Umilio Fido. A questi servi intronati bisognerebbe mettere un bavaglio.

Frasi omofobe, esposto contro Fede
“Palesi violazioni dei doveri del giornalista”

L’iniziativa di Paola Concia, parlamentare del Pd, all’Ordine dei giornalisti. Il direttore del Tg4 aveva fatto battute volgari sull’omosessualità del presidente della regione Puglia. “Mi auguro un provvedimento serio da parte dell’Ordine” di MARCO PASQUA

Frasi omofobe, esposto contro Fede  "Palesi violazioni dei doveri del giornalista" Emilio Fede

ROMA 1 – Un esposto all’ordine dei giornalisti per gli insulti omofobi rivolti dal direttore del Tg4, Emilio Fede, al governatore della Puglia, Nichi Vendola. Dopo aver raccolto, attraverso messaggi e post sui social network, la rabbia e il risentimento degli omosessuali, la deputata del Pd, Paola Concia, ha deciso di muoversi contro il giornalista, tanto da decidere di investire della vicenda l’ordine dei giornalisti.

La richiesta è chiara 2: viste alcune “palesi” violazioni della

“carta dei doveri del giornalista” oltre che del “codice deontologico relativo al trattamento dei dati personali”, la parlamentare sollecita un’azione disciplinare nei confronti di Fede, “nel rispetto degli omosessuali italiani che si sono sentiti offesi da quelle frasi omofobe”.

Il volgare attacco dell’ottantenne direttore 3 era stato trasmesso su Radio 24 dalla “Zanzara”, lo scorso 21 settembre. Ospite di Giuseppe Cruciani, parlando del leader di Sel, Fede si era lasciato andare ad una serie di considerazioni sul suo orientamento sessuale, anche servendosi di una voce in falsetto. “Lui con i maschi non ha nulla a che vedere”, aveva detto, prima di dare a Vendola “del poveraccio. Va capito, davanti e di dietro”.

Ancora, facendo riferimento alla vicenda giudiziaria che vede Fede indagato per favoreggiamento della prostituzione

nell’inchiesta sul caso Ruby: “Speriamo che Vendola mi venga a trovare in cella. Io mi paro il culo, però”. Infine, usando la parola “cazzo”, sempre a proposito del governatore barese, aveva commentato: “Speriamo che non si ecciti”. Frasi che hanno fatto il giro del web e di fronte alle quali la Concia, sentiti i suoi collaboratori in materie giudiziarie, ha deciso di prendere carta e penna e di scrivere al presidente dell’ordine dei giornalisti del Lazio, Bruno Tucci.

“Se è vero che ‘il commento e l’opinione appartengono al diritto di parola e di critica e pertanto devono essere assolutamente liberi da qualsiasi vincolo’ è anche vero che il vincolo invalicabile è ‘quello posto dalla legge per l’offesa e la diffamazione delle persone’”, fa notare la Concia, che cita quanto stabilito dalla Carta dei doveri del giornalista. “Con le sue affermazioni, seppure espresse in una trasmissione radiofonica e non nel suo Tg – dice a Repubblica.it la parlamentare lesbica – Fede ha violato più di una delle norme stabilite sia dalla ‘Carta dei doveri che del ‘Codice deontologico relativo al trattamento dei dati personali nell’esercizio dell’attività giornalistica’ diffamando così, di fatto, Vendola”.

“E’ infatti – continua la Concia – tra i doveri del giornalista quello di non discriminare nessuno per la sua razza, religione, sesso, condizioni fisiche o mentali, opinioni politiche. Il riferimento non discriminatorio, ingiurioso o denigratorio a queste caratteristiche della sfera privata delle persone è ammesso solo quando sia di rilevante interesse pubblico”. Inoltre, riportando quanto sancito dal ‘Codice deontologico relativo al trattamento dei dati personali’, nell’articolo che riguarda la tutela del diritto alla non discriminazione, la Concia fa notare che il giornalista “nell’esercitare il diritto-dovere di cronaca, è tenuto a rispettare il diritto della persona alla non discriminazione per razza, religione, opinioni politiche, sesso, condizioni personali, fisiche o mentali”.

Quello della Concia non è il primo esposto che viene presentato contro il volto storico del Tg4, che, con l’ordine dei giornalisti ha un rapporto a dir poco tormentato. Nel mese di luglio Fede era stato condannato dalla Corte di Cassazione a pagare 40mila euro all’ordine dei giornalisti del Lazio (oltre a 5mila euro di sanzioni) per aver definito “ubriachi” i consiglieri, “rei” di aver avviato un’azione disciplinare nei suoi confronti, per aver mandato in onda immagini sulla pedofilia. Difeso dallo studio Previti, Fede ha perso in tutti e tre i gradi di giudizio.

Nel 2004, inoltre, era stato sanzionato con un avvertimento dall’ordine dei giornalisti della Lombardia in seguito ad una serie di contrasti con la sua redazione. Ora si potrebbe aprire un altro capitolo: “Se ci sarà, come mi auguro, un provvedimento serio da parte dell’Ordine nei suoi confronti – dice la Concia – non saremo più costretti a subire bieche diffamazioni ai danni di chi, con onestà e coerenza, svolge il proprio ruolo al servizio della nostra società”.

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