«Io, comico irriverente cancellato dal potere»

L’artista di Santa Giusta Lucio Salis, diventato famoso negli Anni 80 per la frase «Cappitto mi hai?», racconta lo scontro col Quirinale e la cacciata da Mediaset. «Rifiutai di partecipare al progetto di Forza Italia e da allora sono fuori»

DI PIERO MANNIRONI

22 LUGLIO 2013

OLBIA. I potenti hanno paura della satira perché niente è più irriverente ed eversivo del sorriso. Che può frantumare i bastioni della paura, rendendo ridicolo, e quindi umano, il potente. Il sorriso è infatti capace di scomporre gerarchie sociali e indebolire il “sistema”, che viene sezionato e raccontato con le parole acuminate dell’ironia. Ecco perché il potere non tollera la satira e, quando può, cerca di cancellarla. Il sistema è semplice e violento: si impedisce l’accesso al palcoscenico e così si “ruba” la platea. E allora per chi fa satira diventa inutile parlare, perché tanto nessuno ti può più sentire. Poi, ci penserà il tempo a cancellare tutto. Così è accaduto molte, troppe volte. Così è accaduto a Lucio Salis, oggi 66 anni, sardo di Santa Giusta, artista ingiustamente dimenticato.

Lui, autore e attore, eclettico e vulcanico organizzatore di eventi e inventore di personaggi, è scomparso da anni nel nulla. Dimenticato, rimosso. «Preferisco dire epurato e condannato al silenzio» dice lui con un sorriso triste nel suo piccolo appartamento di Golfo Aranci. Lucio Salis non è stato una meteora, una fortunata invenzione della tv berlusconiana degli anni Ottanta. È infatti un uomo che è arrivato al successo dopo un lungo e complicato percorso artistico. Raggiunge la grande notorietà però solo negli anni Ottanta, quando entra nel tempio del cabaret televisivo di Antonio Ricci: Drive in.

La trasmissione diventa presto un fenomeno di costume e lui, Lucio Salis, è una delle stelle del programma. Inventa un personaggio che “buca” il video: il sardo che commenta il costume e la politica del Belpaese con battute al fulmicotone, irriverenti e graffianti. Una sorta di Bertoldo moderno, arguto e candido, che fustiga i potenti con una satira corrosiva e che, con lo sberleffo, cattura la risata. Salis condisce le sue scorribande verbali con una battuta ricorrente con la quale, ammiccante, lancia un messaggio di complicità al pubblico: “Cappitto mi hai?”. Un refrain che diventa presto un tormentone. Quando c’è lui gli ascolti si impennano e la concorrenza della Rai viene stracciata. La consacrazione arriva con il telegatto d’oro.Quella di Lucio Salis è una rivoluzione nell’universo della comicità italiana. Perché con lui la satira irrompe nella politica, fino ad allora uno spazio considerato tabù. Almeno nel piccolo schermo. Sono gli anni del craxismo rampante, del consolidamento del potere di Cossiga e nei quali Berlusconi si afferma come imprenditore di successo. E l’inizio della fine è proprio in quegli anni di successo folgorante. Lucio Salis ha purtroppo due soli padroni: il pubblico e la sua autonomia intellettuale. Il compromesso è un metodo che non gli appartiene. Tra le sue “invenzioni” nasce la caricatura della zia di Cossiga, Tzia Peppa. L’obiettivo è ovviamente l’inquilino del Quirinale che però si irrita per le battute e le gag di quel sardo che, nella trasmissione Striscia la notizia, lo punzecchia e lo irride.

«Mi ricordo che un giorno mi telefonò Sergio Berlinguer – dice Salis –, segretario generale del Quirinale. Con molta cortesia, ma anche decisione mi disse: “Al presidente non piace quello che stai facendo. E poi, tra sardi… sai non è bello”. Io ovviamente continuai e le pressioni si spostarono su Berlusconi. Lui si fece due conti: gli costavo due milioni lordi la settimana e gli portavo contratti pubblicitari per miliardi. Poi seppi che si era messo di mezzo anche Craxi che malsopportava le mie battute sul Psi. Allora Berlusconi mi fece chiamare da Ricci e mi propose di sospendere la mia partecipazione a Striscia la notizia. In cambio, mi offrì contratti per 28 miliardi di lire in tre anni. Come attore, autore e regista di miei format televisivi. Come se non bastasse, avrei avuto un supporto nella realizzazione di due miei film».

«Ma c’era un ma – continua Salis –, una condizione: sarei dovuto diventare uomo-immagine e promotore della nascente Forza Italia. Sì, perché cosa che pochi sanno, il progetto di creare un soggetto politico risaliva a quegli anni, molto prima, dunque, del 1993. Io dissi no. Era come un mettermi le catene, omologarmi a un mondo che io attaccavo tutti i giorni con la mia satira. Era come chiedermi di tradire me stesso… E rifiutai. Fui così cancellato, “epurato”. Di più: non mi pagarono neppure un centesimo. La cosa che più mi ferì fu il metodo che utilizzarono per azzerarmi. Ai giornalisti che mi cercavano a Mediaset facevano rispondere: il signor Salis non lavora più con noi perché è scappato senza pagare l’albergo. Alcune grandi firme come Beniamino Placido e Leandro Palestini chiesero stupiti: “E da quando in qua una vostra grande star si deve pagare l’albergo qui a Milano?” “Non lo so – rispondevano le segretarie – mi hanno detto di rispondere così”».

Lucio Salis continua: «Dopo sei mesi feci causa, ma accaddero cose molto strane in quel periodo. Alla fine mi fecero firmare due chili di carte e mi diede un assegno da 24 milioni. Tutto finito, tutto qui. A oggi, Silvio Berlusconi mi deve qualche milione di euro, 22 anni di vita, una famiglia e la mia dignità».

Da allora comincia la caduta. Anche il sogno di creare un grosso centro di produzione cinematografica in Sardegna si arena. «Era il 1988-1989 – dice Salis –. Era un’avventura affascinante che avrebbe meritato successo. Il progetto era quello di creare una cittadella del cinema e della musica in uno dei posti più belli della Sardegna. Io sono stato sempre convinto che se i Beatles avessero inciso i loro dischi non ad Abbey Road, ma altrove, il loro successo sarebbe stato identico. Perché non è importante dove tu fai una cosa, ma come la fai. Ci misi tutto quello che avevo, circa due miliardi di lire, nella “Cooperativa cinemazione”. Poi la Regione, che mi aveva garantito l’appoggio, fece un passo indietro. Mi dissero: si prenda questo miliardo e 300 milioni e se ne torni in Continente. Era la fine. Da allora non mi sono più ripreso».

Comincia così la parabola discendente, anche se Lucio Salis cerca di trovare spazi nel mondo del cinema. Un mondo che conosce molto bene, visto che negli anni precedenti aveva avuto contatti e frequentazioni con mostri sacri come Federico Fellini, Sergio Leone e Ugo Pirro. Ad aprirgli le porte del cinema era stato Nanni Loy che lo aveva introdotto in “Cinema democratico”.

Con Renato Pozzetto gira “Porca Vacca” per la regia di Pasquale Festa Campanile e “Baciami Strega” di Duccio Tessari. Partecipa poi al remake di “Cittadino al di sopra di ogni sospetto” di Giuliano Montaldo, andato in onda su Rai3, interpreta alcune puntate di “Classe di ferro” di Bruno Corbucci ed è protagonista di “Sos laribiancos”, i dimenticati, di Piero Livi. Ma si fa notare soprattutto in Magnificat di Pupi Avati, che si merita una nomination al festival del cinema di Cannes. Nel mentre si esaurisce la sua collaborazione con la Rai, dove era entrato grazie a Nanni Loy che lo aveva “scoperto” durante la preparazione di una puntata di “Radio anch’io” e lo aveva subito voluto con se. Così Salis, con “Via AsiagoTenda”, “Permette, cavallo?”, “Ribalta aperta”, “Sapore di Salis” e “Il Guastafeste” era diventato una delle voci più ascoltate della radio pubblica. «Nella radio – ricorda – c’era più libertà, meno censure rispetto alla tv».

Torna così in Sardegna e sopravvive grazie a un talk-show su Tele Nova di Oristano e qualche comparsata sporadica. Una sua rentrée a Zelig si arena subito. Il comico “epurato” torna dove aveva cominciato la sua carriera come produttore musicale alla fine degli anni Sessanta, diventando la mente del complesso Salis’n Salis, del quale facevano parte due suoi cugini (Francesco e Antonio) di sicuro talento. Per loro scriveva canzoni, organizzava concerti e tournée e produceva dischi.

«Oggi – conclude Lucio Salis – cerco di sopravvivere. Con fatica. L’effetto dell’epurazione della quale sono stato vittima è stato devastante nella mia vita professionale e privata. Oggi cerco ancora di lavorare, di proporre le mie idee e i miei progetti che potrebbero fare economia e aiutare il turismo. Ma nel mondo della politica non trovo sponde. Forse mancano coraggio e fantasia».

P.S. Il signor Antonio Ricci continua a querelarmi ogni due mesi per le verità che scrivo. Purtroppo, quando potevo presenziare a questi processi-farsa li facevo sempre tutti a pezzi: ho vinto tutti gli 85 processi per “diffamazione a mezzo stampa”. IO faccio satira, non diffamazione, come certa gente che conosciamo tutti. E la Satira non può essere MAI condannata se non nelle dittature. O dalla mafia. Ho vinto i processi ed ho fatto arrestare molti pezzi da 90 della politica e della massoneria. Ma da anni non posso più muovermi e questi, che hanno più avvocati che dipendenti, hanno buon gioco trovando magistrati svogliati o compromessi. Però, caro Ricci, il tempo è galantuomo e la verità viene sempre a galla. La mafia mi ha portato via tutto, tranne la mia forza vitale e la mia dignità, quindi delle vostre condanne pilotate me ne sbatto altamente. E poi, ricordati che c’è una cosa chiamata NEMESI.

Lucio Salis


https://www.lanuovasardegna.it/regione/2013/07/22/news/io-comico-irriverente-cancellato-dal-potere-1.7461225

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Ricci ha copiato Drive in da Benny Hill, Paperissima la fa rubando filmati internazionali (e coprendo i logo originali)…

… e ha rubato Striscia da me e, davanti a me che allora ero ignaro, persino il Gabibbo da un’università americana: il pupazzo è Big Red ed è la mascotte della Western Kentucky University ed è stata creata nel 1979 dallo studente Ralph Carey.  Nell’Aprile scorso, sono stato a Milano testimone del processo a carico di questo farabutto proprio per Big Red: purtroppo gli avvocati erano dei fessi e la cosca si era già comprata la giudice, che non mi volle nemmeno sentire… mentre ascoltò un cazzo di imbrattacarte che nulla sapeva di questa storia, ma era stato debitamente foraggiato.

Sappiatelo!

http://it.wikipedia.org/wiki/Big_Red

NOTATE L’ORIGINALITA’ DEL “GRANDE AUTORE” antonio ricci, che non è in grado nemmeno di scrivere una cartolina d’auguri. Io lo conosco bene, continua a riciclare battute mie rubate…

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Dal mio amico Giovanni Panunzio: il giustiziere di Ricci e la sua cosca.

Il 15 giugno 2012 la Corte d’Appello di Milano, ribaltando la sentenza del 24 febbraio 2011, ha assolto il fondatore di Osservatorio Antiplagio, prof. Giovanni Panunzio dall’accusa di aver diffamato Antonio Ricci e Striscia la notizia. Per i giudici di secondo grado il fatto non costituisce reato. Il 16 febbraio 2006, dopo aver testimoniato al processo contro Wanna Marchi, Panunzio aveva contestato a Ricci, a proposito delle battaglie di Striscia contro i sedicenti maghi, di usare due pesi e due misure, ovvero di dimenticarsi di bacchettare i ciarlatani appartenenti alla sua “parrocchia”, pubblicizzati in oltre 200 pagine del teletext di Mediaset. “Non è azzardato affermare – aveva aggiunto Panunzio – che parte dei compensi degli autori e conduttori di Striscia la notizia deriva dai proventi dei sedicenti maghi”. In primo grado il prof. Panunzio era stato condannato al pagamento di 500 euro di multa e ad un risarcimento di 5.000 euro alla parte civile. Dopo la sentenza dell’assoluzione in appello, Antonio Ricci ha detto che ricorrerà in Cassazione. Giovanni Panunzio si è limitato a dire: “Striscia la giustizia”. Striscia la notizia, invece, ha diffuso una nota in cui ha affermato: “E’ falso che Striscia utilizzi due pesi e due misure, avendo trasmesso di fronte a milioni di telespettatori anche accuse contro maghi pubblicizzati nel teletext di Mediaset”. Osservatorio Antiplagio fa notare che queste asserite accuse di Striscia contro i maghi di Mediavideo, che non ci sono mai state, in ogni caso non possono che essere successive alle dichiarazioni di Panunzio del 16 febbraio 2006, per le quali è stato querelato. E’ Striscia quindi che dice il falso. Lo stesso Ricci infatti, nel processo di primo grado, interrogato dal pm, ha affermato di non sapere che ci fossero maghi che facevano pubblicità su Mediavideo, ammettendo di fatto che non erano mai stati oggetto di alcuna critica da parte di Striscia. Si può essere più intelligenti? Giovanni Panunzio comunque ha già chiesto ad Antonio Ricci – che a suo tempo aveva immediatamente pubblicato la notizia della condanna di primo grado nel sito di Striscia (www.striscialanotizia.mediaset.it/news/2011/02/24/news_6358.shtml) – di usare la stessa tempestività per pubblicare anche la notizia dell’assoluzione. O Ricci vorrà dare ragione ancora una volta a Panunzio a proposito di “due pesi e due misure”?

LE MASCOTTES AMERICANE DALLE QUALI RICCI HA RUBATO IL GABIBBO.

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Salute e grano e bella settimana! Ieri scorpacciata di ricci.

E così ieri verso le 10 ci siamo messi in macchina e siamo andati lemme lemme ad Assemini da mia zia Pina. Una splendida ottantenne che mi ha fatto da mamma. Ho lasciato la bionda da lei, dato che non può prendere sole, e con Melina siamo andati in piazza del comune dove è passato a prenderci l’amico Claudio. Siamo stati a casa sua a prendere una bottiglia di Cannonau e poi ci siamo fiondati al Poetto. Splendida giornata di sole, niente vento. Praticamente tutta Cagliari era tra Marina Piccola e la spiaggia dei centomila. Solo ai banchetti dei ricci ci saranno state cinquemila persone assatanate. Devo dire che Claudio, da perfetto buongustaio, ha scelto la postazione migliore. Abbiamo trovato subito un tavolino libero e lo abbiamo pignorato. Mentre lui andava a pigliare bicchieri, pane e cucchiaini e a ordinare il primo vassoio da 24, io ho aperto la bottiglia di Nepente di Oliena (moltissimi non sanno che coi ricci di mare si beve vino rosso…). Insomma, amici, in piedi come cavalli e a 50 mt dal mare, ci siamo ciucciati sei vassoi da 24 in tre. Melina era estasiata. Io pure. Mi sono finalmente tolto lo sfizio che aspettavo da un anno. Ora mi rimetto a scrivere con nuova energia. Bella settimana a tutti!

ricci

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Buonanotte a tutti!

Domani ho bisogno assoluto di fare una gita al mare. Me ne vado a Cagliari a mangiare i ricci.  Come le comari si sputtanano i soldi in borsette, scarpe, parrucchiere… io nei momentacci così devo evadere con un regalino a me stesso.  Se qualche amica/o di Cagliari mi vuole incontrare, sarò nei pressi della Bussola, ai banchetti, dalle 12 alle 13,30. Baci e abbracci.

 

NONNO  CHE SI  LIMA LE UNGHIE DELLE PEDANE…

nonno

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Ma guarda!

Ricci difende le veline:
«Mercificazione della donna? È ovunque»


°°° Questo servo ignobile non si rende nemmeno conto di essere il principale colpevole di questo degrado. Parliamo di un raccomandato dannoso, di un comico fallito che a forza di sediate in faccia (quando ci provava ad Alassio e dintorni) ODIA I COMICI e perciò si circonda di attrezzi patetici, iacchetti, greggio, ecc. PARLIAMO DI UNO CHE HA

RUBATO

DRIVE IN DA BENNY HILL SHOW, STRISCIA LA NOTIZIA DA  ME, IL GABIBBO DA BIG RED E PAPERISSIMA DA TUTTE LE TV DEL MONDO E DA YOUTUBE. UN AUTENTICO SCARTO DI VERME, COME IL SUO PROPRIETARIO (che sente due volte al giorno, SEMPRE E  QUALUNQUE COSA ACCADA).

LE DONNE VISTE DA RICCI E BURLESQUONI

coda

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Berlusconi: la faccia come il culo…

… di un babbuino con le emorroidi sanguinolente.

b-kriminal

PORCO  (BURLESQUONI  CON  RIALZATI, ITALIA)

porco


BERLUSCONI IN CDM, BASTA ATTACCHI SU VITA PRIVATA

Sondaggi alla mano “il governo sta lavorando bene e quindi vi invito ad andare avanti perche’ avremo tante cose da fare”. Quello di Silvio Belusconi in Consiglio dei ministri, con gli ultimi dati che rilevano un ulteriore incremento del

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