Marco Travaglio

(da L’Unità)

Lodo Pisello

Chi pensava, anzi sperava, che i talloni d’Achille di Al Tappone fossero la mafia, le tangenti, i fondi neri, i conflitti d’interessi, aveva sopravvalutato l’Italia e gli italiani. Ora che l’”utilizzatore ultimo” sprofonda per gli eccessivi “quantitativi di donne” (secondo le poetiche definizioni ghediniane), chiediamo umilmente scusa a un paese ridotto a un film minore di Alvaro Vitali per esserci troppo occupati delle quisquilie di cui sopra. Là dove non poterono le ultime parole di Borsellino e le indagini di valorosi pm milanesi e siciliani, potranno forse gli stock di signorine a tassametro traghettate da un fabbricante di pròtesi nelle magioni del Premier Utilizzatore su mezzi aerei e nautici degni dello sbarco in Normandia; e la candid camera di una delle “utilizzate”, sfuggita alla formidabile security di Palazzo Grazioli. Ogni epoca ha il 25 luglio che si merita. Restano da capire alcuni particolari: 1) chi saranno il Dino Grandi e il Galeazzo Ciano di questo film dei Vanzina che si sta girando fra Palazzo Grazioli e Palazzo Chigi; 2) che ne sarà della Guardia Repubblicana alla caduta del satrapo (l’altreoieri Ostellino lo paragonava a Cavour, mentre Chirac raccontava le visite guidate ai bidet di Villa Certosa, accompagnate da apprezzamenti berlusconiani sulle “chiappe” che vi si erano posate); 3) con quali leggi ad personam, anzi ad pisellum, Al Tappone conta di salvarsi dall’inchiesta di Bari. Essendo stato intercettato non da una toga rossa, ma da un’amica escort armata di cellulare, abolire le intercettazioni non basta più. Bisogna abrogare i telefonini.

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Da Andrea Camilleri e Saverio Lodato

Quella norma voluta dagli imprenditori siciliani e annullata da Alfano

Camilleri, i Maroni e i Mantovano, che vorrebbero far la voce grossa con i mafiosi pretendendo l’obbligo per l’imprenditore di denunciare le estorsioni del racket, hanno il candore dei boy scouts. Ispirano quasi tenerezza perché poi è arrivato il ministro della giustizia, Angelino Alfano, che ha detto papale papale che di un simile obbligo non se ne parla proprio. E la norma che imponeva all’imprenditore di informare la giustizia, è stata colpita e affondata. Maroni si accontenti se i medici denunciano i clandestini. Che i mafiosi, invece, votano e tornano sempre utili.

Nella cancellazione della norma che avrebbe dovuto costringere gli imprenditori di appalti pubblici a denunciare le eventuali estorsioni mafiose, c’è un retroscena. La norma venne inserita da Maroni e da Mantovano su insistente richiesta di Ivan Lo Bello, presidente di Confindustria Sicilia, e di Cristina Coppola, dell’ antiracket campano: Lo Bello era riuscito, già dall’anno scorso, a far sì che gli imprenditori siciliani che non denunciavano il pizzo venissero espulsi dalla Confindustria. Posizione inedita, coraggiosa e rischiosa, che stava cominciando a dare buoni risultati. Quindi la cancellazione voluta da Alfano, che si è consultato con chi di dovere a palazzo Chigi, in realtà serve a vanificare il coraggioso atteggiamento degli imprenditori siciliani onesti e segna un bel punto a favore della mafia. D’accordo con lei, caro Lodato, che la norma avrebbe irritato mafia e camorra che si sarebbero vendicate dirottando altrove la loro riserva di voto. Ma non si tratta solo di voto. Ci sono il ponte sullo stretto, la ricostruzione dell’ Abruzzo, la fiera di Milano… Torte grandiose e succulente che fanno gola ai mafiosi, agli amici dei mafiosi, agli amici degli amici dei mafiosi. Diamo loro un aiutino, via!

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Ma che geni!

Amici, ho appena fatto una scarpinatina di un km, appena fuori casa. Esco dal cancello, vado a sinistra e dopo un paio di cascatelle salgo una piccola erta, che poi degrada fino ad arrivare a Fundu Sei. Saranno seicento metri ad andare e altrettanti per tornare. Laggiù c’è un bel torrente ricco, tra i pioppi e gli olmi giganteschi: ottimi per l’ombra e il fresco, d’estate. C’è anche un ponticello di legno, una fontana e due panchine. Ci andavo a prendere le more, con le quali Lena fa delle ottime marmellate a crudo. Ottime sulle crostate. Una bella passeggiata di salute, circondato dal canto degli uccellini, il volo silenzioso degli astori e dei falchetti, i rumori delle vecchie che preparano gli orti e zappano come un tempo e il rumore scrosciante dell’acqua. Bellissima la vista: moltissimo verde, lecci e ginepri, alloro e vegetazione nana, ma ci sono anche gli schiaffi dei fiori bianchi dei ciliegi. Qui ce ne sono di secolari, alti almeno otto/dieci metri. Andavo a prendere le more, dicevo… finito. Questi geni hanno spianato tutti i rovi. In Francia ci sono ricche cooperative che fanno le marmellate e ce le vendono. A noi! Qui piangono, aspettano elemosine dalla regione o dal comune e… spianano. La primavera scorsa hanno estirpato una radura piena di fragoline di bosco che non davano fastidio a nessuno, ora i rovi… Dei veri geni qui al Comune. Ma non sono i soli! Quando andiamo a trovare gli amici a Barisardo, a bordo strada, da Gairo in giù fino al mare, vediamo tonnellate e tonnellate di fichi d’India saporitissimi che marciscono al suolo. Gli spagnoli e i siciliani li raccolgono e ce li vendono. A noi. E poi c’è la crisi…

cessu

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