Rivolta delle donne arabe:«Guido con Manal» E sarà un bruciante ANAL per i dittatori maschilisti.

La rivolta delle donne arabe al volante
contagia le italiane: «Guido con Manal»

donne al volante in Arabia Saudita

Hanno risposto agli appelli lanciati dalle loro sorelle attraverso i social network: le saudite si mettono oggi al volante per la prima manifestazione ufficiale dal 1991, quando un gruppo di pioniere velate lanciò il guanto di sfida all’unico paese al mondo che proibisce ancora alle donne di guidare.

«Stiamo tornando dal supermercato. Mia moglie ha deciso di cominciare la giornata mettendosi alla guida sia all’andata che al ritorno» ha scritto sulla sua pagina Twitter Tawfiq Alsaif, editorialista.

«Mia moglie Maha ed io siamo appena rientrati da un giro in auto di 45 minuti. Ha guidato per le vie di Riad» ha annotato fiero in un altro tweet Mohammed al-Qahatani, presidente dell’Associazione saudita dei diritti civili e politici.

Decine di donne saudite si sono autodenunciate con migliaia di post su una pagina Facebook dedicata alla protesta contro il divieto di guida per le donne nel Regno wahabita. La campagna ‘io guidò, lanciata due mesi fa sui social network, andrà avanti «fino alla pubblicazione di un decreto reale che autorizzerà le donne a guidare» secondo la pagina Facebook degli organizzatori.

Diverse famiglie saudite hanno almeno un autista con uno stipedio medio di circa 2mila riyal (circa 370 euro), chi non può permetterselo è costretto ad accompagnare fisicamente mogli, sorelle o figlie.

«Permettere a una donna di guidare significherebbe provocare un miscuglio di generi che metterebbe la donna in serio pericolo, e porterebbe al caos sociale» recita una fatwa (precetto religioso) in materia, che risale al 1991.

Negli ultimi tempi le cose sono però cambiate: la 26enne Manal Sharif è stata arrestata alle tre del mattino del 22 maggio scorso per aver caricato su YouTube un filmato che la ritraeva alla guida, ed è stata rilasciata ben nove giorni dopo grazie a una ritrattazione che aveva tutta l’aria di essere stata estorta con la forza dalle autorità. È dal suo e altri casi simili che è nata la campagna ‘io guidò, che invita le donne, soprattutto quelle che hanno una patente rilasciata da un paese estero a muoversi per conto proprio.

In un comunicato, Amnesty International ha rivolto un appello alle autorità perché «smettano di trattare le donne come cittadini di seconda classe e aprano le strade del regno alle donne al volante». «Le donne mediamente sono molto più coraggiose degli uomini e da tempo stanno dimostrando questo coraggio sfidando i divieti imposti dai vertici sauditi» ha commentato l’attivista Mohammed al Qahtani, citato da Arab News.

«Non mi sorprenderebbe se avessero un ruolo determinante nella nostra battaglia per le riforme» ha aggiunto, lasciando intendere che proprio le donne potrebbero essere per l’Arabia Saudita, come lo sono già state in Tunisia e in Egitto, l’elemento trainante del cambiamento.

17 giugno 2011
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Gente al volante, pericolo costante

I tre quarti delle persone utilizza il tempo trascorso nell’abitacolo per mangiare


Chi fa sesso, chi telefona e chi si fa la barba
Le cattive abitudini mentre si guida l’ auto

°°° Ma roba da matti! A sentire tante mie amiche, i loro uomini sono in letargodaanni… ma in auto con chi fanno sesso? Con bagasse e trans?

passeggeri

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L’ITALIA è una Repubblica…

… FONDATA SULLE CORNA?


Chiama il 113: “Ho un ladro in casa”
ma l’intruso è l’amante di sua moglie

Una storia che ha messo in subbuglio l’università di Pavia, una delle più antiche e prestigiose d’Italia, perché i protagonisti sono due docenti e un assistente dell’ateneo. In città e nell’ambiente accademico è cominciata la caccia ai nomi. Ma per il momento di noto e confermato c’è solo il rapporto dei poliziotti
Quando rientrando in casa all’improvviso ha visto la sagoma di un uomo sgusciare tra i corridoi di casa, non ha avuto dubbi. Convinto che fosse un ladro ha chiamato subito il 113, ma all’arrivo di una volante l’imbarazzante scoperta: non c’era alcun tentativo di furto, ma l’intruso era l’amante della moglie accolto nel suo letto appena il marito era uscito. Una storia che ha messo in subbuglio l’università di Pavia, una delle più antiche e prestigiose d’Italia, perché i protagonisti sono due docenti e un assistente dell’ateneo. In città e nell’ambiente accademico è cominciata la caccia ai nomi. Ma per il momento di noto e confermato c’è solo il rapporto dei poliziotti che non hanno potuto fare a meno di stendere la relazione del loro intervento.

Sono le 8 del mattino di alcuni giorni fa quando il docente esce da casa per recarsi all’Università. La moglie, pure lei docente, resta a letto. Quel giorno non ha né corsi né esami. Il professor si incammina verso l’ateneo, ma dopo qualche centinaio di metri si accorge di aver dimenticato qualcosa a casa (pare le chiavi della sua scrivania). Non è neppure passata mezz’ora e, convinto che la moglie stia ancora dormendo, rientra silenziosamente. Nel buio vede un’ombra furtiva nel corridoio. La sagoma cerca una via di fuga, ma l’accesso verso la porta di casa è sbarrato dal docente. Allora si infila in una stanza e si chiude a chiave.

Con il cellulare in mano digitando il 113, il professore corre preoccupato in camera da letto, ma la moglie sembra tranquillamente addormentata. La volante nel frattempo è arrivata. I poliziotti salgono in casa, intimano all’intruso di uscire dalla stanza in cui si è rifugiato. Ed ecco la sorpresa: il ladro è un assistente che il docente conosce bene. Pare anche sia seminudo e questo particolare non lascia più dubbi. Si è alzata anche la donna, l’atmosfera è talmente turbata, i volti così pallidi che nessuno sa dove guardare. “Vi prego di scusarmi”, dice il docente ai poliziotti. Gli agenti fanno il loro lavoro, prendono le generalità di tutti ed escono. Nella relazione accennano semplicemente a un equivoco: un falso allarme, insomma. Quello che si sono detti dopo marito e moglie non è più materia da verbale di polizia.

cornuti

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