La bufala di Montecarlo, l’Italia allo sfascio, la Santanchè vuole querelare Repubblica.

Terrorist

Quella verità che accusa il Cavaliere

di GIUSEPPE D’AVANZO

COMINCIANO a manifestarsi fatti solidi e addirittura qualche nome. La dinamica della “macchina del fango”, ingolfata di documenti falsi, s’inceppa e rincula – come sempre: è già accaduto per l’assassinio mediatico del direttore dell’Avvenire, Dino Boffo. Conviene indicare subito i fatti. I “sicari” pubblicano un documento del ministro della Giustizia dell’isola caraibica off-shore Santa Lucia dove sono custodite le società proprietarie della casa monegasca affittata dal cognato di Fini, Giancarlo Tulliani.
Il documento attribuisce al “parente” la diretta proprietà dell’appartamento. Il foglio ministeriale, pubblicato da due quotidiani di Santo Domingo (El Nacional, Listin Diario), ripreso in Italia dal sito Dagospia, rilanciato con molto rumore e definitive, incaute certezze da il Giornale e Libero appare anche alla luce del solo buon senso una frottola abborracciata alla

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Il mafionano scatena anche la sua marmaglia che ha devastato la Rai

Niente Ballarò, niente Annozero: gli unici talkshow abbastanza credibili, ma via alle minchiate propagandistiche dei servi senza spina dorsale, che continueranno ad occultare la realtà. Ma… I cittadini non sono d’accordo per niente. Ecco un sondaggino su Repubblica (tenete presente che questiminisondaggi danno sempre gli stessi risultati su qualunque quotidiano, compresi quelli destronzi)

NIENTE TALK SHOWLa Rai ha deciso di non riaprire i talk-show, nonostante la delicata situazione politica. Che ne pensate?

Bastano i tg
(165 voti) 2%

I Tg non garantiscono il dibattito
(1612 voti) 17%

E’ una scelta che sa di censura
(7663 voti) 81%

D’estate voglio contenuti più “leggeri” dalla Rai
(46 voti) 0%

Non so
(26 voti) 0%

9512 voti alle 17:56. Sondaggio aperto alle 14:36 del 02.08.2010

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L’assalto ai giornalisti

L’assalto ai giornalisti

di GIUSEPPE D’AVANZO (Rep)

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NEMMENO il più ostinato pessimismo poteva attendersi che sarebbe durato un sol giorno lo sbigottimento e il dolore per il volto insanguinato di Silvio Berlusconi. Poche ore per sbarazzarsi, come di un ostacolo ingombrante, di ogni solidarietà umana, pensiero autocritico, reciproco invito a evitare il dissolversi di ogni legame comunitario, ad accettare una responsabilità collettiva in ordine alla promozione del bene comune.

Il volto di Berlusconi, contorto dalla sofferenza inflittagli dalla violenza di un matto, avrebbe potuto (e dovuto) sollecitare ciascuno di noi a sentirsi communis, “colui che condivide un carico”, e tutti noi communitas allegata da un dovere, da un debito, dalla promessa di un reciproco dono (munus) che nessuno può tenere per sé. Quando è durato quest’incanto? Dieci ore, quindici? Appena i luoghi pubblici (il Parlamento, i talk-show televisivi) si sono riaperti, è ritornata la notte abitata dallo spirito di intolleranza, esclusione, violenza che appaiono il segno distintivo di questa cultura di governo. Chi ha armato la mano del matto? Chi è il mandante? Di chi è la colpa? E quindi chi deve essere sorvegliato, punito, imbavagliato, espulso? Quali sono i giornali, i giornalisti, i social network che devono ammutolirsi? Quali regole e controlli dare alle manifestazioni pubbliche? Quali sono i “padri” di quella “cultura responsabile del clima d’odio” da mettere all’indice (e c’è chi già elenca, incauto: Gobetti, Bobbio, Gramsci, Dossetti)?

Sono domande che ripropongono con un’eco funesta “una lotta politica recitata come una parodia dell’eterna guerra civile”. Esaltato da un rancore cieco, da un’inimicizia assoluta e irreparabile, il coro berlusconiano – animato in Parlamento da Fabrizio Cicchitto e, in Rai, da Bruno Vespa – elimina ogni differenza tra la critica legittima e l’aggressione violenta, tra il disaccordo ragionato e la destabilizzazione. Trasforma l’avversario politico in un criminale, il dissenziente in un terrorista. Il mestiere d’informare di Repubblica diventa “disegno eversivo”, minaccia per il legittimo governo del Paese, un intero gruppo editoriale – il nostro – agenzia ostile all’interesse nazionale, più o meno un’association politico-criminelle.

I toni, gli argomenti che si ascoltano hanno molto in comune a una caccia alle streghe. Chiunque in questi mesi si è sottratto alla nobilitazione dell’esistente, al racconto unidimensionale e autocelebrativo del soggetto centrale unico, detentore della verità e del potere, viene iscritto in una black list. Accade al Gruppo Espresso, al Fatto, a Santoro e ad Annozero, ai pubblici ministeri che hanno avuto la sventura di incontrare sulla loro strada il capo del governo o qualche suo amico. Per tutti si annunciano adeguati castighi.

Si distingue in questo lavoro prepotente Bruno Vespa, dimentico di quanta solidarietà e comprensione abbia circondato il premier. Estrapola, da un lungo ragionamento, una frase di Marco Travaglio e lo indica all’opinione pubblica come il mandante morale della violenza subita da Berlusconi. Con un’ipocrita sfrontatezza lo chiama al telefono, durante la trasmissione, per chiedergli se ha qualcosa da dire in quel processo ingiusto, improvvisato alle spalle di un imputato ignaro e assente, non sostenuto da alcuno dei presenti. È la mossa più barbarica cui si è assistito in queste ore. Il metodo e il giornalismo di Marco Travaglio sono discutibili come quelli di chiunque altro – e qui sono stati discussi con severità – , ma egli è soltanto un giornalista. Non ha alle spalle un partito o un’organizzazione qualsiasi. Non è protetto da una scorta. Può contare soltanto sulla credibilità del suo lavoro, sul consenso che ne ricava tra chi lo legge e lo ascolta. Abbandonarlo così indifeso e solitario al conflitto che divide il Paese, è un’irresponsabilità tanto più grave perché matura da una tribuna che dovrebbe mostrare equilibrio e moderazione, essere l’interprete migliore del monito pacificatorio del presidente della Repubblica.

La violenza e l’intolleranza di queste ore smascherano l’insincerità dei falsi pacificatori e ripropongono il paradigma di una politica che si alimenta non di unità, ma di divisione; non di ordine, ma di disordine. È un dispositivo di governo che giustifica e potenzia se stesso nell’eccitare i conflitti più aggressivi che circolano nella società, tra la società e lo Stato, nello Stato. Lungo queste continue “linee di frattura” che di volta in volta individuano un “nemico” (quanti ne possiamo contare dall’inizio della legislatura, dai “negri”, ai “froci”, ai “fannulloni”?), si potenzia un progetto politico che pretende di esercitare la sovranità senza limiti, in nome del “potere costituente del popolo”, con una “decisione” che lascia indistinto il diritto e l’arbitrio, l’eccezione e la regola. Il pazzo gesto di Massimo Tartaglia, rafforzato dalle emozioni che hanno smosso, appare al coro berlusconiano un’eccellente occasione per rilanciare l’obiettivo di ridurre i poteri plurali e diffusi a vantaggio di una forma politico-istituzionale accentrata nella figura di un premier che può fare a meno di ogni contrappeso, di ogni controllo di garanzia, di ogni soggezione alla legge. La follia di un uomo diventa addirittura l’opportunità per riscrivere il pactum societatis che definisce le condizioni del nostro stare insieme. Non si comprende che cosa c’entri il gesto di un matto con la necessità di una riforma costituzionale. Si comprende benissimo come, in questa metamorfosi della nostra democrazia, l’informazione possa essere un inciampo da rimuovere, un attore da minacciare, un “nemico” da indicare con nome, cognome e società di appartenenza alla vendetta del “popolo sovrano”. Già lo si è letto, purtroppo: “In una democrazia non spetta ai giornali giudicare chi governa”. Al contrario, noi crediamo che, quale che sia l’idea di democrazia che si ha in testa, tutti i modelli prevedono l’esistenza di uno spazio al quale i cittadini accedono attraverso lo scambio di informazioni e il confronto degli argomenti, per farsi un’opinione delle questioni di interesse generale.
Alimentare di informazioni la sfera pubblica, arricchirla di notizie, ragioni e argomenti è il nostro lavoro. Piaccia o non piaccia al piduista Cicchitto, al servizievole Vespa, al coro che si dice “della libertà”, continueremo a farlo.

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Rubbia per Repubblica

Rubbia: “L’errore nucleare

Il futuro è nel sole”

L’ENERGIA  DELLA RANA

rospo

l’energia  della  rana  umana

rana

Parla il Nobel per la Fisica: “Inutile insistere su una tecnologia che crea solo problemi e ha bisogno di troppo tempo per dare risultati”. La strada da percorrere? “Quella del solare termodinamico. Spagna, Germania e Usa l’hanno capito. E noi…”

di ELENA DUSI
ROMA – Come Scilla e Cariddi, sia il nucleare che i combustibili fossili rischiano di spedire sugli scogli la nave del nostro sviluppo. Per risolvere il problema dell’energia, secondo il premio Nobel Carlo Rubbia, bisogna rivoluzionare completamente la

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Lucio Stanca: ladro e arrogante!

Stanca: “Il mio doppio stipendio?

Rispondo al Pdl non a Repubblica”

La replica dell’amministratore delegato alla domanda della nostra cronista sul suo doppio mandato di manager e parlamentare. E ancora, a proposito delle sua assenze alla Camera: “Certo che sprecate molta carta, eh?”
di Alessia Gallione
Lucio Stanca
stanca

STANCA  E  BERLUSCONI

bigazzi

Devo rispondere ai miei elettori e al gruppo del Pdl, non certo a Repubblica. Lo scriva, lo scriva bene ‘non certo a Repubblica’”. Lucio Stanca ha risposto così alle polemiche sul suo doppio incarico (e stipendio) come parlamentare e amministratore delegato della società di gestione di Expo. Repubblica Milano ha pubblicato nei giorni scorsi i dati delle sue presenze a Montecitorio crollate dallo scorso aprile, quando Stanca è stato designato alla guida della società che organizza l’Esposizione milanese del 2015.

A settembre 2008 il deputato Lucio Stanca partecipa al 98,26 per cento delle votazioni in aula: 113 su 115. A ottobre 2009 il deputato e, nel frattempo, ad di Expo è mancato al 95,78 per cento delle votazioni: su 166 discussioni, ha premuto il pulsante elettronico solo sette volte. Dati a cui Stanca ha risposto: “Certo che sprecate molta carta, eh?”. E ancora: “Queste sono le mie responsabilità: gli elettori del Pdl e il gruppo del Pdl, non Repubblica”.

°°° E certo, infatti i milioni ogni anno te li dà Berlusconi di tasca sua, mi NOI COI NOSTRI SACRIFICI. Ladro e arrogante!

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Il castello comincia a crollare?

Fini: “Nessun complotto

Chi lo pensa è al delirio
Il voto? Sarebbe fallimento”
Il presidente della Camera a “1/2 ora”: “C’è clima parossistico. Non cerco leadership, se avessi puntato a comandare mi tenevo un partito del 13%”. E poi: “Folle credere che io e il capo dello Stato stiamo tramando contro il premier”

IL RETROSCENA. Per non “lasciare alibi” al presidente della Camera
e a Napolitano gli uomini di Berlusconi lavorano ad alcune modifiche
Fini torna nel mirino del Cavaliere
“Se insiste, anche lui a rischio” (da Repubblica)

TUTTE  LE  MERDE  VENGONO  AL  PETTINE

vermi-tg

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Berlusconi ci riprova con le porcate

Dopo lo stop al Senato Ghedini ci riprova. La norma limitata al primo grado

Ripreso un testo degli ex Ds Calvi e Fassone con un codicillo ritagliato su Berlusconi

Processo breve ad hoc

per “salvare” il premier

di LIANA MILELLA (Repubblica)

b-bloccaprocessi

berlusconi_DIMETTITI
ROMA – Avevano anche scritto la norma transitoria per, al contempo, salvare Berlusconi e salvare pure la faccia. Era lì appena la settimana scorsa, in bella evidenza, alla commissione Affari costituzionali del Senato che si apprestava ad esaminare gli emendamenti al decreto comunitario in aula in queste ore. Il comma diceva così: le nuove regole sul “processo breve” “si applicano a quelli in corso giunti fino al dibattimento di primo grado”.

Un articolo ad hoc per far cadere le inchieste Mills, Mediaset e Mediatrade sotto la mannaia della legge che Niccolò Ghedini aveva

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La checcakiller del padroncino

Il direttore di “Chi” e la gestione mediatica dei problemi di Berlusconi

Sui settimanali del principe del gossip, l’agiografia della famiglia del Cavaliere

Da Noemi al traffico del video hard
ecco Signorini “diavolo” di Arcore

di FILIPPO CECCARELLI (Repubblica)

IL  LAVORO QUOTIDIANO  DI  SIGNORINI

lavoro

ROMA – Nel mondo del potere, per sua natura già abbastanza satanico, ogni demonizzazione sembra, più che ingiusta, specialmente vana. E tuttavia nel caso di Alfonso Signorini la tentazione è

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Berlusconi: dittatore ladro

La norma sarà inserita nella Finanziaria, ancora al suo primo passaggio in Senato

Potrebbe beneficiarne Mondadori: Segrate ha una causa da 200 milioni

Per il premier arriva il lodo Cassazione

Processi tributari chiusi pagando il 5%

di LIANA MILELLA e ROBERTO PETRINI (Repubblica)

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ROMA – E siamo al “lodo Cassazione” visto che lì, prima o poi, finiscono comunque i processi di Berlusconi. Il contenitore: la legge Finanziaria. Il luogo: il Senato. Il contenuto: due emendamenti, uno per mandare al macero migliaia di processi tributari pur

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