Pacchi mai più in ritardo: ora la Posta paga i danni°°°ERA ORA!

Pacchi mai più in ritardo: ora la Posta paga i danni

di Erika Tomasicchio
Chi subisce un pregiudizio per la consegna di un plico fuori termine ha diritto al risarcimento dei danni oltre che al rimborso delle spese di invio. Lo stabilisce la Corte Costituzionale, eliminando un antico e ingiustificato privilegio di Poste italiane

Se un plico spedito con postacelere arriva in ritardo, al mittente spetta non solo il rimborso delle spese, ma anche un risarcimento. L’ha deciso la Consulta in una sua recente sentenza (n. 46 del 2011) che rafforza la tutela dei consumatori dichiarando l’illegittimità costituzionale della norma (art.6 DPR 156/73) che stabiliva l’irresponsabilità di Poste italiane in caso di recapito non tempestivo. Un antico privilegio, ormai anacronistico, previsto a favore del gestore del servizio pubblico postale, in quanto organo della Pubblica amministrazione.

Il caso. La vicenda sui cui la Corte Costituzionale si è pronunciata, risale al 2002. Una società chiedeva i danni per aver perso la possibilità di prender parte a una gara d’appalto per alcuni lavori di depurazione, poiché il pacco con la domanda di partecipazione era stato recapitato a Reggio Calabria anziché a Reggio Emilia. Ma il tribunale di Napoli, a cui si era rivolta, le concedeva solo il rimborso delle spese di spedizione, secondo la Carta della qualità sui servizi postali. Poste Italiane, infatti, grazie a una norma del vecchio codice postale (l’art. 6 del DPR156/7, abrogato nel 2003 dal Codice delle comunicazioni elettroniche, ma applicabile ancora alle vecchie cause) è esonerata da ogni responsabilità in caso di ritardo nella consegna, nonostante il cliente abbia subito un danno, anche notevole. La Corte Costituzionale, chiamata a pronunciarsi sul caso, ha dichiarato l’art.6 costituzionalmente illegittimo, poiché in contrasto con il canone di ragionevolezza e il principio di eguaglianza (art. 3 della Costituzione). La norma, infatti, introduce «un anacronistico e ingiustificato privilegio in favore del concessionario del servizio postale», previsto per far fronte alla «complessità tecnica della gestione del servizio ed all’esigenza del contenimento dei costi, ma privo di connessione con le obiettive caratteristiche del servizio» si legge nella sentenza. Si tratta in sostanza, di un retaggio delle vecchie prerogative concesse alla Pubblica amministrazione che crea uno squilibrio «tra le esigenze del gestore e quelle degli utenti del servizio» che la legge avrebbe dovuto eliminare «essendo venuta meno la concezione puramente amministrativa del servizio postale».

Il diritto ai danni. Oggi dunque, i consumatori che subiscono un pregiudizio dal ritardo nella consegna della posta, possono chiedere al giudice anche il risarcimento del danno, oltre che il rimborso dei costi di spedizione. Chi sceglie un prodotto postale più costoso tra i tanti esistenti (raccomandata semplice, raccomandata a/r, raccomandata “1”, telegramma, postacelere, pacco celere) sperando invano che arrivi più in fretta, potrà d’ora in poi vedere riconosciute le proprie ragioni in tribunale. La pronuncia è stata accolta con entusiasmo dalle associazioni dei consumatori: «La sentenza rafforza enormemente la tutela dei diritti dei consumatori in materia di recapito – commentano Sonia Farro e Marcella Lungo della consulta legale di Federconsumatori Salerno – se in precedenza era possibile intervenire solo sul recapito di prodotti a firma, come raccomandate, assicurate e pacchi, da oggi, sarà più semplice intervenire anche sulla postacelere e sui danni da mancato o ritardato recapito». «Finalmente – conclude il presidente Peppe Sorrentino – in linea con la Costituzione e la normativa europea, anche in Italia la Consulta sana l’odioso squilibrio tra le legittime esigenze degli utenti e l’ingiustificato privilegio del gestore del servizio».

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Marco Travaglio

Il partito dell’amore

Siccome l’Italia non è un regime, tre giorni fa accadono due stupri a Roma: uno consumato, l’altro sventato per miracolo. Ma la questura non dice niente: vedi mai che qualche elettore patito della «sicurezza» capisca che la destra ha tradito anche quella promessa. La notizia esce perché un giornalista, avvertito da un amico poliziotto, la mette su facebook. Allora la questura è costretta a sputare il rospo. Sempre tre giorni fa, siccome l’Italia non è un regime, arriva alla Rai, in viale Mazzini a Roma, una lettera con un proiettile per Michele Santoro. L’ufficio posta la trasmette al posto di polizia. Ma nessuno avverte il destinatario, cioè Santoro. Silenzio di tomba per due giorni, dalla Rai e dalla polizia. Così chi l’ha minacciato di morte ha la conferma di quanto già sapeva: Santoro è isolato persino nella sua azienda. Ieri la lettera viene aperta: una foto di Santoro, la scritta «Morirai» e una cartuccia Winchester inertizzata. Intanto un’altra busta con proiettile arriva a Di Pietro. Il senso è chiaro: chi si mette di traverso sulla strada del padrone d’Italia deve morire. Era già accaduto in un’altra campagna elettorale al calor bianco, quella del 2001: Indro Montanelli ricevette alcune telefonate mute sul suo telefono privato, trovò una lettera minatoria sul tavolo del ristorante dove pranzava e la Digos gli intimò di cancellare le iniziali I.M. dal citofono di casa sua. «Il berlusconismo ­ commentò il vecchio Indro ­ è la feccia che risale il pozzo. Questa è la peggior Italia che abbia mai visto. Peggio di quella fascista». E non aveva visto quella di oggi.

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Buonanotte a tutti! Domani a Carbonia.

Ciau, ragazzi. Domani vado a Carbonia a incontrare un po’ di gente e tornerò giovedì sera. Mi raccomando, fate i bravi e cliccate le pubblicità. Qualcuno potrebbe anche prendere almeno il libro in Pdf… Spero di tornare con buone notizie. Rispondo ancora a un po’ di posta e poi vado a leggere un po’. LEGGERE FA BENE! Baci e abbracci.

la_lettrice

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