La scimmietta di Pasqua

Anch’io come tanti che conosco guardiamo “Anno zero” non perché sia un programma culturale e piacevole, ma solamente per vedere fino
a che punto sia tollerato che una trasmissione pubblica,chiaramente di estremismo politico, possa essere tanto volgare e infamante contro il
capo del Governo, e di chiunque non la pensi come loro.
Certamente se al suo posto ci fosse un programma di Piero
Angela (padre o figlio), lo guarderei
con molta più passione.
Fc
°°° Visto? Le scimmiette ammaestrate ripetono pari pari le minchiate che ripete ossessivamente il mafioso brianzolo, loro duce indiscusso e indiscutibile. E… caro Fc (acronimo di FANCULO?), per curiosità, dato che NON capisci Annozero: che è uno dei rarissimi programmi di informazione e di approfondimento dove quasi tutti (ersclusi quelli di destra) parlano in PERFETTO ITALIANO… chi cazzo te li spiegherebbe i programmi di Piero e Alberto Angela? Anche loro parlano in perfetto italiano…

AUTO  DA  SCIMMIETTA, PER  I  LORO CD  DA  DISCOTECA

melomane auto

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Telenoemi

Gino Flaminio è un ragazzo coraggioso, ha detto com’è andata
“Da tre mesi si sapeva che il presidente sarebbe venuto alla festa dei 18 anni”
La zia di Noemi: “Così Berlusconi
è entrato nella nostra famiglia”

“Ho visto antiche amicizie nate dalla notte al giorno,
eventi dolorosi usati per sostenere nuove versioni”
di CONCHITA SANNINO e GIUSEPPE D’AVANZO

Un’immagine di Noemi Letizia

noem

NAPOLI – Signora Francesca D. F., che grado di parentela ha con i genitori di Noemi?
“Sono la zia, moglie del fratello di Anna Palumbo, la madre di Noemi”.

Ha precedenti penali, signora? Sa, dobbiamo chiederglielo perché, per alcuni, il testimone non va valutato per quel che dice, ma per quel che è.
“Non ho precedenti penali”.

Qualcuno nella sua famiglia ne ha?
“No”.

Ha motivo di risentimento nei confronti di sua cognata o della sua famiglia, o della ragazza?
“Assolutamente no. Ho ottimi rapporti con Anna, con i genitori di Anna e con i suoi fratelli. Anzi, ho condiviso finora con altri membri della famiglia l’imbarazzo, il disagio e la sofferenza che questa situazione non del tutto limpida, sta provocando. Ci sono troppe bugie. Circostanze che contrastano con quello che abbiamo sentito e visto in famiglia”.

Gino Flaminio fa parte delle bugie o della realtà vissuta in casa Letizia?
“Gino è stato il fidanzato di Noemi esattamente per il periodo da lui descritto al vostro giornale. Gino fa parte della realtà della famiglia Letizia e tutti noi lo abbiamo conosciuto e soprattutto apprezzato fino a quando i rapporti tra loro si sono deteriorati. È un bravo ragazzo. Amava davvero Noemi e Noemi gli era molto legata”.

Vi incontravate anche con Gino?
“Certo, è accaduto più di una volta. Con l’andar del tempo, è nato un legame tra questo ragazzo e la nostra famiglia. Non mi pento di averlo avuto in casa”.

Lei sa che il padre di Noemi ha minacciato querela per quello che Gino ha ricordato?
“Sì, purtroppo l’ho sentito ai tg, e ancora mi chiedo come sia stato possibile questo. Gino ha avuto parole di assoluto rispetto per tutti, per Noemi, per i suoi genitori, per noi. E anche per Berlusconi. Qual è la sua colpa? E perché accanirsi contro un ragazzo senza alcuna difesa?”.

Lei sa che Gino nel 2005 è stato condannato per rapina?
“Quando lo abbiamo conosciuto era già un operaio. Ma sapevamo che c’era una macchia nel suo passato. E in ogni caso, il suo errore, quale che sia stato, non ha mai costituito un ostacolo al loro affetto, né all’amicizia che il ragazzo ha dimostrato ad Anna e ad Elio, peraltro venendone ricambiato”.

Lei ha letto la testimonianza di Gino?
“Certo, e mi ha provocato una grande emozione. Perché ho visto per la prima volta, in questa storia di bugie, una persona dire le cose come stanno, con un coraggio che nessuno finora nella mia famiglia ha avuto”.

E lei perché solo adesso ha deciso di offrire la sua testimonianza?
“E ancora avrei voluto tacere. Ma dopo aver visto la violenza della discussione a Ballarò, ho deciso di farmi viva. Ho visto troppe cose che non vanno. “Antiche amicizie” nate dalla notte al giorno. Fidanzati comparsi dal nulla. Dolorosi eventi che hanno afflitto la famiglia, utilizzati per sostenere nuove versioni dei fatti che hanno coinvolto mia nipote Noemi: come il riferimento a una lettera di cordoglio. E’ con molto strazio che mi sono decisa ora a parlare. Mi sono tormentata in queste settimane”.

Perché lo fa?
“Se devo dire la verità, lo faccio per i miei figli perché devono poter credere che esiste il vero e il falso, il buono e il cattivo. Voglio che sia chiaro che, per quanto mi riguarda, in questa storia non c’entra nulla la politica, nulla i complotti, ma solo la necessità di non vergognarsi quando ci si guarda allo specchio perché si è dovuto avallare una storia che, se non fosse così dolorosa, in famiglia sarebbe una barzelletta di cui ridere”.

Lei, quando ha sentito per la prima volta di Berlusconi in famiglia?
“Alla fine del 2008, tra novembre e dicembre, ho visto per la prima volta durante un pranzo familiare Noemi alzarsi da tavolo allo squillo del suo cellulare, e l’ho ascoltata dire papi. Non avevo assolutamente idea, all’epoca, chi potesse essere. Ho pensato a un gioco tra ragazze. Notai soltanto che intorno a lei ci si dava da fare per evitare ogni curiosità”.

Quando ha sentito per la prima volta indicare Berlusconi come una presenza familiare?
“Posso dirlo con certezza. L’11 gennaio 2009, il giorno del compleanno di mio figlio. Io organizzai una piccola festicciola. E seppi, quella sera, che si stavano preparando grandi festeggiamenti per i diciotto anni di Noemi. E che alla festa avrebbe partecipato, a meno di impegni improvvisi, anche Silvio Berlusconi”.
Addirittura tre mesi prima, si contava sulle presenza a quel tavolo del presidente del Consiglio?
“A me fu detto che dovevamo “prepararci” per quello. La conferma della presenza del capo del governo sarebbe arrivata solo a Pasqua”.

E poi?
“Mi fu detto che Berlusconi chiese espressamente a Noemi di essere invitato e pretese di ricevere dalle sue mani l’invito. Non so se poi Noemi lo abbia raggiunto a Roma e come siano andate le cose. In ogni caso, nella nostra riunione di famiglia al pranzo di Pasqua, ci fu confermato ancora di “prepararci” perché avremmo conosciuto il presidente il 26 aprile, alla festa organizzata nel ristorante di Casoria”.

Che idea si è fatta della conoscenza tra Berlusconi e Noemi?
“So soltanto quel che mi ha raccontato Anna, mia cognata, la madre di Noemi. Anna sosteneva che il presidente del Consiglio aveva per mia nipote l’affetto di un padre. Ricordo l’espressione: “l’ha presa a cuore”. Io non ne dubitai. Noemi è sempre stata una brava ragazza, dolce, buona. Con un grande sogno: fare la ballerina, l’attrice o la showgirl. Ricordo che in famiglia si diceva: “Magari così, Noemi entrerà dalla porta principale”. Si intendeva dalla porta principale nel mondo dello spettacolo. E d’altronde la stessa Noemi – ho letto – lo ha già detto in un’intervista. Come peraltro Anna. Nelle primissime interviste, mia nipote e mia cognata sono state sincere e hanno raccontato in pubblico ciò che dicevano a noi in privato. E stato dopo che ho visto troppe cose confondersi”.

Vuole darci la sua opinione su questa storia?
“Sono molto preoccupata per la mia famiglia. Se mi espongo così, lo faccio perché siamo una famiglia di gente semplice e per bene. Parlo dei fratelli di Anna, dei suoi genitori, degli altri cognati, dei nostri figli e nipoti, tutti ragazzi sani. Tutti trascinati, dalla mancanza di chiarezza e sincerità, in una situazione che ci imbarazza moltissimo”.

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I veri fannulloni

In calo la produttività in aula. Migliore la performance
della Camera, dove c’è seduta da lunedì a giovedì
Al Senato si lavora solo 10 giorni al mese
Il record di aprile: 7 ore in una settimana

di CARMELO LOPAPA

ROMA – Tre giorni di lavoro a settimana. Non uno di più, qualche volta meno. Come nell’ultima di aprile, quando gli onorevoli senatori hanno varcato l’ingresso di Palazzo Madama martedì 28 alle 16,30 per chiudere i battenti già l’indomani, mercoledì 29, alle 20,08. Per non dire della seconda settimana di aprile, quella che ha preceduto la Pasqua, al lavoro solo il mercoledì 8, poi trolley e via, tutti a casa in vacanza per tornare 13 giorni dopo, il 21. Ad ogni modo, negli ultimi due mesi il pallottoliere ha segnato una media di 10-11 giorni lavorativi al mese, con minimi storici da 7 ore d’aula, come in quell’ultima settimana di aprile.

Sarà pure l’età media più alta, ma la questione si pone perché, a scorrere il timing delle sedute della Camera alta, si scopre che la campanella non suona mai prima del martedì pomeriggio e il giovedì mattina quasi sempre si chiude. Settimana corta, cortissima. Certo, c’è l’attività delle commissioni, ma la media di lavoro settimanale (come si riscontra nella tabella in alto) è quella che è. E, sebbene nel periodo preso in esame, marzo-aprile, siano stati approvati al Senato importanti ddl, dal testamento biologico al federalismo, i dati stridono con quelli dello stesso periodo alla Camera.

A Montecitorio, da marzo, il presidente Gianfranco Fini ha introdotto la cosiddetta “settimana bianca”, per consentire ai deputati di lavorare sui rispettivi territori. Ha compensato tuttavia allungando le restanti tre settimane: aula già dal lunedì e fino al giovedì sera. Anche lì, c’era la promessa di prolungare fino al venerdì mattina, ma finora è accaduto solo nell’ultima settimana di marzo, con pochissimi deputati presenti per interrogazioni e interpellanze. La media resta tuttavia almeno di quattro giorni a settimana e 16 al mese.

Al Senato il presidente Renato Schifani aveva provato a suonare la sveglia. “Al di là delle richieste di modifica del regolamento, si possono disciplinare meglio i lavori dell’aula in modo da lavorare qualche ora in più durante la settimana”. Era il 2 ottobre scorso e già allora – 4 mesi dopo l’inizio della legislatura – i numeri lasciavano a desiderare, sebbene non si fossero toccati picchi negativi di queste ultime settimane. La presidenza si scontra tuttavia con l’andazzo generale.

“Aumentare l’attività può essere un obiettivo condivisibile, ma smentisco che esista un caso Senato – sostiene Gaetano Quagliariello, vicecapogruppo Pdl – Anzi, in questi mesi la nostra assemblea si è ritrovata in anticipo sul lavoro, rispetto alla Camera. Andiamo più veloci e abbiamo approvato in prima lettura ddl che ancora attendono la seconda a Montecitorio. Disponibili a una razionalizzazione dei lavori, alla riforma dei regolamenti, ma anche quella deve essere bicamerale”.

E invece il problema esiste, eccome, a sentire i Democratici che sollevano il caso. “Si lavora meno del dovuto e si lavora male – sostiene Luigi Zanda, vicecapogruppo Pd – La nostra proposta di riforma del regolamento consentirebbe un salto in avanti, sia nel numero di sedute che nella qualità del lavoro. Chiediamo che si lavori almeno 4 giorni alla settimana, 3 nelle commissioni, 1 in aula, perché il problema è non trasformare l’aula in una semplice macchina approva-decreti. Purtroppo, col “porcellum”, i parlamentari di maggioranza sono esecutori della volontà dell’esecutivo e il Parlamento in questa legislatura è un ufficio “disbrigo” del governo. Unica missione, trasformare in legge i decreti. I poteri ne risultano stravolti: l’esecutivo fa le leggi, le Camere eseguono ordini”.


°°° A parte le varie zanicchi e de michelis che vanno a rubarsi 40mila euro al mese (oltre a benefit e pensioni d’oro) in Europa, ecco gli schiavetti senza spina dorsale del mafionano come vengono beneficiati in cambio del loro servilismo. E io pago!

senato

I SENATORI E I DEPUTATI DESTRONZI.

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Giochi sporchi sulle nostre teste

Lega in tensione: si rischia grosso. La scelta dopo Pasqua
E nel Pdl c’è chi avverte: fantapolitica le elezioni anticipate
Referendum, mina nel centrodestra
Berlusconi tentato dal 7 giugno
di FRANCESCO BEI

Referendum, mina nel centrodestra Berlusconi tentato dal 7 giugno

Bossi e i leghisti in visita ai terremotati
ROMA – Accorpare Europee e referendum, risparmiare 400 milioni e rompere con la Lega? Oppure rimandare il referendum al 21 giugno, lasciandolo morire per mancanza di quorum, e salvare il rapporto con Bossi? Silvio Berlusconi si è preso tre giorni per decidere – “ne riparliamo martedì, adesso non è il momento”, ha detto ieri a chi ha provato a chiedere lumi – ma i suoi sostengono che non si tratti soltanto di una tattica attendista per tenere il Carroccio sulle spine. “Oggi davvero tutto è possibile”, confida il portavoce del Pdl Daniele Capezzone, che insieme a Gianni Alemanno, Gaetano Quagliariello e ai ministri Alfano, Brunetta e Prestigiacomo figura addirittura nel comitato promotore. “Lo stato dell’arte – spiega Capezzone – è “si apra la discussione”, come ha detto il premier.
L’argomento del risparmio dei soldi è forte”.

Certo, se davvero Berlusconi scegliesse il 7 giugno come data, le conseguenze sarebbero atomiche. A rischio della sua stessa sopravvivenza come movimento politico autonomo, la Lega sarebbe spinta a far saltare il banco. E lo stesso Berlusconi (che ha in mano un nuovo sondaggio che lo vedrebbe schizzare al 73% di fiducia per il dopo terremoto) potrebbe lucrare da elezioni anticipate per coronare il suo sogno di sempre: il Quirinale. Ma, come fa notare un esponente di primo piano del Pdl, “questa è fantapolitica, non si può andare al voto anticipato con la più grave crisi economica da governare”.

I segni di nervosismo comunque ci sono già tutti, visto che proprio ieri Roberto Maroni, al Sole 24 Ore, ha dichiarato che con un altro voto contrario sulla questione dei clandestini “la sorte del governo sarebbe a rischio”. Così, consapevole della temperatura in salita, l’ordine che Bossi ha impartito ai suoi è stato quello di “evitare polemiche in giorni di lutto nazionale” per il terremoto. Con la sicurezza che, da qui al prossimo consiglio dei ministri che dovrà prendere la decisione definitiva, basterà un colloquio con il Cavaliere per risolvere la questione. E l’ipotesi che si affaccia sempre più forte, sia da parte del Pdl sia da quella della Lega, è un accorpamento del referendum con i ballottaggi per le amministrative. Ci sarebbero, a dire il vero, altre due alternative. Una è quella suggerita ieri da Ignazio La Russa, che propone un’unica data per Europee, amministrative e referendum, abolendo però il ballottaggio “nei casi in cui almeno un candidato raggiunga il 40 per cento”. L’altra idea appartiene a Giorgio Stracquadanio (nel ’95 fu il portavoce del “no” ai referendum che salvarono le tre reti del biscione), che vorrebbe “rinviare di un anno il referendum, con l’accordo del comitato promotore”.

Ma è la data del 21 giugno, al momento, l’unica che sancirebbe il compromesso tra Bossi e il Cavaliere. “Berlusconi non ha interesse a rompere con un alleato – osserva il pdl Osvaldo Napoli – e, se si va al 21 giugno, si risparmiano parecchi soldi e si dimostra alla gente che governiamo usando il buon senso”. In più il quorum, con gli italiani già in vacanza, sarebbe quasi impossibile da raggiungere. I referendari lo sanno bene, e difatti ieri Giovanni Guzzetta è saltato alla gola del pd Enzo Bianco, reo di aver salutato con favore l’ipotesi di fissare la data al 21 giugno: “Bianco – ha tuonato il presidente del comitato promotore – o mente sapendo di mentire, oppure è profondamente disinformato. Quello al 21 giugno sarebbe un accorpamento-truffa che farebbe sprecare 313 milioni di euro”. I referendari si sono però consolati con Massimo D’Alema che – come ha rivelato Mario Segni a RedTv- ha fatto loro sapere che “andrà a votare e voterà Sì”.

Tra i pochi del Pdl che hanno accesso a palazzo Grazioli si è fatta strada anche la convinzione che il premier stia semplicemente tenendo una pistola sul tavolo per indurre la Lega ad abbassare il tasso di aggressività in campagna elettorale “Tanto per lui – sostiene Guzzetta – la data del referendum è una partita “win-win”: se passa l’abbinamento, riesce a coronare il sogno di un Pdl autosufficiente. In caso contrario, può sempre dare la colpa alla Lega”.

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