremonti- Bossi ha letteralmente massacrato la legislatura 2001-2006 con le sanatorie più varie, conosciute o meno. La parte del leone è quella dell’operazione fiscale del2002, un maxi documento con il quale si è «perdonato» di tutto in cambio di un risibile obolo. Già il nome che viene dato all’operazione la dice lunga: «condono tombale».

In pratica, pagando una piccola multa si sana ogni violazione fiscale negli ultimi cinque anni. Nella stessa manovra, c’è una sanatoria specifica per le piccole e media imprese e per i professionisti («condono per reddito imprese e autonomi »). Poi la sanatoria per «omessi o ritardati versamenti»(si paga senza interessi o sanzioni). E ancora quella per le«chiusure delle liti pendenti»:pagando una piccola quota ci si tutela senza interessi esanzioni. E quella per«liti potenziali »,quando con un modesto versamento si blocca l’accertamento (in corso) dell’Agenzia delle Entrate. Poi c’è l’integrazione:chi aumenta percentualmente l’imponibile (paga solo l’imposta, niente interessi e multe) non è perseguibile (norma servita a molte grandi aziende soprattutto per l’Iva).

Di seguito, la sanatoria per i «redditi all’estero non dichiarati» – niente multe né interessi – e quella per le «scritture contabili » (ripulisce il bilancio irregolare). Anche il bacino elettorale della Lega Nord reclama attenzione: scatta così l’operazione «quote latte». Il pagamento delle multe viene a lungo rinviato, ma quando stanno per scattare ipoteche e sequestri, ilgovernoBossi-Berlusconi- Tremonti toglie la competenza della riscossione a Equitalia. Insomma, tutto da rifare, con sentore di insabbiamento… Dello scudo per i capitali all’estero si sta parlando in questi giorni, ma ci si è forse dimenticati del condono edilizio 2003, o della norma Mondadori, attraverso la quale, due anni fa la maggioranza sana (tra l’altro) il contenzioso in Corte di Cassazione per il pagamento delle imposte che dura da anni: inveceche170milioni, se ne pagano solo 5. E via così.

19 agosto 2011
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Burlesquoni, Caliendo, le porcherie e le rapine del nano e dei culi (cor)rotti

Marco Travaglio


Fave di fuco

Non potendo giustificarsi col classico “a mia insaputa”, visto che un pizzino autografo lo inchioda, il sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo spiega che, se avvicinò il giudice titolare della causa tributaria Mondadori, fu per pura “curiosità intellettuale”, anzi “dottrinaria”. Oltreché un noto gerundio, il Caliendo è anche un magistrato, dunque uomo di legge ma soprattutto di logge (P3). Ed è nota a tutti la passione di B. per gli studiosi di dottrina, specie se curiosi. Fu così che tre anni fa, non bastandogli l’ancora acerbo Al Fano, il Cainano glielo affiancò al ministero della Giustizia. E lui non deluse le attese.

Due anni fa il premier non dormiva la notte all’idea di dover pagare Veronica, De Benedetti e le tasse eluse nel 1991 con la Mondadori appena scippata all’Ingegnere. L’Agenzia delle Entrate chiedeva indietro 173 milioni e lui, pur avendo vinto in primo e secondo grado, era terrorizzato dalla Cassazione dove sedeva il giudice Altieri, osso duro per chi elude. Non potendo comprarselo come ai vecchi tempi, B. mobilitò tutta la truppa d’urto: Tremonti, che negli anni pari fa il ministro di B. e in quelli dispari l’aiuta a non pagare le tasse, firmò il controricorso; Ghedini chiese di trasferire la causa alle Sezioni unite sotto l’ala protettrice del primo presidente Carbone, ora indagato per la P3; un altro pitreista, il traffichino irpino Pasqualino Lombardi, si dava da fare con Carbone e con l’avvocato generale Fiumara, anche portando in dono damigiane d’olio (noto

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I reati di B. e della sua cosca per coprire altri suoi reati…

Francesco Grignetti per La Stampa
Quando sono caduti in disgrazia, Flavio Carboni & soci, fu una gara a prenderne le distanze. Resta famosa la battuta di Berlusconi sui «quattro pensionati sfigati». All’opposto i magistrati di Roma che vogliono mandare la P3 sotto processo ritengono che fosse una inquietante associazione segreta, retta da Denis Verdini e Marcello Dell’Utri.

Flavio CarboniFlavio Carboni

Questa P3 era dunque vicina o lontana dal cuore del potere? L’interventismo degli uomini di Flavio Carboni in Cassazione, ad esempio, per far trasferire un processo tributario a carico della Mondadori dalla temuta sezione tributaria alle Sezioni Unite, ha lasciato nei guai l’ex presidente della

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