B.“E’ inutile, senza di me non andate da nessuna parte” Beh, con te siamo andati tutti a puttane.

Il grande narciso Berlusconi ‘costretto’ a tornare in campo

Berlusconi ha tutte le caratteristiche cliniche del ‘disturbo narcisistico di personalità’ dalla smisurata richiesta di ammirazione alle fantasie di potere e successo illimitati. Oltre a questo ha evidenziato in più occasioni tratti antisociali che emergono nell’attitudine alla menzogna spudorata e nel comportamento con le minorenni. Nutre per sé una tolleranza straordinaria e sviluppa paranoie di complottismo, ad esempio contro i magistrati. Tutto questo lo porta a manipolare la realtà (Luigi Cancrini, psichiatra e presidente del Centro Studi di Terapia Familiare e Relazional). 

Un look Caraceni sempre simile a se stesso, per non creare dissonanze cognitive, per dare una sensazione di stabilità e continuità; un linguaggio semplice, che non ha nulla a che vedere con il politichese della prima repubblica, una lingua diretta, da spot pubblicitario, fatto di slogan appetibili, di facile assimilazione, diretti. Il presidente Operaio, il presidente vincente, gagliardo che racconta barzellette, che dorme poche ore a notte, che ha sconfitto il cancro, un superman avvicinabile.

Scriveva Freud nel 1914: “Appare molto chiaro che il narcisismo di una persona esercita un certo fascino su quanti hanno rinunciato a parte del loro stesso narcisismo e che sono alla ricerca dell’oggetto d’amore; il fascino del bambino si basa in larga parte sul suo narcisismo, sulla sua autosufficienza e sulla sua inaccessibilità, proprio come il fascino di certi animali che sembrano non curarsi affatto di noi, come i gatti e i grandi predatori. È come se invidiassimo loro la capacità di serbare uno stato di beatitudine, un’inattaccabile posizione di libido, alla quale noi abbiamo da tempo rinunciato”.

Malato io? Sono Superman, anzi Superman a me mi fa ridere… (citato in Ugo Magri, “Mai pagato una donna o frequentato minorenni”, La Stampa, 2 settembre 2009).

Un leader Narciso che come tutti gli italiani ama le belle donne senza vergogna e fa il latin lover, perché insomma: ”Sono fatto così da sempre, qualche volta mi capita di guardare in faccia una bella ragazza, ma è meglio essere appassionato di belle ragazze che di gay. (citato in Berlusconi. Meglio guardare belle ragazze che essere gay, AGINews, 2 novembre 2010). 

Il personaggio dato in pasto agli italiani è questo, semplice, diretto, assomiglia molto alla maggioranza del suo popolo. Così come sono semplici, diretti e vincenti i giochini retorici con cui manipola la massa durante i suoi spettacoli. Il suo stile? Avete presente quel primo vecchio concerto di Madonna in Italia? quello in cui la Star chiedeva al pubblico “ siete caldi?” e tutti urlavano “ sìììì”. Silvio Berlusconi da ottimo attore ci ripropone sempre lo stesso teatrino tragicomico preso dal mondo dello spettacolo.

Silvio ora  si sacrifica di nuovo, infondo l’aveva già detto : “io sono il Gesù Cristo della politica, una vittima, paziente, sopporto tutto, mi sacrifico per tutti” . A cosa serve ricordare al Narciso che nel frattempo che dava le dimissioni  la folla si radunava esultante  a festeggiare la sua dipartita politica? Tanto lo specchio delle brame di un Narciso non fa che riflettergli la sua immagine perfetta!  Ora lui, ilNarcisus Politicus per eccellenza  è “costretto a scendere di nuovo in campo”, probabilmente per contenere la sua angoscia di morte politica.

Strano, non era lui che diceva : “Saremo rimpianti, saremo ricordati come il migliore governo della Repubblica” ? Fatti rimpiangere Silvio!
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Guai alla tv che rema contro

IL COMMENTO
Guai alla tv che rema contro
di MICHELE SERRA

Michele Santoro
Rispetto ai tempi del goffo “editto bulgaro”, le nubi censorie che si addensano su Michele Santoro e su Milena Gabanelli (e tramite loro sulla Rai nel suo insieme) esprimono un punto di scontro più nitido e, nel suo genere, più maturo.

Non è solo e non è tanto la “faziosità politica” – colpa opinabile per definizione – a essere sotto tiro. È la sostanza stessa del medium più importante e penetrante, la televisione, che trasmissioni come Annozero e Report interpretano come un contro-potere strutturalmente autonomo (tale è l’informazione nella tradizione delle democrazie), e questo potere politico intende, invece, come cingolo di trasmissione dei propri scopi: non per caso è un potere al tempo stesso politico e mediatico. Anche tecnicamente.

Nei giorni drammatici del terremoto, lo scontro tra queste due funzioni della televisione è stato evidente. Si trattava di mettere l’accento sulle deficienze strutturali e le responsabilità umane che hanno aggravato di molto il bilancio delle vittime e dei danni. Oppure di esaltare l’opera dei soccorsi e l’efficienza dello Stato. Il primo obiettivo è tipico del giornalismo-giornalismo, che qui da noi, non si capisce bene per quale strambo equivoco, si chiama “d’assalto”. Il secondo obiettivo è invece tipico della propaganda politica. Genera un linguaggio che tende alla retorica del positivo quanto il primo rischia di cadere nella retorica del negativo.

Scelga ognuno quale di questi due rischi sia più sgradevole e pericoloso per la pubblica opinione. Ma si sappia che è solo il primo rischio – quello di una televisione aspra e irriducibile – a essere sotto accusa, e a nessuno, né dentro la Rai né nella cerchia della politica, è venuto in mente di biasimare o sanzionare le centinaia di ore di televisione leziosa e piagnona che hanno imbozzolato la tragedia del terremoto in un reticolo implacabile di buoni sentimenti, misurando ben più volentieri il diametro della “bontà nazionale” che quello dei pilastri sottodimensionati.

Che i media abbiano anche, in queste situazioni, una funzione di rete connettiva, non solo logistica, che aiuta a reggere l’urto della morte, e a sentirsi comunità, è fuori di dubbio. Ma questa funzione è stata svolta perfino con sovrabbondanza, e fino a rendere stucchevoli anche le immagini del dolore e della rovina. Santoro e la sua redazione hanno scelto – in minoranza – di fare il resto del lavoro, come compete alla storia professionale di un giornalista molto discusso (e discutibile) ma molto tenace. E premiato dall’audience, concetto evidentemente sacro quando si tratti di contare i soldi della pubblicità, ma subito sottaciuto quando si tratti di misurare la temperatura di una parte consistente dell’opinione pubblica.
Peccato che questo “resto del lavoro”, sicuramente complementare a un quadro generale molto più blandamente critico, risulti insopportabile al potere politico, così come la puntuta inchiesta di Milena Gabanelli sulla social-card non poteva che fare imbufalire il ministro Tremonti.

“Remare contro” fu una delle prime accuse che il Berlusconi leader nascente mosse ai suoi oppositori. Non lo sfiorò (e non lo sfiora) il sospetto che c’è chi rema né contro né a favore, ma per suo conto. Anche sbagliando, ma sottoponendo al giudizio del pubblico, non al giudizio del potere, i propri errori. Il giornalismo è questo, e dovrebbe saperlo anche il direttore del Giornale Mario Giordano, che un minuto dopo avere potuto dire esattamente quanto voleva dire ad “Annozero” ha orchestrato una violenta campagna di stampa contro lo “sciacallo Santoro”. Qualcuno aveva forse detto a Giordano, o a uno qualunque dei giornalisti e telegiornalisti governativi, che usare il terremoto per magnificare la prestanza e la generosità del premier era “sciacallaggio”? Ci si era limitati a pensare, magari, che fosse cattivo gusto, e la libertà di cattivo gusto, se non è sancita dalla Costituzione, è suggerita dal buon senso.

Quanto alla vignetta di Vauro trattata da casus belli e ridicolmente accusata di mancanza di “pietà per le vittime”, varrebbe il concetto di cui sopra: qualora la si ritenga di cattivo gusto, da quando il cattivo gusto è oggetto di censura? E quelli che, al contrario, affidano la “pietà per le vittime” a ben altri canali, magari privati, e apprezzano la ruvida intelligenza e la lunga coerenza professionale di Vauro, dovrebbero forse ingoiare il boccone della censura nel nome di una “informazione corretta”? Ma corretta da chi? Dal direttore del “Giornale”?

santoro1

b-osso1

bavag

bavaglio

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