Ferrara: merde si nasce, schifosi si diventa. Per denaro.

Ferrara, Craxi e i 6miliardi da Silvio

Giuliano FerraraGiuliano Ferrara

Pare che stasera Giuliano Ferrara inauguri il suo “Qui Radio Londra” con una bella tirata d’orecchi al procuratore Ingroia, la cui apparizione sul palco di piazza del Popolo sabato, alla manifestazione in favore della Costituzione, è in effetti la cosa più grave accaduta nel mondo nelle ultime 72 ore.

Come stupirsene: quando battezzò con fiammeggianti bretelle rosse “Radio Londra” sugli schermi di Canale 5 – 13 febbraio 1989 – sferzò duramente la Rai (dalle cui fila proveniva) la prima sera, il Pci la seconda, De Mita la terza, lasciando satolli di soddisfazione sia Craxi che Berlusconi.

L’incontro con il Cavaliere, poche settimane prima, gli aveva cambiato la vita. Ebbe in dono un contratto da 6miliardi di lire in tre anni, che nemmeno Van Basten, Gullit e Rijkaard messi insieme. Una montagna di soldi, specie per uno che ancora un decennio prima percepiva un salario da metalmeccanico di 198mila lire quale responsabile Pci a Mirafiori – come ricorda Pino Nicotri in L’arcitaliano, pubblicato nel 2004 da Kaos edizioni – e che quando divorziò dal partito nel 1982 abitava in una casa di ex ferrovieri a Borgo San Paolo di proprietà di un redattore sportivo dell’Unità, Nello Pacifico. Confessò la sua vertigine a Laura Laurenzi di Repubblica: “Ti viene quella che gli americani chiamano money madness, una sorta di impazzimento attorno al denaro. Certo, a 37 anni essere considerato una merce che vale tanto mi fa impressione…”

Anni dopo, sul Foglio, raccontò così i retroscena di quella trattativa mercenaria: “Il Cav. chiamò F. e lo ricevette con Confalonieri in via dell’Anima. Il Cav. pregò F. di telefonare all’amico Bettino prima della firma, si usava così allora. Telefonò, e disse a Bettino, mentre i suoi uomini Rai strepitavano per tenersi il vitello grasso: “Non rompere i coglioni, vado con Berlusconi perché mi paga il doppio di quello che mi ha offerto la Rai…Craxi ridacchiò”.

Nel ’91, pubblicando i suoi interventi televisivi nel libro Radio Londra, Leonardo editore, scrisse testualmente che “la deontologia professionale è l’ultimo rifugio delle canaglie”. E quando, tre anni dopo, divenne ministro del governo Berlusconi la prima intervista la rilasciò all’Espresso: “Bisogna far capire subito chi comanda!”

Stavolta gli danno 3mila euro a puntata  e con simili ingaggi probabilmente vien più facile dire, come ha sostenuto all’incirca il 12 febbraio al Teatro dal Verme a Milano: “Berlusconi ne avrebbe trovati quanti ne voleva che avrebbero fatto per lui quella telefonata in questura, invece volle farla lui personalmente, ed è per questo che gli voglio così bene”.

Condividi
  • Facebook
  • Digg
  • Google Bookmarks
  • Live
  • YahooMyWeb
  • LinkedIn
  • StumbleUpon
  • Twitter